Napoli

Riferimento: s34308
Autore Donato BERTELLI
Anno: 1570 ca.
Zona: Napoli
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 525 x 385 mm
4.000,00 €

Riferimento: s34308
Autore Donato BERTELLI
Anno: 1570 ca.
Zona: Napoli
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 525 x 385 mm
4.000,00 €

Descrizione

Rara pianta prospettica della città di Napoli, stampata a Venezia da Donato Bertelli.

In alto al centro, sotto il bordo superiore, è inciso il titolo: NAPOLI. Nel cartiglio in basso a sinistra si legge: Ill.mo Sig.or Vicentio Pincelli. Volendo io mandare a nuova stampa la nobil & gentil vostra Città di Napoli con li suoi Moli, Porti, Chiese, Seggi, Palazzi, Piazze, Strade, Fonti, & altre cose notabili di quella pattia, ho voluto che la sia in luce sotto il nome di Vostra Ill.ma Sig.ria Qual havendola fatta imprimere un Ser.re di quella Conoscer possa quanto desidera di servirla Magnificarla & exaltarla alla quale Reverentemente gli bacia le Mani. D.B. Lungo il margine inferiore troviamo una legenda numerica di 74 rimandi a luoghi e monumenti notabili distribuita su tredici colonne. Segue l’imprint editoriale: In Venetia alla Libraria del Segno de S. Marco in Merzaria D.B. Al centro della carta nel mare una schematica rosa dei venti, il nord-nord-est a destra. Sempre nel mare, evidenziata da un compasso, la scala grafica (senza unità di misura) pari a mm 25.

La pianta di Napoli di Donato Bertelli rappresenta una fedele derivazione del modello introdotto dal Duperac-Lafreri nel 1566. Dunque, si tratta di una replica veneziana, a scala più grande, per essere stampata su una sola matrice di rame. La dimostrazione che il Bertelli riprenda del tutto l’opera del Duperac è nella legenda in basso, dove sono ripetuti gli errori del modello. La datazione è riconducibile al periodo 1570-75, ma crediamo che preceda la pianta di Franz Hogenberg, pubblicata nel Civitates Orbis Terrarum edito ad Anversa nel 1572.

“La pianta di Napoli, incisa a Roma nel 1566 da Étienne Dupérac presso la bottega di Antonio Lafreri, è il primo vero monumento topografico della città di Napoli e si inserisce a pieno titolo, sia per le qualità tecniche, sia per quelle artistiche, nel più ampio scenario dell’iconografia urbana europea del Cinquecento. Per due secoli, è stata considerata la migliore rappresentazione di Napoli: realizzata con grande rigore geometrico, è la prima ad essere basata su un preciso rilievo topografico – non noto, probabilmente effettuato con il patrocinio della Corona Spagnola o del viceré Pedro de Toledo. Questa veduta a volo d’uccello restituisce in maniera puntuale il volto della città cinquecentesca sotto il regno di Filippo II, costituendo in tal modo un prezioso documento dello sviluppo urbano seguito alle iniziative promosse da don Pedro de Toledo, autore dell’ultimo progetto pubblico di ristrutturazione urbanistica a Napoli. L’immagine è realizzata con grande precisione e dovizia di particolari, attraverso la rappresentazione tridimensionale delle architetture cittadine, tanto da diventare un prototipo per gli incisori ed editori per tutto il Seicento. Una grande attenzione è data alla rappresentazione del circuito murario che costituisce la maggiore realizzazione/opera urbanistica a Napoli fino all’Ottocento. Molto ricco l’apparato decorativo, con un cartiglio a cornice barocca e numerose imbarcazioni in mare e nel porto. Tra le peculiarità della carta vanno rimarcate la scala elevata (1:5110 ca) e la sua continuità in ogni parte del disegno, ad eccezione delle prospettive paesaggistiche verso i Campi Flegrei. La pianta, quindi, proviene da un poderoso rilevamento topografico, forse appoggiato anche ad una triangolazione geometrica, tecnica già nota all’epoca. Nella parte inferiore del foglio è incisa la legenda con 74 rimandi (in effetti 75 in quanto il numero 41 è ripetuto due volte). Le acque del porto e della costa sono animate da numerose e varie imbarcazioni. Una ricca cornice decora il cartiglio presso il margine sinistro. Di grande utilità per la lettura e l’interpretazione della pianta è il contemporaneo volume di Giovanni Tarcagnota, Del sito, et lodi della città di Napoli... pubblicato postumo (Napoli, Giovanni Maria Scotto, 1566). Quest’opera contiene un’accurata descrizione, concepita sotto forma di dialogo, nella quale si fornisce un itinerario urbano sviluppato per motivi architettonici: le fontane, i pozzi, i seggi, i castelli. L’intento del Tarcagnota di illustrare la città trova piena rispondenza proprio nella coeva pianta di Lafreri-Dupérac” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2248).

Opera molto rara, censita per soli 9 esemplari istituzionali: Firenze, Marucelliana; Greenwich, National Maritime Museum; Londra, British Library; Modena, Biblioteca Estense; Monaco di Baviera, Bayerische StaatsBibliothek; Parigi, Bibliothèque Nationale; Roma, Casanatense; Vilnius, University Library; Wolfegg, Bibliothek Schloss.

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2253, tav. 1156; Meurer (2002): n. 185; National Maritime Museum (1971): n. 150; Ruge (1904-16): IV, n. 87.72; Tavernari (2014): n. 96; Pane-Valerio (1988): pp. 60-61, n. 13; Tooley (1939): n. 410; Valerio (1998): n. 13.

Donato BERTELLI (Attivo a Venezia seconda metà del XVI secolo)

La famiglia Bertelli rappresenta il gruppo più folto di editori, incisori, cartografi e mercanti di stampe del XVI secolo. Il più produttivo fu Ferrando Bertelli, attivo tra il 1560e il 1570, ma le mappe dell’ultimo quarto del secolo sono conosciute con le firme di Andrea, Donato, Lucca, Nicolò e Pietro. Quest’ultimo fu attivo principalmente a Padova, dove condusse un'officina tipografica e di incisioni. Le prime notizie certe lo indicano attivo alla data del 1589 in qualità di incisore di alcune tavole per una edizione dal titolo Diversarum nationum habitus che fu edita in collaborazione con Alciato Alciati. Pietro Bertelli aveva a Padova una libreria "all'insegna dell'Angelo". Alla sua morte l'attività fu ereditata dal figlio Francesco. Donato Bertelli era stampatore, editore e mercante di stampe, nato probabilmente a Padova, come risulta esplicitamente da alcuni suoi rami (“Donatus Bertellius Patavinus”) ma attivo a Venezia tra il 1563 ed il 1574, anche se si tende a dilatare la sua attività dal 1558 al 1592 sulla scorta del materiale cartografico da lui immesso sul mercato in quegli anni. Lavorò nella bottega di Ferdinando Bertelli – con il quale non è ancora ben chiaro il rapporto di parentela – dal quale ereditò i rami calcografici, sostituendovi il proprio nome. In qualità di editore calcografo uscirono dalla sua bottega carte da invenzione o da derivazione di Natale Bonifacio, Giacomo Gastaldi , Ortelius ecc. In considerazione del gran numero di carte da lui siglate l’Almagià lo definisce “il principale erede e continuatore dei più attivi produttori della seconda metà del secolo XVI” in Venezia. Suo successore "alla Libraria di S. Marco" fu Andrea, che non sempre utilizzò i vecchi rami di Donato. Bibliografia: Valerio, Cartografi Veneti, p. 149.

Donato BERTELLI (Attivo a Venezia seconda metà del XVI secolo)

La famiglia Bertelli rappresenta il gruppo più folto di editori, incisori, cartografi e mercanti di stampe del XVI secolo. Il più produttivo fu Ferrando Bertelli, attivo tra il 1560e il 1570, ma le mappe dell’ultimo quarto del secolo sono conosciute con le firme di Andrea, Donato, Lucca, Nicolò e Pietro. Quest’ultimo fu attivo principalmente a Padova, dove condusse un'officina tipografica e di incisioni. Le prime notizie certe lo indicano attivo alla data del 1589 in qualità di incisore di alcune tavole per una edizione dal titolo Diversarum nationum habitus che fu edita in collaborazione con Alciato Alciati. Pietro Bertelli aveva a Padova una libreria "all'insegna dell'Angelo". Alla sua morte l'attività fu ereditata dal figlio Francesco. Donato Bertelli era stampatore, editore e mercante di stampe, nato probabilmente a Padova, come risulta esplicitamente da alcuni suoi rami (“Donatus Bertellius Patavinus”) ma attivo a Venezia tra il 1563 ed il 1574, anche se si tende a dilatare la sua attività dal 1558 al 1592 sulla scorta del materiale cartografico da lui immesso sul mercato in quegli anni. Lavorò nella bottega di Ferdinando Bertelli – con il quale non è ancora ben chiaro il rapporto di parentela – dal quale ereditò i rami calcografici, sostituendovi il proprio nome. In qualità di editore calcografo uscirono dalla sua bottega carte da invenzione o da derivazione di Natale Bonifacio, Giacomo Gastaldi , Ortelius ecc. In considerazione del gran numero di carte da lui siglate l’Almagià lo definisce “il principale erede e continuatore dei più attivi produttori della seconda metà del secolo XVI” in Venezia. Suo successore "alla Libraria di S. Marco" fu Andrea, che non sempre utilizzò i vecchi rami di Donato. Bibliografia: Valerio, Cartografi Veneti, p. 149.