

Riferimento: | S35106 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1585 |
Zona: | Algeri |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 522 x 393 mm |
Riferimento: | S35106 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1585 |
Zona: | Algeri |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 522 x 393 mm |
Rarissima pianta prospettica della città, incisa dal milanese Ambrogio Brambilla per l'editore Claudio Duchetti. La prima edizione della lastra viene alla luce nel 1585, mentre questo esemplare è della tiratura di Giovanni Orlandi, del 1602.
In alto al centro, in un cartiglio a forma di nastro posto lungo il bordo, troviamo il titolo: ALGIERI. Lungo il margine inferiore è incisa una legenda alfanumerica di 71 rimandi (A-Z, 1-48) a luoghi e monumenti notabili, distribuita su sei colonne che sono contenute in altrettanti riquadri. Nell’ultimo riquadro a destra troviamo le indicazioni editoriali: Romae Claudij ducheti formis 1585. Segue la firma dell’incisore: Ambrosius Brambilla fecit. Sempre all’interno dell’ultimo riquadro è rappresentata la Schala de passa cinquanta (pari a mm 18). Orientazione fornita da una rosa dei venti collocata nel mare, il nord-est è in basso. Sulla tavola alcune didascalie forniscono notizie storico-geografiche e sono presenti ulteriori indicazioni toponomastiche.
Pianta prospettica della città incisa da Ambrogio Brambilla per l’editore Claudio Duchetti. Basata sul modello di Alfonso Zuniga, l’opera potrebbe derivare dall’analoga pianta di Mario Cartaro (Roma, 1580 circa), della quale ricalca la legenda alfanumerica di 71 rimandi. Si tratta della seconda lastra di Algeri che Duchetti commissiona al Brambilla, probabilmente perché, in seguito alla divisione ereditaria dei rami Lafreri, perse il possesso della prima lastra (1579). Probabilmente quindi furono dei semplici motivi commerciali che spinsero Duchetti a realizzare questa replica. La matrice fu ereditata da Giacomo Gherardi ed è inserita nel catalogo redatto per la vedova Quintilia Lucidi (17-19 ottobre 1598, n. 355) dove è descritta come “Algeri reale”. La seconda edizione di questa versione venne curata da Giovanni Orlandi, che acquisì il fondo calcografico dagli eredi di Duchetti (1602).
Riguardo al modello dello Zuniga: “Si tratta di una grande pianta, stampata su quattro fogli uniti, pubblicata a Venezia nel 1573, con privilegio pontificio decennale, e privilegio ventennale del Senato di Venezia e di Alfonso a Stuniga. Il lungo cartiglio, che contiene la dedica a Filippo II di Spagna, esplicita che l’immagine di Algeri e quella disegnata da Ioannes Paciceus (it. Giovanni Pacheco), e accresciuta e corretta da Alfonsus a Stuniga (it. Alfonso Zuniga, o Zunica, Sunica, de Stuniga), Hispanus, ovvero spagnolo anche lui come Pacheco. Riguardo il Pacheco, presso l’Archivio di Stato di Mantova e conservato un interessante e prezioso documento: la lettera che Giovanni Pacheco, in data 6 ottobre 1571 invia al principe di Mantova Vincenzo Gonzaga, per accompagnare il dono dell’incisione di Algeri. La data, dunque, costituisce il terminus ante quem dell’opera. Non abbiamo reperito alcuna notizia circa Alfonso Zuniga. Presumiamo che appartenga alla famiglia Zunica che, originaria della Spagna, fu portata a Napoli nel 1514 da Cristofaro Zuniga. La famiglia nobiliare si divide poi in molti rami. Si ha notizia di un Alfonso Zuniga, capitano di cavalleria, che nel 1532 ottenne in dono il feudo di Pescomaggiore e di Felitto per aver sedato la rivolta dei cittadini aquilani contro gli spagnoli. (cfr. Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali d’Italia, vol 2, p. 210; e P. Cavallo, La Storia dietro gli scudi, vol. 3 – s. v. Zunica). La veduta è molto ricca di dettagli e precisa nelle indicazioni; senza dubbio si tratta della rappresentazione più completa di Algeri del XVI secolo, non sorprende, quindi, che diventerà il modello iconografico di tutta la produzione successiva, da Duchetti-Brambilla, a Cartaro, a Florimi. Lo stesso modello, di formato ridotto, è pubblicato da Braun & Hogenberg nel secondo libro (1575) del Civitates Orbis Terrarum, che ricalca solo la rubrica in italiano. Monchicourt, che evidentemente non conosceva questa grande veduta dello Stunica, a proposito di Algeri di Braun & Hogenber, aveva avanzato l’ipotesi che questa - o un’altra pianta analoga - potesse essere uno dei due “disegni” di Algeri – “uno a mano, et l’altro stampato” - che i cavalieri Francesco Lanfreducci e Gian Ottone Bosio, dichiarano di aver utilizzato per il loro rapporto presentato al Gran Maestro di Malta nel 1587. Infatti, nessuno dei due aveva mai visitato Algeri, pertanto il rapporto, come da loro stessi dichiarato, era un’opera di compilazione basata a partire dai racconti dei prigionieri corredata da due piante che si trovavano allegate alla relazione, ma che sono andate smarrite. La città e rappresentata in forma di trapezio, con il lato più lungo parallelo alla linea di costa. Lungo gli altri tre lati, un fossato pieno d’acqua costeggia le mura interrotte, a intervalli regolari, da torri quadrate e, nei punti strategicamente più importanti, da bastioni a forma di cuneo. Dalla parte del mare si trovano il baluardo di Cochiaperi e quello della Marina. Ben visibili sono anche le porte turrite dell’arsenale, comprese tra questi due bastioni. Nell’agglomerato urbano, si distinguono cinque moschee. La qasba, Alcazaba, e rappresentata nella parte superiore della città, separata dal resto della città da un muro. Molto accurata e l’immagine del Palazzo del Re, e della rete viaria, coi nomi delle strade che si riferiscono alle varie attività commerciali esercitate” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 476).
Buona prova, impressa su carta vergata coeva, lievi restauri visibili al verso, per il resto in buono stato di conservazione.
La pianta è di incredibile rarità. Sono noti 3 esemplari della tiratura originale [Chicago, Newberry Library; Malta, National Library; Parigi, Bibliothèque Nationale] ed uno solo di quella di Orlandi, conservato alla Istituto Centrale per la Grafica di Roma.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 486, tav. 122 II/II; Ganado (1994): VI, n. 13; cfr. Pagani (2008): pp. 15, 374; cfr. Pagani (2011): p. 132; Pagani (2012): p. 82; Tooley (1983): n. 101a.
Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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