Armatura di una volta della basilica di S. Pietro di Michelangelo

Riferimento: S40245
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1561
Misure: 470 x 325 mm
400,00 €

Riferimento: S40245
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1561
Misure: 470 x 325 mm
400,00 €

Descrizione

Bulino, 1561, incisa da Jacob Bos per l'editore Antonio Lafreri e parte dello Speculum Romanae Magnificentiae

Esemplare nel primo stato di tre (primo di due per Rubach che non descrive l'ultima tiratura di Van Schoel), avanti l'indirizzo di Giovanni Orlandi.

L’incisione riproduce le armature usate da Antonio da Sangallo il Giovane e da Michelangelo per il cantiere della Basilica di San Pietro. Di grande interesse sono le misure di riferimento espresse in piede Romano, piede Greco, palmo degli Architetti, canna de’ mercatanti, braccio de’ mercatanti.

Iscritto in alto a sinistra: «La presente Figura dimostra una armatura o uero Incauallatura delle volte di Sa[n] Pietro Di Roma fatta da M[ast]ro Ant[onio]o Da Sa[n] gallo et ancora meßa inopera da Michael Ang[elo] Buonaroto pur nelle medesime uolte fatte da luj. e uolendo sapere la sua misure [sic], disotto a detta ue [= c’è] la Canna Romana partito [sic] in parte 10 detti palmj».

Iscritto in alto a destra: «Sara utile à qual si uoglia persona hauer meßo nella presente Carta le misure antich[e] e moderne qual sono tolte da quelle steße di campidoglio(*). seruono à architettj muratorj e[t] falegniamj et a mercantj et ad altrj artierj ch[e] esercitano le misure apartenentj alla loro perfeßione [sic per: profeßione]». (*) Nelle piazze e nei mercati si esponevano le misure cittadine di riferimento, scolpite sul marmo o sulla pietra; per Roma quelle misure erano anche in Campidoglio.

Firmato e datato in basso a sinistra: «Ant.o Lafrerj Sequanj Formis - Roma Anno 1561».

Firmato in basso a destra: «Iacobus Boßius Belga Sum[m]a diligentia circino excepit in aesq[ue] incidit» [Giacomo Bossio, belga, col compasso estrasse e nel rame incise nel rame].

In basso al centro le scale di misura in piede Romano, piede Greco, palmo degli Architetti, canna de’ mercatanti, braccio de’ mercatanti.

L'opera figura nel catalogo Lafreri - Indice 201: Figura del armatura ouero incuallatura delli uolti di detto tempio con tutte le misure adoperate dagli antichi & moderni.

Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri. Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori stranieri - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - avviarono la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legata alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano, spesso, legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. 

Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana 
“pellegrino nel cerchio con stella”, sottili margini, in ottimo stato di conservazione.


Bibliografia:
B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 370, I/II; A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. 96, I/III; Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. VIII.9; C. Hülsen, 1921, p. 162, 97, A; F. Borsi, 1989, p. 307; S. Corsi - P. Ragionieri, 2004, p. 66; N. Gramaccini - H. J. Meier, 2009, p. 65; M. Mussolin, 2009, p. 300; González de Zárate 1992- 1996, II, p. 26, n. 9.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.