Contesa tra le Muse e le Pieridi

Riferimento: S36042
Autore Gian Jacopo CARAGLIO
Anno: 1553
Misure: 384 x 295 mm
1.000,00 €

Riferimento: S36042
Autore Gian Jacopo CARAGLIO
Anno: 1553
Misure: 384 x 295 mm
1.000,00 €

Descrizione

Bulino, 1553, firmata e datata in lastra in basso a sinistra 'AENEAS VICVS PARM RESTITVIT/MDLIII, nel margine inferiore iscrizione latina 'AVSAE CVM MVSIS COMMITERE PROETIA VOCE VICTAE NVNC VOLITANT IMMITANTES OMNIA PICAE'.

Esemplare nel sesto stato finale, re-inciso da Enea Vico e con l’indirizzo di Lafrery aggiunto in basso a destra 'Ant. Lafrerij exc.'

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “scudo con tre monti e corona”, rifilata al rame, applicato su antico supporto cartaceo, in ottimo stato di conservazione.

Giorgio Vasari menziona questa stampa come il terzo lavoro inciso da Jacopo Caraglio a Roma su disegno, oggi perduto, di Rosso Fiorentino. Carroll ritiene, invece, che l’opera possa essere basata sui disegni preparatori di Raffaello per il Paranso, che Rosso probabilmente conosceva tramite le incisioni di Marcantonio Raimondi.

L’iscrizione latina nel margine si riferisce all’episodio narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (V, 294 – 678).

Si conoscono sei stati della lastra di cui l’ultimo re-inciso da Enea Vico.

Bibliografia

Bartsch XV.295.28 (Jacopo Caraglio's print reworked by Enea Vico, second state of two); Bartsch XV.89.53 (Jacopo Caraglio's print reworked by Enea Vico); Cirillo Archer in TIB 1995, 2802.053.S6 (sixth state of six); Barryte, n. 221, p. 624.

Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)

Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.

Bibliografia

Bartsch XV.295.28 (Jacopo Caraglio's print reworked by Enea Vico, second state of two); Bartsch XV.89.53 (Jacopo Caraglio's print reworked by Enea Vico); Cirillo Archer in TIB 1995, 2802.053.S6 (sixth state of six); Barryte, n. 221, p. 624.

Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)

Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.