View of the Monte S. Angelo on whitch there is a Convent of Camaldolesi Monks. It is situated between Torre del Greco, and T

Riferimento: S36178
Autore FABRIS - HAMILTON
Anno: 1776 ca.
Zona: Napoli
Luogo di Stampa: Napoli
Misure: 396 x 215 mm
1.500,00 €

Riferimento: S36178
Autore FABRIS - HAMILTON
Anno: 1776 ca.
Zona: Napoli
Luogo di Stampa: Napoli
Misure: 396 x 215 mm
1.500,00 €

Descrizione

Veduta tratta dal celebre Campi Phlegraei. Observations on the Volcanos of the two Sicilies as They have been communicated to the Royal Society of London.
Il diplomatico e archeologo britannico sir William Douglas Hamilton (1730-1803), fu, tra il 1764 e la fine del XVIII secolo, ambasciatore inglese presso la corte di Napoli. Appassionato vulcanologo, tra il 1776 e il 1779 realizzò, insieme al pittore Pietro Fabris, Campi Phlegraei, un’opera monumentale in due volumi, pubblicata per la prima volta a Napoli tra il 1776 ed il 1779 con testo bilingue (inglese e francese) perché destinata ai viaggiatori del Grand Tour. Questo raffinato capolavoro figurativo del XVIII secolo è reso possibile dalla cultura e dal mecenatismo di William Hamilton, e dall'arte raffinata del pittore paesaggista Pietro Fabris, autore delle 59 magnifiche incisioni colorate a tempera.
Unanimemente considerato un capolavoro editoriale ed uno dei libri più belli di tutto il Settecento, Campi Phlegraei di Hamilton sono una pietra miliare sia nel campo dell'arte dell'illustrazione, sia nell'ambito della ricerca geofisica e vulcanologica.

Il nome “Campi Flegrei”, ovvero “terre bruciate dal fuoco”, indica la vasta zona che comprende Napoli e i suoi dintorni, caratterizzata sin dall'antichità da vivace attività vulcanica. Difatti, il Vesuvio, le sue spettacolari eruzioni e i luoghi che lo circondano sono i protagonisti indiscussi di questa opera. Tuttavia, l'attenta ricerca vulcanologica condotta da Hamilton coinvolse anche altri vulcani del sud Italia, in particolare quelli delle Eolie e l'Etna, cui egli volle dedicare tavole e commenti.

Del modernissimo approccio di Hamilton all'indagine scientifica, che rese l'opera un testo rivoluzionario nell'ambito della vulcanologia, ci parla lui stesso nella lettera introduttiva dei Campi Phlegraei, indirizzata a Sir John Pringle, presidente della Royal Society di Londra, di cui Sir William era membro dal 1766. A differenza dei naturalisti del passato, le cui teorie erano state per lo più elaborate a tavolino, secondo Hamilton, apostolo della mentalità illuminista, la natura deve essere studiata con accurate e approfondite osservazioni dal vivo, che vanno poi raccontate nel modo più fedele e comprensibile.

Quindi, il testo dei Campi Phlegraei, costituito dalla serie di lettere inviate da Hamilton alla Royal Society tra il 10 giugno 1766 e il primo ottobre 1779, è sostanzialmente una cronaca dettagliatissima delle sue numerose ascensioni al Vesuvio ed escursioni alle zone limitrofe, attraverso la quale egli registrò ogni fenomeno vulcanico degno di rilievo e pervenne all'innovativa e fondamentale conclusione che l'attività dei vulcani ha un impatto determinante sulla superfice terrestre e sul modellamento del paesaggio.

Nella medesima lettera a Pringle, Hamilton descrive anche la genesi delle spettacolari tavole che adornano l'opera e la storia editoriale del libro. Fedele alla sua moderna metodologia scientifica, egli desiderava che la sua relazione fosse accompagnata da immagini che riproducessero in modo preciso e particolareggiato quanto da lui osservato. Commissionò il lavoro a Pietro Fabris, da lui definito “a most ingenious and able artist”, e gli chiese di disegnare ogni località vulcanica visitata, oltre a campioni di rocce vulcaniche e a particolari eruzioni, come quelle del Vesuvio avvenute a cavallo tra il 1760 e il 1761, nella notte del 20 ottobre 1767 e dell'11 maggio 1771, e nell'agosto 1779, che è oggetto dell'intero Supplement ai Campi Phlegraei.

Hamilton supervisionò direttamente l'opera di Fabris, che lo accompagnava nelle sue escursioni. Infatti, i due uomini sono ritratti in molte tavole, il primo con un cappotto rosso, il secondo blu. Pienamente soddisfatto del lavoro dell'artista, eseguito con “the uttermost fidelity” e “as much taste as exactness”, Hamilton decise che quanto aveva inizialmente richiesto per sua personale soddisfazione fosse invece pubblicato a beneficio di un più vasto uditorio. Affidò nuovamente l'impresa a Fabris e se ne accollò le ingenti spese, richiedendo che le tavole riproducessero i disegni originali “with such delicacy and perfection, as scarcely to be distinguished from the original drawings themselves”.

Ciascuna della 54 tavole dei Campi Phlegraei e delle 5 tavole del Supplement è accompagnata da una pagina di didascalie che descrivono con esattezza scientifica ogni dettaglio raffigurato da Fabris. In molte didascalie, Hamilton volle anche aggiungere quale fosse lo scopo di quella determinata tavola e cosa desiderasse dimostrare attraverso di essa.

Incisione in rame, meravigliosa coloritura coeva a tempera, in perfetto stato di conservazione.

Bibliografia

Brunet III, 31 ("Ouvrage curieux et bien exicut"); ESTC T71231 (parts I-II); I. Jenkins and K. Sloan Vases and Volcanoes (London: 1996), "Catalogue" 43; Lewine p.232; Lowndes II, p.989.

FABRIS - HAMILTON (1730-1803)

Nobile di sangue scozzese e uomo dagli interessi poliedrici, Sir William Hamilton fu un illustre diplomatico, vulcanologo, archeologo, antiquario e collezionista. Crebbe alla corte di re Giorgio II, di cui la madre era l'amante. Inizialmente, intraprese una carriera militare, che abbandonò quando sposò la prima moglie, Catherine Barlow. Data la salute cagionevole di quest'ultima, nel 1764 chiese ed ottenne il ruolo di Ambasciatore Britannico presso il Regno delle Due Sicilie, carica che ricoprì fino al 1800. Si trasferì dunque a Napoli, dove, oltre ad adempiere ai suoi compiti diplomatici e ad accogliere presso le sue ville ospiti celebri come Mozart, Goethe e Horatio Nelson, si dedicò attivamente alle sue due passioni: il collezionismo di vasi antichi e lo studio dei vulcani. Nel 1766, inviò alla Royal Society di Londra una prima cronaca dell'eruzione del Vesuvio avvenuta nell'estate di quell'anno, saggio grazie al quale fu nominato membro della prestigiosa società. Nel 1770, la relazione del suo viaggio all'Etna gli valse anche la medaglia Copley, il più elevato premio in ambito scientifico conferito dalla Royal Society.

Bibliografia

Brunet III, 31 ("Ouvrage curieux et bien exicut"); ESTC T71231 (parts I-II); I. Jenkins and K. Sloan Vases and Volcanoes (London: 1996), "Catalogue" 43; Lewine p.232; Lowndes II, p.989.

FABRIS - HAMILTON (1730-1803)

Nobile di sangue scozzese e uomo dagli interessi poliedrici, Sir William Hamilton fu un illustre diplomatico, vulcanologo, archeologo, antiquario e collezionista. Crebbe alla corte di re Giorgio II, di cui la madre era l'amante. Inizialmente, intraprese una carriera militare, che abbandonò quando sposò la prima moglie, Catherine Barlow. Data la salute cagionevole di quest'ultima, nel 1764 chiese ed ottenne il ruolo di Ambasciatore Britannico presso il Regno delle Due Sicilie, carica che ricoprì fino al 1800. Si trasferì dunque a Napoli, dove, oltre ad adempiere ai suoi compiti diplomatici e ad accogliere presso le sue ville ospiti celebri come Mozart, Goethe e Horatio Nelson, si dedicò attivamente alle sue due passioni: il collezionismo di vasi antichi e lo studio dei vulcani. Nel 1766, inviò alla Royal Society di Londra una prima cronaca dell'eruzione del Vesuvio avvenuta nell'estate di quell'anno, saggio grazie al quale fu nominato membro della prestigiosa società. Nel 1770, la relazione del suo viaggio all'Etna gli valse anche la medaglia Copley, il più elevato premio in ambito scientifico conferito dalla Royal Society.