Mantova Città della Lombardia Traspadana…

Riferimento: S40060
Autore Matteo FLORIMI
Anno: 1600 ca.
Zona: Mantova
Luogo di Stampa: Siena
Misure: 513 x 385 mm
2.000,00 €

Riferimento: S40060
Autore Matteo FLORIMI
Anno: 1600 ca.
Zona: Mantova
Luogo di Stampa: Siena
Misure: 513 x 385 mm
2.000,00 €

Descrizione

Rarissima e splendida veduta a volo d'uccello della città di Mantova, firmata in lastra in basso a destra. Nel cartiglio, in bassa a sinistra, l'autore fornisce notizie storiche dalla fondazione della città fino alla signoria dei Gonzaga.

In alto al centro, sotto il bordo superiore, è inciso il titolo: MANTOVA. Nel cartiglio in basso a sinistra troviamo una breve descrizione storico-geografica: MANTOVA città della Lombardia Traspadana, è edificata da Manto e da Ocno, di Tiberio, e di Tinsia Tebani: In[n]ansi à l’incendio Troiano anni LX et a Roma edificata anni DCLXX ed alla nativita di Cristo, anni MCLXXXII situata in mezzo a le paludi create dal fiume Mincio, e perciò è fortissima di sito. È stata sotto l’dominio de Toscani, de Galli, de Romani, de Goti, de Longobardi, del Imperio, di Republica, del Conte Tedaldo, Canosano, donatali da Ottone secondo: del C. Bonifatio, della Contessa Beatrice, della Contesse Matilde, di Enrico terzo Imp. havendola tolta ala C. Matilde: di libera Republ. e di nuovo, della Contessa Matilde, essendo per assedio levata delle mani della libertà nel anno MCXIIII. Venne dipoi sotto la potesta dell’Imperio: fu occupata da Sordello Visconti…. primo prencipe di Mantova: nel an[n]o MCCCXXXII. fu governata la sua Republica da dieci Principi, nel qual tempo da Sigismondo Imperatore fu data per Marchesato à Giova[n] Francesco Gonzaga. Nell’angolo inferiore destro si trova l’imprint editoriale: Matteo Florimi for. In Siena.

Pianta prospettica priva di data, stampata a Siena da Matteo Florimi intorno alla fine del XVI secolo. Si tratta di una replica della pianta inserita nel Civitates Orbis Terrarum di Georg Braun e Franz Hogenberg (Colonia 1575), di cui riporta la toponomastica parzialmente italianizzata. Nel grande ed elegante cartiglio di sinistra vengono riferite notizie storiche sulla città, dalla sua fondazione al 1433, quando l’imperatore Sigismondo conferì il marchesato a Francesco Gonzaga.

La pianta prospettica del Braun Hogenberg segna una tappa fondamentale nell'evoluzione della cartografia mantovana a stampa. Abbandonate le rappresentazioni fantastiche e di notevole ingenuità esecutiva del secolo precedente, sostituite le matrici in legno con quelle in rame che permettono risultati più completi, la rappresentazione urbana, pur mancando di elementi principali quali il castello, è riconducibile all'impianto essenziale della città con i ponti che attraversano i laghi, il Rio, l'isola del Te, i borghi fortificati di Porto e S. Giorgio. Vengono resi proporzionalmente i rapporti altimetrici e volumetrici tra gli edifici e le superfici viabili; lo spazio destinato all'asset- to urbano è a sua volta in relazione a quello lacustre. In tal modo viene subito evidenziata la posizione naturale della città, in medio paludium, che la rende eccezionalmente protetta e difesa. La rappresentazione degli alzati è dettata da una ricerca di effetti chiaroscuriali e moduli scenografici che rispondono ad una motivazione di carattere estetico, così come la linea montuosa sullo sfondo, ma tale rappresentazione risponde anche ad un criterio di gerarchizzazione di funzioni: in primo piano si impongono all'attenzione dello spettatore le strutture del potere laico (il complesso della Corte) ed ecclesiastico (S. Pietro e S. Andrea). Per questo motivo la città viene ripresa da nord nord-est, inaugurando un'impostazione che persisterà in moltissimi esemplari filiati da questo prototipo, la cui fortuna continuerà fino al XVIII secolo.

Matteo Florimi (Polistena 1540 circa – Siena 1613) fu editore e commerciante di libri e di stampe. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri. L’attività cartografica del Florimi produsse stampe di moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografica e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili.  Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto. Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.

Acquaforte e bulino, magnificamente impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, con margini, in ottimo stato di conservazione.

Opera rara, censita per soli 21 esemplari istituzionali in Bifolco-Ronca (cfr. Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2204).

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo (2018), tav. 1124; Elisa Boffa, Un tipografo calabrese a Siena: Matteo Florimi, in “Accademia dei Rozzi” (2013): II, n. 11; H.A.M. van der Heijden, Matteo Florimi (+1613) – Landkarten und Stadtplanverleger in Siena, in “Florilegium Cartographicum”, Lipsia (1993): n. 27; Arrigoni-Bertarelli (1931): n. 789; Benevolo (1969): pp. 67-70, tav. X; Ferrari (1985): n. 12.

Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)

Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi. Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro. Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina. L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni. L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto. Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.

Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)

Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi. Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro. Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina. L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni. L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto. Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.