IL DISEGNO DELLA GEOGRAFIA MODERNA DE TUTTA LA PROVINCIA DE LA ITALIA

Riferimento: S387000
Autore Giacomo GASTALDI
Anno: 1561
Zona: Italia
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 775 x 530 mm
Non Disponibile

Riferimento: S387000
Autore Giacomo GASTALDI
Anno: 1561
Zona: Italia
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 775 x 530 mm
Non Disponibile

Descrizione

LA PIU' IMPORTANTE CARTA DELLA PENISOLA DEL XVI SECOLO

Nel cartiglio in basso a destra si legge: IL DISEGNO DELLA GEOGRAFIA MODERNA DE TUTTA LA PROVINCIA DE LA ITALIA Con le sue regioni, città, castella, Mo[n]ti, Laghi, Fiumi, Mari, Golfi, capi, Et isole, ch’in quelli si ritrovano, et altre Regioni circonvicine al golfo Di Venetia, per maggiore lucidatione dell’Italia. All’Illustrissimo et eccellentissimo sig.r il S.r Alfonso secondo da Este, duca di Ferrara qui[n]to Giacopo di Castaldi Piamo[n]tese, cosmografo in Venetia. Con gratia et privilegio della sum[m]o po[n]tifice papa Pio iiii per anni X. E dal serenissimo senato d’Venetia per anni. XV. Più in basso la data M.D.XI.

Sotto al titolo, sempre nel cartiglio, è rappresentata la scala de miglia italiani (50 miglia, pari a mm 45,5) Più in basso, si trova l’imprint editoriale fabio licinio Ex. Orientazione mediante una duplice rosa dei venti nel mare, il nord è in alto. Graduazione ai margini di grado in grado, da 37° 30’ a 45° 40’ di latitudine e da 28° 10’ a 44° 10’ (da 27° 40’ a 45° in alto) di longitudine.

Acquaforte e bulino, due fogli per una misura complessiva di mm 530x775.

Per la descrizione della carta riportiamo l’analisi proposta in S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018:

“L’opera del Gastaldi rappresenta la più importante carta dell’Italia apparsa nel XVI secolo. Costituirà il modello cartografico della penisola in Italia e nei paesi nordici, a partire dalla replica inserita nel Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius (1570). Almagià la definisce come “una delle pietre miliari nella evoluzione della cartografia d’Italia”. Frutto di un lavoro iniziato da tempo, e certamente ultimata nel 1559, la carta venne data alle stampe soltanto due anni dopo (1561) protetta dal privilegio che Gastaldi ottenne dal Senato Veneziano il 29 luglio del 1559. L’incisione si deve a Fabio Licinio. La mappa è molto ricca nell’orografia, nell’idrografia e nella toponomastica.

Pur essendo il Gastaldi un cartografo da tavolino, le correzioni apportate alla forma dell’Italia con l’aiuto delle carte nautiche, con l’applicazione di nuovi elementi astronomici, con l’utilizzo dei lavori svolti per le precedenti carte regionali e con lievi modifiche delle latitudini e delle longitudini, consentono alla carta di imporsi su tutti i tipi precedenti, sostituendoli. Il mare è solcato da navi e mostri marini. Rispetto all’Italia Nuova dello stesso Gastaldi, inserita nell’ edizione veneziana della Geografia di Claudio Ptolomeo alessandrino (1548), le maggiori modifiche riguardano l’intera costa adriatica, la Calabria, la Puglia e soprattutto l’eliminazione dell’assottigliamento anomalo tra Pisa e la foce del Po.

La carta, data la sua grande importanza, è presente in pressoché tutte le raccolte cinquecentesche composite. Come molte altre opere di Giacomo Gastaldi, la matrice è presente nel catalogo della tipografia di Antonio Lafreri (n. 35), dove è descritta come “Italia”. La lastra fu quindi ereditata da Stefano Duchetti e poi ceduta a Paolo Graziani (inv. agosto 1581, n. 63, “L’Italia in no 2 f° reali”). La troviamo quindi elencata nel catalogo di Pietro de Nobili (inv. 23 maggio 1586, n. 479, “Itaglia in doi pezzi”). La tiratura della carta della tipografia di Pietro de Nobili (databile al periodo 1585-89), che fino ad oggi era solamente ipotizzata, è emersa durante lo studio per questa pubblicazione, conservata nella raccolta fattizia della Bibliothèque Municipale di Grenoble” (cfr. Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, tav. 911).

Data la sua enorme importanza, la carta è comune nelle raccolte fattizie cinquecentesche - le cosiddette “raccolte lafreriane” – ma molto rara nel mercato antiquario.

Magnifico esemplare, impresso su carta vergata coeva, rifilato al rame e con margini aggiunti, in perfetto stato di conservazione.

Bibliografia

S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018: pp. 1816-1817, tav. 911, I/II; Alberti (2009): p. 119, n. A.33; Aliprandi (2005): p. 84, n. 41; Almagià (1929): p. 26, n. 1, tav. XXVIII; Almagià (1960): p. 12; Arrigoni-Bertarelli (1930): n. 4; Bifolco-Ronca (2014): n. 5; Borri (1999): p. 46, n. 37; Borri (2010): pp. 67-68, n. 45, fig. 63; Karrow (1993): n. 30/90; Lago (1989): p. 248, n. 93; Lago (1994): p. 168, fig. 7; Lago (2002): pp. 281-282, fig. 280; Marinelli (1881): n. 532; Meurer (1991):p. 153; Pagani (2008): pp. 15, 19, 374, 388; Tooley (1939): n. 328.

Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)

Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.

Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)

Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.