Orvieto

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Riferimento: S38004
Autore Ippolito Scalza
Anno: 1583
Zona: Orvieto
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 525 x 440 mm
5.500,00 €

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Riferimento: S38004
Autore Ippolito Scalza
Anno: 1583
Zona: Orvieto
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 525 x 440 mm
5.500,00 €

Descrizione

Magnifico esemplare del rarissimo primo stato (di quattro) della prima pianta a stampa di Orvieto, incisa da Giovan Battista de Cavalleris su disegno di Ippolito Scalza. 

In alto al centro, sotto il bordo superiore, il titolo: ORVIETO. Ai lati della tavola sono rappresentati gli stemmi araldici della famiglia Monaldeschi; sotto a quello di sinistra la dedica: Ill. et R. D[omi]no. D. Monaldo Monalden. Cervariae D. Lungo il bordo inferiore è incisa una legenda numerica di 27 rimandi a luoghi e monumenti notabili. Segue una tabella con delle distanze della città da luoghi circonvicini: Urbsvetus Italiae Etruscoru[m] Civitas Distat ab Urbe Milia 60. à Perusio Milia 30. à Lacu Vulsinio Milia .6. à Tiberi fluvio Milia.3. in ambitu habet Milia .3. Sita est supra lapidem Tufium supra Collem existenteni Ovispetiem referens. Hunc locu[m] primum coluerunt Aramei ab eis Arbanum appellatum inde a Pelagis Oropitum, postea vero à Latinis Urbivetus. Infine, le indicazioni editoriali: Ioa. Baptista de Cavallerijs incidebat Romae 1583.

In basso a destra sono incisi altri quattro stemmi, probabilmente relativi sempre alla famiglia Monaldeschi.

Orientazione fornita da una rosa dei venti, il nord–ovest è in alto. Nell’angolo superiore sinistro, evidenziata da un compasso, la scala grafica Canne di piedi, et ogni cinque piedi sono otto palmi Romaneschi (100 canne = mm 88).

Si tratta della prima rappresentazione topografica a stampa della città di Orvieto. Disegnata ed incisa dall’architetto e scultore orvietano Ippolito Scalza, che la dedicò a Monaldo Monaldeschi, discendente dall’antica nobile famiglia orvietana dei Monaldeschi, protagonista, insieme a quella rivale dei Filippeschi, delle vicende medievali cittadine, tanto da essere citati nel canto VI del Purgatorio dantesco. Monaldo fu autore dei Comentari Historici della città, che furono pubblicati nel 1584. Spesso lo Scalza, in possesso delle competenze tecnico-scientifiche per effettuare il rilievo topografico, fu impiegato dai Monaldeschi per le loro committenze artistiche. Come testimonia lo stesso Monaldo, il rilievo della città risale al tempo di papa Pio IV (morto nel 1565), mentre l’incisione, che deriva dai disegni dello Scalza, viene alla luce solo nel 1583 per i torchi di Giovan Battista de Cavalleris.

La città è presentata su un supporto di pietra, senza alcun accenno al paesaggio circostante. Il disegno è ruotato in modo da presentare il Duomo come centro della città, esattamente equidistante dai due stemmi monaldeschi. La pianta di Scalza, ripubblicata nel 1620 da Angiola Marcucci, servì in seguito da modello a Luca Holstenius per la rappresentazione della mappa di Orvieto nella Galleria delle carte geografiche in Vaticano.

Ippolito Scalza (Orvieto, 1532 – 1617) era scultore e architetto italiano, proveniente da famiglia attiva in campo artistico; i suoi due fratelli furono anch’essi architetti, scultori e mosaicisti. Si hanno sue prime effettive notizie a partire dal 1554, quando lo si trova coadiuvante di Simone Mosca e Raffaello da Montelupo, durante i lavori per il Duomo di Orvieto. Da scultore compose il sepolcro Farrattini in Amelia nel 1564. Nel 1567 fu promosso a capomastro del Duomo di Orvieto; carica che mantenne fino alla morte curando le decorazioni per le cappelle laterali, dando vita al gruppo della Pietà. Progettò inoltre il Duomo di Montepulciano, la chiesa del Crocifisso di Todi e la Chiesa Parrocchiale di Ficulle.

Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, in perfetto stato di conservazione. Esemplare del primo stato di quattro descritto in Bifolco/Ronca; la pianta venne ristampata da Angiola Marcucci, Giacomo Marcucci e Giovanni Battista de Rossi.

Mappa rarissima in tutte le sue edizioni. Il primo stato della pianta di Orvieto è conosciuto per soli 3 esemplari istituzionali: Atlante Stevens-Beans-Nebenzahl; Malta, National Library; Salisburgo, Universitatsbibliothek.

 

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2266, tav. 1163 I/IV; Bonasera (1979): p. 88, n. 21; Destombes (1970): n. 83; Ganado (1994): VI, n. 108 & p. 213, n. 60; Shirley (2004): III, n. 45. Benevolo (1969): pp. 82-84, tav. XVI; Brasini (1988); Fumi (1928): p. 5; Nagler (1858-79): n. 964; Satolli (2017): pp. 100-101, scheda XXX; Tooley (1939): n. 425.

Ippolito Scalza (Orvieto, 1532 – 1617)

Scultore e architetto italiano, proveniva da famiglia attiva in campo artistico; i suoi due fratelli furono anch'essi architetti, scultori e mosaicisti. Si hanno sue prime effettive notizie a partire dal 1554, quando lo si trova coadiuvante di Simone Mosca e Raffaello da Montelupo, durante i lavori per il Duomo di Orvieto. Da scultore compose il sepolcro Farratini in Amelia nel 1564. Nel 1567 fu promosso a capomastro del Duomo di Orvieto; carica che mantenne fino alla morte curando le decorazioni per le cappelle laterali, dando vita al gruppo della Pietà. Progettò inoltre sia il Duomo di Montepulciano, la chiesa del Crocifisso di Todi e la Chiesa Parrocchiale di Ficulle.

Ippolito Scalza (Orvieto, 1532 – 1617)

Scultore e architetto italiano, proveniva da famiglia attiva in campo artistico; i suoi due fratelli furono anch'essi architetti, scultori e mosaicisti. Si hanno sue prime effettive notizie a partire dal 1554, quando lo si trova coadiuvante di Simone Mosca e Raffaello da Montelupo, durante i lavori per il Duomo di Orvieto. Da scultore compose il sepolcro Farratini in Amelia nel 1564. Nel 1567 fu promosso a capomastro del Duomo di Orvieto; carica che mantenne fino alla morte curando le decorazioni per le cappelle laterali, dando vita al gruppo della Pietà. Progettò inoltre sia il Duomo di Montepulciano, la chiesa del Crocifisso di Todi e la Chiesa Parrocchiale di Ficulle.