Ultima Cena

Riferimento: S42500
Autore Francesco Denanto
Anno: 1530 ca.
Misure: 530 x 360 mm
6.500,00 €

Riferimento: S42500
Autore Francesco Denanto
Anno: 1530 ca.
Misure: 530 x 360 mm
6.500,00 €

Descrizione

Xilografia, 1520-1530 circa, in basso a destra: 'Franciscus de Nanto / S Iacobi sindit'.

Da un disegno di Biagio Pupini, oggi conservato al Louvre.

Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Croce di Malta con lettere FV”, completa della linea marginale, in perfetto stato di conservazione.

La composizione è dominata dal contrasto fra uno sfondo piatto ed insignificante e la gestualità ricca di movimento dei personaggi in primo piano. La scena raffigurata d’altra parte è altamente drammatica. I discepoli sono colti in un momento decisivo di tensione e turbamento; si rendono conto di vivere un’esperienza eccezionale, ma sono ad un tempo sconvolti dall’annuncio del tradimento e consapevoli di non riuscire a comprendere fino in fondo il significato di quanto sta accadendo.  L’artista riesce mirabilmente a comunicare tutto ciò, ammassando in poco spazio le figure, attribuendo così alla loro gestualità una carica ancor più intensa e drammatica.

“Nella storia della silografia in Italia un posto non secondario è occupato da Francesco De Nanto, la cui opera, tanto interessante quanto poco conosciuta, meriterebbe per i suoi meriti artistici una divulgazione certo maggiore” (cfr. C. Stella, Francesco De Nanto in Grafica d’Arte, ottobre-dicembre 1992, pp. 6-9)  

L’opera è di straordinaria rarità; siamo riusciti a censire solo quattro esemplari della stampa, in varia tiratura e edizione. La matrice lignea, per i 5 esemplari in questione compreso il nostro, appare sempre tarlata. Tuttavia, alcuni esemplari mostrano un numero crescente di lacune nel segno, dovuto al tarlo, e questo, oltre alla carta sul quale sono stampati, ne determina la data di stampa.

Oltre a quello presente della Raccolta Bertarelli di Milano già descritto da Cristiana Stella (cfr. C. Stella, Francesco De Nanto, n. 3) che appare in tiratura simile al nostro esemplare, per particolare bellezza si segnala la prova conservata al British Museum di Londra

https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_1881-0611-8

mentre di tiratura decisamente più tarda è quello alla National Gallery of Art di Washington

https://www.nga.gov/collection/artist-info.3905.html

e in tiratura ottocentesca quello conservato nel Catalogo generale delle incisioni in legno per uso di tipografia di varie epoche di antica spettanza degli eredi di Bartolomeo Soliani, alla Galleria Estense di Modena.

http:/xilografiemodenesi.beniculturali.it/collezioni/cataloghi/catalogo-soliani-1864/

Nel Catalogo sono presenti ulteriori opere del Denanto, a conferma che le sue matrici lignee giunsero nel fondo della Stamperia Modenese Soliani.

“L'invenzione di questa stampa, firmata da Francesco Denanto, è stata correttamente riferita a Biagio Pupini da Paolo Ervas. Lo studioso segnala infatti un disegno attribuito a Pupini conservato presso il Cabinet des dessins del Louvre, che raffigura la medesima scena in controparte e ha dimensioni analoghe a quelle della stampa (inv. n. 4286, l'attribuzione a Pupini è di Pouncey):

http://arts-graphiques.louvre.fr/detail/oeuvres/42/101527-La-Cene-max

Rispetto al disegno la xilografia risulta però semplificata nell'impostazione spaziale e decisamente più povera nella resa dei personaggi che si fanno piatti e dai lineamenti caricati. Questo è l'unico caso nella produzione di Francesco Denanto in cui sia possibile stabilire un confronto tra un disegno e la stampa e valutarne così l'interpretazione che in questo caso, purtroppo, impoverisce decisamente l'invenzione originale. Va tuttavia precisato che questa Ultima cena è l'intaglio di qualità più bassa tra quelli firmati da Denanto a noi noti: la qualità delle storie di Cristo da disegni di Girolamo da Treviso il Giovane è infatti decisamente superiore. […] Questa xilografia è un'impressione antica di una matrice conservata presso le Gallerie Estensi di Modena. Nel recto dello stesso legno è intagliata un'altra composizione, una Santa famiglia coi santi Rocco e Sebastiano. La matrice appartiene al fondo Soliani e ne sono note anche alcune impressioni moderne. Venne impressa infatti nel catalogo Incisioni in legno esistenti nella Reale Tipografia degli Eredi Soliani del 1828 (conservato presso la Biblioteca Civica Poletti di Modena); nel catalogo della vendita Soliani del 1864, (di cui sono noti tre esemplari, uno presso la Biblioteca Estense Universitaria, uno presso i Musei Civici di Modena, uno presso le Gallerie Estensi in cui è stampata a p. 54); infine nel cosiddetto "Catalogo Bariola", pubblicato in dieci esemplari nel 1913 circa (p. 38 dell'esemplare numerato delle Gallerie Estensi di Modena). Un ulteriore esemplare si conserva a Milano, Biblioteca Ambrosiana (inv. 19800)” (cfr. Urbini S., Piazzi M.L. Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0403.1).

Le notizie biografiche su Francesco Denanto (o De Nanto) sono scarse e assai lacunose. Figlio di un Iacopo e di origine savoiarda, come si apprende dalle sottoscrizioni delle sue opere ad intaglio - "Franciscus lacobi Denanto sindit" "Franciscus Denanto de Sabaudia" (ma la località di provenienza dovrebbe essere Nantua, nell'attuale dipartimento dell'Ain). La data di nascita, secondo De Vesme, dovrebbe essere collocata non più tardi del 1490 dal momento che in un documento del 1524, conservato all’Archivio di Stato di Roma, viene nominato già “magister” un tale Franciscu de Nempto savoiardo, stampatore in Roma di carte dipinte, con cui è lecito identificare l’artista. Dunque, nel 1524 l’artista erra presente certamente a Roma, ma non è possibile stabilire per quanti anni sia rimasto nella città capitolina.

L’unica altra data degna di nota è il 1532, anno in cui viene pubblicata a Ferrara un’edizione dell’Orlando Furioso da parte di Francesco Rosso di Valenza; per questa edizione Denanto ha inciso una cornice, utilizzata per il frontespizio e successivamente anche per inquadrare il ritratto di Ludovico Ariosto inserito nel penultimo foglio del volume. In mancanza di notizie documentarie e letterarie, la sua attività è ricostruibile unicamente sulla base della produzione incisoria costituita da 20 xilografie firmate (cfr. Depaulis T., From Savoy to Rome: Francesco de Nanto, a Neglected Printmaker of the Early Sixteenth Century), ma non datate, molte delle quali si riferiscono alla vita di Cristo.

La produzione del Denanto è stata ricollegata costantemente all'ambiente artistico veneziano, dove è probabile che lo xilografo abbia iniziato la sua attività fra i numerosi artigiani dediti all'incisione e all'illustrazione del libro. Il suo linguaggio incisorio largo e robusto, l'uso dei lunghi tratteggi paralleli e incrociati in fitte trame differenziate e altre caratteristiche tecniche rivelano lo studio dei modelli tizianeschi del secondo decennio e delle xilografle giovanili di Domenico Campagnola; ma soprattutto veneziana è la tendenza "a una trascrizione tonale e coloristica, da conseguirsi con ogni ripiego messo a disposizione dalle possibilità stesse dell'intaglio specifico. Denanto si valeva delle risorse grafiche del bianco e nero come d'una tavolozza pittorica, a base di punteggiati, intrecci, screziature e simili, riassortiti in chiaro sul fondo campito dello sbozzo" (De Witt, 1938). Elementi stilistici desunti da Marcantonio e dal Parmigianino hanno indotto alcuni a ritenere che il De Nanto abbia avuto contatti con le opere di questi maestri in terra emiliana.

Opera rarissima.

Bibliografia

De Vesme, 1906, p. 1511; Petrucci, Panorama dell'incisione italIl Cinquecento, p. 100 n. 114; K. Oberhuber, Renaissance in Italien 16Jahrhundert (catal.), pp. 121 s.; M. Pittaluga, L’incisione italiana nel Cinquecento, 1928, p. 264; Nagler G. K., Die Monogrammisten, München, 1858-1879, p. 492, n. 1261; Passavant J.D., Le peintre-graveur: contenant l'Histoire de la gravure sur bois, sur métal et au burin jusque vers la fin du XVI siècle [...], Paris, 1860-1864, I, 1863, p. 150; VI, 1864, pp. 213 s., 225 ss; Kristeller P., Denanto, Francesco, in “Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart”, Leipzig, 1913, p. 63;  Zava Boccazzi F., Tracce per Gerolamo da Treviso il Giovane in alcune xilografie di Francesco de Nanto, in “Arte Veneta”, 1959, p. 73; I legni incisi della Galleria Estense. Quattro secoli di stampa nell'Italia Settentrionale, Modena, 1986, p. 136, n. 113 (G. Benassati), fig. 113; Dillon G., Denanto, Francesco, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, 1990; McDonald M. P., The Print Collection of Ferdinand Columbus (1488-1539). A Renaissance Collector in Seville, London, 2004; Ervas P., Girolamo da Treviso, Saonara, 2014, p. 9; C. Stella, Francesco De Nanto in Grafica d’Arte, ottobre-dicembre 1992, n. 12, pp. 6-9; Depaulis T., From Savoy to Rome: Francesco de Nanto, a Neglected Printmaker of the Early Sixteenth Century, in “Print Quarterly”, 2020, v. XXXVII, pp. 123-139.

Francesco Denanto fl. 1524 - 1532

Le notizie biografiche su Francesco Denanto sono scarse e assai lacunose. Figlio di un Iacopo e di origine savoiarda, come si apprende dalle sottoscrizioni delle sue opere ad intaglio - "Franciscus lacobi Denanto sindit" "Franciscus Denanto de Sabaudia" (ma la località di provenienza dovrebbe essere Nantua, nell'attuale dipartimento dell'Ain). La data di nascita, secondo De Vesme, dovrebbe essere collocata non più tardi del 1490 dal momento che in un documento del 1524, conservato all’Archivio di Stato di Roma, viene nominato già “magister” un tale Franciscu de Nempto savoiardo , stampatore in Roma di carte dipinte, con cui è lecito identificare l’artista. Dunque nel 1524 l’artista erra presente certamente a Roma, ma non è possibile stabilire per quanti anni sia rimasto nella città capitolina. L’unica altra data degna di nota è il 1532, anno in cui viene pubblicata a Ferrara un’edizione dell’Orlando Furioso da parte di Francesco Rosso di Valenza; per questa edizione Denanto ha inciso una cornice, utilizzata per il frontespizio e successivamente anche per inquadrare il ritratto di Ludovico Ariosto inserito nel penultimo foglio del volume. In mancanza di notizie documentarie e letterarie, la sua attività è ricostruibile unicamente sulla base della produzione incisoria costituita da 20 xilografie firmate, ma non datate, sedici delle quali si riferiscono alla vita di Cristo. La produzione del Denanto è stata ricollegata costantemente all'ambiente artistico veneziano, dove è probabile che lo xilografo abbia iniziato la sua attività fra i numerosi artigiani dediti all'incisione e all'illustrazione del libro. Il suo linguaggio incisorio largo e robusto, l'uso dei lunghi tratteggi paralleli e incrociati in fitte trame differenziate e altre caratteristiche tecniche rivelano lo studio dei modelli tizianeschi del secondo decennio e delle xilografle giovanili di Domenico Campagnola; ma soprattutto veneziana è la tendenza "a una trascrizione tonale e coloristica, da conseguirsi con ogni ripiego messo a disposizione dalle possibilità stesse dell'intaglio specifico. Denanto si valeva delle risorse grafiche del bianco e nero come d'una tavolozza pittorica, a base di punteggiati, intrecci, screziature e simili, rassortiti in chiaro sul fondo campito dello sbozzo" (De Witt, 1938). Elementi stilistici desunti da Marcantonio e dal Parmigianino hanno indotto alcuni a ritenere che il De Nanto abbia avuto contatti con le opere di questi maestri in terra emiliana.

Francesco Denanto fl. 1524 - 1532

Le notizie biografiche su Francesco Denanto sono scarse e assai lacunose. Figlio di un Iacopo e di origine savoiarda, come si apprende dalle sottoscrizioni delle sue opere ad intaglio - "Franciscus lacobi Denanto sindit" "Franciscus Denanto de Sabaudia" (ma la località di provenienza dovrebbe essere Nantua, nell'attuale dipartimento dell'Ain). La data di nascita, secondo De Vesme, dovrebbe essere collocata non più tardi del 1490 dal momento che in un documento del 1524, conservato all’Archivio di Stato di Roma, viene nominato già “magister” un tale Franciscu de Nempto savoiardo , stampatore in Roma di carte dipinte, con cui è lecito identificare l’artista. Dunque nel 1524 l’artista erra presente certamente a Roma, ma non è possibile stabilire per quanti anni sia rimasto nella città capitolina. L’unica altra data degna di nota è il 1532, anno in cui viene pubblicata a Ferrara un’edizione dell’Orlando Furioso da parte di Francesco Rosso di Valenza; per questa edizione Denanto ha inciso una cornice, utilizzata per il frontespizio e successivamente anche per inquadrare il ritratto di Ludovico Ariosto inserito nel penultimo foglio del volume. In mancanza di notizie documentarie e letterarie, la sua attività è ricostruibile unicamente sulla base della produzione incisoria costituita da 20 xilografie firmate, ma non datate, sedici delle quali si riferiscono alla vita di Cristo. La produzione del Denanto è stata ricollegata costantemente all'ambiente artistico veneziano, dove è probabile che lo xilografo abbia iniziato la sua attività fra i numerosi artigiani dediti all'incisione e all'illustrazione del libro. Il suo linguaggio incisorio largo e robusto, l'uso dei lunghi tratteggi paralleli e incrociati in fitte trame differenziate e altre caratteristiche tecniche rivelano lo studio dei modelli tizianeschi del secondo decennio e delle xilografle giovanili di Domenico Campagnola; ma soprattutto veneziana è la tendenza "a una trascrizione tonale e coloristica, da conseguirsi con ogni ripiego messo a disposizione dalle possibilità stesse dell'intaglio specifico. Denanto si valeva delle risorse grafiche del bianco e nero come d'una tavolozza pittorica, a base di punteggiati, intrecci, screziature e simili, rassortiti in chiaro sul fondo campito dello sbozzo" (De Witt, 1938). Elementi stilistici desunti da Marcantonio e dal Parmigianino hanno indotto alcuni a ritenere che il De Nanto abbia avuto contatti con le opere di questi maestri in terra emiliana.