Cristo porta la Croce

Riferimento: S21429
Autore Domenico PIOLA
Anno: 1590 ca.
Misure: 215 x 280 mm
1.200,00 €

Riferimento: S21429
Autore Domenico PIOLA
Anno: 1590 ca.
Misure: 215 x 280 mm
1.200,00 €

Descrizione

Attribuita a Domenico Piola.

Bulino, fine del XVI secolo, monogrammato in lastra al centro “DP”. Bellissima prova, impressa su carta vergata con filigrana “giglio nel cerchio con uccello”, con margini, in perfetto stato di conservazione.

Questa magnifica incisione manierista italiana non risulta descritta da nessun repertorio. Stilisticamente l’opera si colloca tra i lavori di Orazio de Sanctis, artista che si occupò prevalentemente della riproduzione di soggetti di Pompeo Cesura detto Aquilano, e quelli di Domenico Piola, al quale attribuiamo l'incisione, soprattutto per la presenza del monogramma in lastra.

Bibliografia

Non descritta nei repertori.

Domenico PIOLA (Attivo intorno alla metà del XVII sec.)

Domenico Piola imparò a dipingere dal fratello, Pellegro Piola (1617–40). Successivamente, lavorò in partnership con il fratello minore, Giovanni Andrea e Giovanni Battista; i suoi due generi, Gregorio de’ Ferrari e Domenico Parodi; e il cognato Stefano Camogli, specialista in arabeschi di fiori e frutta. Collaborò con Valerio Castello e ne divenne successore nel campo delle grandi imprese decorative a Genova. Dopo quasi un secolo di prosperità e ricchezza senza eguali, la città vide il calo drastico delle rendite; la crisi non intaccò però le solide ricchezze delle famiglie del patriziato locale che, non vedendo più occasioni di investimento, utilizzarono la propria ricchezza per imprese improduttive ma di grande impatto artistico. È la nuova generazione formata dai figli e dai nipoti degli uomini che cambiarono per sempre il volto della città a finanziare ambiziosi programmi autocelebrativi. Vasti cicli a fresco arredarono così i palazzi già sontuosi degli avi, glorificando una successione dinastica e un potere che stavano declinando; Genova, prima di assopirsi, urlerà con tutta la forza rimastale, imbellettandosi in uno splendido e superbo monumento al lusso. Domenico Piola è il maggior interprete delle grandi imprese decorative genovesi della seconda metà del XVII secolo; i Doria, gli Spinola, i Balbi e tutte le importanti famiglie della città si rivolgevano alla sua bottega per ornare i loro palazzi con le storie di eroi classici, di imperatori antichi, e allegorie mistiche per celebrare le virtù dei committenti.

Bibliografia

Non descritta nei repertori.

Domenico PIOLA (Attivo intorno alla metà del XVII sec.)

Domenico Piola imparò a dipingere dal fratello, Pellegro Piola (1617–40). Successivamente, lavorò in partnership con il fratello minore, Giovanni Andrea e Giovanni Battista; i suoi due generi, Gregorio de’ Ferrari e Domenico Parodi; e il cognato Stefano Camogli, specialista in arabeschi di fiori e frutta. Collaborò con Valerio Castello e ne divenne successore nel campo delle grandi imprese decorative a Genova. Dopo quasi un secolo di prosperità e ricchezza senza eguali, la città vide il calo drastico delle rendite; la crisi non intaccò però le solide ricchezze delle famiglie del patriziato locale che, non vedendo più occasioni di investimento, utilizzarono la propria ricchezza per imprese improduttive ma di grande impatto artistico. È la nuova generazione formata dai figli e dai nipoti degli uomini che cambiarono per sempre il volto della città a finanziare ambiziosi programmi autocelebrativi. Vasti cicli a fresco arredarono così i palazzi già sontuosi degli avi, glorificando una successione dinastica e un potere che stavano declinando; Genova, prima di assopirsi, urlerà con tutta la forza rimastale, imbellettandosi in uno splendido e superbo monumento al lusso. Domenico Piola è il maggior interprete delle grandi imprese decorative genovesi della seconda metà del XVII secolo; i Doria, gli Spinola, i Balbi e tutte le importanti famiglie della città si rivolgevano alla sua bottega per ornare i loro palazzi con le storie di eroi classici, di imperatori antichi, e allegorie mistiche per celebrare le virtù dei committenti.