La Costa d'Italia da Porto Hercole fino a C. dell’Arme et una Parte di Sicilia et Sardinia

Riferimento: CO-292
Autore Francesco Maria LEVANTO
Anno: 1698
Zona: Tirreno Meridionale
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 515 x 405 mm
800,00 €

Riferimento: CO-292
Autore Francesco Maria LEVANTO
Anno: 1698
Zona: Tirreno Meridionale
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 515 x 405 mm
800,00 €

Descrizione

La Costa d'Italia da Porto Hercole fino a C. dell’Arme et una Parte di Sicilia et Sardinia.

Carta nautica del Mar Tirreno di Francesco Maria Levanto, nella ristampa curata da Vincenzo Coronelli.

Si estende, come dichiarato nel titolo dall’Argentario allo Stretto di Messina e comprende le coste settentrionali della Sicilia e gran parte della Sardegna occidentale. In un cartiglio in alto a destra è delineato il particolare del Golfo di Napoli.

La mappa è tratta da Prima parte dello specchio del Mare, Nel quale si descrivono tutti i Porti, Spiaggie, Baje, Isole, Scogli, e Seccagni, del Mediterraneo, colle Dimostrationi di Terreni, Cambiamenti di Corse, Distanze, et il facilissimo modo di adoperare il Balestriglio, e l’Astrolabio, non mai più così ampiamente descritto. Arricchito di Carte Marine, costrutte dal Famoso Capitano Francesco Maria Levanto, e Nuovamente pubblicate dal Padre Maestro Coronelli, cosmografo della Serenissima Repubblica di Venezia. Senza alcuna benchè minima alterazione. Ricorretto bensì coll’originale, coll’aggiunta di numerose Postille nel margine, ed accresciuto nella Seconda Parte, e di copioso Indice, necessarie all’Architettura Navale, et alla Navigatione Scientifica, Teorica et Pratica. Ad uso dell’Accademia Cosmografica degli Argonauti, di Generali, Ammiragli, Officiali, Piloti, Marinari, e d’ogni altra Persona, Direttrice, Comandante, o Servente nelle Armate, Galce, e Navigli differenti, Venezia, 1698.

Ristampa, con piccole varianti, curata da Vincenzo Coronelli della carta portolano di Francesco Maria Levanto, edita per la prima volta nel 1664. La carta è contenuta nell’ultimo volume dell’Atlante Veneto del 1698 in cui Coronelli stampa le 25 lastre dello Specchio del Mare di Levanto. Il frontespizio della raccolta reca un titolo parzialmente modificato; scompare la dedica a Giovan Battista della Rovere, sostituita da quella al portoghese Pietro Manuel Colon, discendente di Cristoforo Colombo.


“Com’è noto, il volume di Levanto fu poi ristampato da fra’ Vincenzo Coronelli a Venezia, all’interno del suo Atlante Veneto […]. La dedica, datata «primo Genaro 1698», è rivolta a un discendente di Cristoforo Colombo signore di Tor Quemada […]. Proprio come annunciato nel frontespizio, Coronelli ripropone l’opera di Levanto tale e quale, però senza procedere ad alcun tipo di correzione nemmeno elementare sui vocaboli olandesi presenti in alcune carte che, tra l’altro, avrebbero dovuto insospettire anche i contemporanei sull’effettiva paternità levantiana delle stesse. Sostituisce le premesse originale con due pagine di dedica personale, poi però ripropone le stesse prime dieci pagine sulla bussola e la declinazione magnetica e sul calcolo dei bisestili, nonostante fossero trascorsi 34 anni. Non ci sono tracce delle «numerose postille» cui accenna nel frontespizio. Coronelli ristampa tali e quali anche i pochi passaggi autobiografici di Levanto, come quello relativo alla propria nascita in Genova”. A pagina 138 Coronelli dichiara (due righe a stampa, probabilmente sovrapposte alla lastra della stampa originale) che si tratta di: «Il Fine della Prima parte dello Specchio del Mare, ristampato à lettera dall’Originale pubblicato in Genova nel 1664; non dell’altre Edizioni, ripiene di errori». Il passo è piuttosto oscuro. Non risultano esserci mai state altre edizioni pubblicate da Levanto, quindi le ipotesi possibili sono due: o Coronelli conosceva altre edizioni a noi ignote (e «ripiene di errori»), oppure si riferisce alle opere consimili di produzione olandese, che presentano le stesse carte marittime e le stesse tavole con i profili delle coste. In effetti Coronelli non accenna minimamente a questa produzione alloglotta. La pagina si conclude con la scritta «PARTE SECONDA», quasi come se il fascicolo prevedesse un seguito, come peraltro Coronelli aveva promesso nel proprio frontespizio, comprendendo tra l’altro un «copioso indice» di cui non c’è alcuna traccia. Nessuna fonte né coeva né successiva supporta questa ipotesi. Coronelli appare talvolta senza coerenza: nel frontespizio le chiama carte marine, a pagina 138 carte marittime. Nell’insieme l’esame di questa edizione induce a confermare il giudizio di Almagià, secondo cui Coronelli è sostanzialmente un compilatore di produzioni altrui” (cfr. M. Castelnovi, pp. 240-242).

Bibliografia

R. Almagià, Coronelli, Vincenzo Maria, in “Enciclopedia Italiana”, vol. XI, Roma, 1931, p. 455; M. Castelnovi, Nuova luce sulla produzione cartografica di Francesco Maria Levanto (circa 1664), in “Cartografi in Liguria (secoli XIV-XIX), Dizionario Storico dei Cartografi Italiani”, a cura di M. Quaini e L. Rossi, Genova, 2007, pp. 221-248; cfr. National Maritime Museum, Catalogue of the Library - Vol. Three, Atlas & Cartography, Londra, 1971, p. 21, n. 36 (28); R. Shirley, Maps in the Atlases of the British Library, Londra, 2004, pp. 1222-1233, M.LEV-1c-d; V. Valerio, La tradizione degli Atlanti italiani, in L. Lago (a cura di), “Imago Italiae”, Trieste, 2002.

Francesco Maria LEVANTO (Attivo intorno al 1664)

Sulla scia delle nuove conquiste coloniali e nell'ambito della vasta produzione cartografica nautica promossa dalla Compagnia delle Indie Occidentali, si realizzano, soprattutto in Olanda, numerosi atlanti strettamente destinati alla navigazione, alcuni relativi al mare del Nord, all'Atlantico od al mondo intero (H. Doncker, De Zee-Atlas, 1659; P. Goos, De Zee-Spiegel, 1650), pochi altri ancora al Mediterraneo, ( J.A. Colom, Colom de la Mer Mediterrannée, 1644). Contemporaneamente compaiono sul mercato editoriale anche atlanti nautici in edizione italiana (Robert Dudley, Dell'arcano del mare, 1647) ed in questo contesto il lavoro del Levanto assume una grande importanza per il dettaglio e l'accuratezza scientifica: per meglio comprendere lo sforzo dedicato all’opera basta leggere la dedica "Al lettore" dove è riportato che l'autore è forte di una "pratica di passa 20 anni di navigatione" che intende ora mettere a disposizione degli altri attraverso il gemito dei "torchi con le stampe". Si tratta, oltre che del primo atlante nautico italiano dedicato al Mediterraneo, anche di un capolavoro tipografico per l'abbondanza delle xilografie e delle carte incise in rame in grande formato: il Seicento italiano si caratterizza infatti per l'assoluta eleganza delle illustrazioni applicate, oltre che ad opere letterarie, anche a quelle di discipline scientifiche, come la scienza della navigazione, che traggono ovvio giovamento estetico dal nitore dell'apparato iconografico, costituito principalmente dalle carte nautiche, alcune originali, altre basate su quelle del Colom e dello Jacobsz.

Francesco Maria LEVANTO (Attivo intorno al 1664)

Sulla scia delle nuove conquiste coloniali e nell'ambito della vasta produzione cartografica nautica promossa dalla Compagnia delle Indie Occidentali, si realizzano, soprattutto in Olanda, numerosi atlanti strettamente destinati alla navigazione, alcuni relativi al mare del Nord, all'Atlantico od al mondo intero (H. Doncker, De Zee-Atlas, 1659; P. Goos, De Zee-Spiegel, 1650), pochi altri ancora al Mediterraneo, ( J.A. Colom, Colom de la Mer Mediterrannée, 1644). Contemporaneamente compaiono sul mercato editoriale anche atlanti nautici in edizione italiana (Robert Dudley, Dell'arcano del mare, 1647) ed in questo contesto il lavoro del Levanto assume una grande importanza per il dettaglio e l'accuratezza scientifica: per meglio comprendere lo sforzo dedicato all’opera basta leggere la dedica "Al lettore" dove è riportato che l'autore è forte di una "pratica di passa 20 anni di navigatione" che intende ora mettere a disposizione degli altri attraverso il gemito dei "torchi con le stampe". Si tratta, oltre che del primo atlante nautico italiano dedicato al Mediterraneo, anche di un capolavoro tipografico per l'abbondanza delle xilografie e delle carte incise in rame in grande formato: il Seicento italiano si caratterizza infatti per l'assoluta eleganza delle illustrazioni applicate, oltre che ad opere letterarie, anche a quelle di discipline scientifiche, come la scienza della navigazione, che traggono ovvio giovamento estetico dal nitore dell'apparato iconografico, costituito principalmente dalle carte nautiche, alcune originali, altre basate su quelle del Colom e dello Jacobsz.