Ducato di Mantova

Riferimento: S40965
Autore Giovanni Antonio MAGINI
Anno: 1603 ca.
Zona: Mantova
Luogo di Stampa: Bologna
Misure: 480 x 350 mm
325,00 €

Riferimento: S40965
Autore Giovanni Antonio MAGINI
Anno: 1603 ca.
Zona: Mantova
Luogo di Stampa: Bologna
Misure: 480 x 350 mm
325,00 €

Descrizione

A destra, nel cartiglio in alto, troviamo il titolo DUCATO DI MANTOVA. Nel cartiglio in basso è incisa la dedica All’ Ill.mo et Ecc.mo Sig. il Sig.r D. Vincenzo Prencipe Gonzaga; segue la firma Fabio di Gio: Ant.o Magini. Sotto il cartiglio la scala grafica Scala di Miglia dieci (10 miglia pari a mm 64). Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali Septentrio, Meridies, Oriens, Occidens, il nord in alto. Graduazione ai margini di 1’ in 1’ da 44° 26’ a 45’ 14’ di latitudine, e da 32° 33’ 30’’ a 34° 6’ 25’’ di longitudine.

“La carta del Mantovano va considerata a sé, perché ha una storia sua propria, che si può solo in parte ricostruire, e perché — anche per i materiali ed il modo di elaborazione — non si riconnette con le finitime. Come si è già visto, non si conoscono carte del Mantovano, né stampate né manoscritte, anteriori al 1595, all’ infuori di alcuni rozzi schizzi parziali. In quell’anno il Magini chiedeva al Duca di Mantova una carta dello Stato, e l’anno dopo, avendo già fatto intagliare le carte della Lombardia e lavorando a quelle degli Stati Estensi, rinnovava la richiesta al Duca con lettera del 26 settembre 1596. Ora precisamente in quell'anno il noto ingegnere del Gonzaga, Gabriele Bertazuolo (1570-1626) lavorava intorno ad una carta del Mantovano, che vide la luce per le stampe nel marzo 1597; il Magini lo seppe subito, e con un’altra lettera al Duca del 23 marzo 1597 ne sollecitò copia e fu certo uno dei primissimi ad averla. Questa carta originale del Bertazuolo, della quale oggi non esistono più di due o tre copie, parve al Magini assai imperfetta: infatti ad essa certamente si riferisce egli, quando, nella lettera del 20 luglio 1598, dice che il duca gli aveva fornito, oltre ai disegni del Monferrato, un Mantovano molto mancante del resto il Bertazuolo stesso sapeva di aver fatto opera manchevole e se ne scusava col Chieppio. Ma nella stessa lettera del 1598 il Magini ci apprende un’altra cosa importante: cioè che il duca di Mantova l'aveva autorizzato ad andare egli stesso a lavorare sui luoghi, offrendosi di sostener la spesa del lavoro, e il Magini contava di andarci in breve. Non pare peraltro che perseverasse in tale divisamento, limitandosi invece a mandare un disegno da lui preparato, per revisione, a persona esperta, come si rileva da lettere del luglio 1600, nella seconda di esse egli avverte anche che non aveva allora intagliatore per metter mano all' incisione della carta: siamo inflitti nell'epoca in cui l’Arnoldi aveva lasciato il Magini per il Florimi di Siena. La carta tardò dunque ad essere incisa. Il 18 dicembre 1602 il Magini sollecitava di nuovo le correzioni alla carta, e rinnovava le sollecitazioni nel gennaio 1603. […] Ora è notevole che proprio nel giugno di quest'anno 1603 il Bertazuolo ebbe dal duca Vincenzo l’incarico ufficiale di procedere ad un nuovo rilievo del Mantovano, al quale effettivamente lavorò più anni; il disegno, finito nel 1608, rimase però manoscritto e probabilmente andò perduto durante l'assedio di Mantova del 1796. Ma, per quanto il Magini, che rimase per molti anni in relazione col Bertazuolo, non potesse ignorare che questi aveva ricevuto dal duca l'incarico ufficiale del rilievo e l’aveva anche assolto, tuttavia, non si servì del nuovo disegno bertazzolesco; infatti, la carta del Mantovano, incisa, come si è visto, nel 1603, non rivela traccia di correzioni posteriori, eseguite sul rame, se si eccettui la raschiatura di un nome. Invece la carta maginiana presenta notevoli analogie con la carta del Bertazuolo del 1597 per la idrografia dei dintorni di Mantova anche i centri abitati, che figurano in entrambe le carte, hanno a un dipresso la stessa ubicazione, ma nella carta maginiana, assai più copiosa, molti se ne trovano che il Bertazuolo non ha. L' idrografia delle parti lontane è invece molto differente nelle due carte. Il Magini si servì dunque di altri elementi, probabilmente di diversa provenienza: forse ebbe sott’occhio disegni parziali dei singoli comuni del Mantovano, che il duca aveva ordinato effettivamente fossero eseguiti sin dal 1598; probabilmente ebbe altre notizie private dal Bertazuolo, specie per la zona tra Mincio, Tartaro e Po (dint. di Governolo, Ostiglia ecc.), certo ebbe correzioni numerose da amici e familiari del duca. Per le parti limitrofe al territorio del Ducato, si valse al solito dei materiali che aveva per il Cremonese, il Veronese, il Modenese ecc. Ma il fatto che la nostra carta è cronologicamente posteriore a tutte quelle dei territori circostanti si rivela da ciò che essa ha taluni particolari che mancano in quelle. P. es. la carta del Veronese ha tutto il territorio tra Mincio, Tartaro e Po, ma manca di alcuni particolari idrografici peri dintorni di Ostiglia (Fossa del Molino, lago Calamelo ecc.) che si trovano in quella del Mantovano; in questa figura anche la Fossa Renana, confine tra Mirandolino e Ferrarese, che manca nella tavola del Ferrarese ecc. Quanto al valore e all' importanza di questa carta del Magini, basti tener presente, che, come risulta da un documento riferito dal Capilupi, ancora nella prima metà del secolo XVIII essa era l’unica carta a stampa originale esistente del Ducato” (cfr. R. Almagià, L'Italia di Giovanni Antonio Magini e la Cartografia dell'Italia nei secoli XVI e XVII (1922), pp. 34-36).

Carta geografica tratta dal L’Italia a cura di Fabio Magini, edito a Bologna nel 1620, tre anni dopo la prematura morte del padre.

Composta da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnoldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright.

Bibliografia

R. Almagià, L'Italia di Giovanni Antonio Magini e la Cartografia dell'Italia nei secoli XVI e XVII (1922), pp. 34-36, n. 5; Ferrari (1985): pp. 145-147, n. 314.

Giovanni Antonio MAGINI (1555 - 1617)

Giovanni Antonio Magini è stato un affermato matematico, astronomo, e cartografo italiano. Come cartografo, il suo nome è legato all’atlante “Italia”, che fu pubblicato dal figlio Fabio nel 1620, tre anni dopo la prematura morte del padre. Composto da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnorldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright. L’importanza di questo lavoro del Magini è notevolissima, come pure l’influenza sulla cartografia della penisola per i successivi due secoli: da Ortelius ai principali cartografi ed editori olandesi, tutta la cartografia della penisola è tratta dal lavoro del matematico padovano.

Giovanni Antonio MAGINI (1555 - 1617)

Giovanni Antonio Magini è stato un affermato matematico, astronomo, e cartografo italiano. Come cartografo, il suo nome è legato all’atlante “Italia”, che fu pubblicato dal figlio Fabio nel 1620, tre anni dopo la prematura morte del padre. Composto da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnorldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright. L’importanza di questo lavoro del Magini è notevolissima, come pure l’influenza sulla cartografia della penisola per i successivi due secoli: da Ortelius ai principali cartografi ed editori olandesi, tutta la cartografia della penisola è tratta dal lavoro del matematico padovano.