Papa Leone respinge Attila dalle porte di Roma e indica i santi Pietro e Paolo in testa

Riferimento: S44289
Autore Giuseppe Maria MITELLI
Anno: 1660 ca.
Misure: 320 x 475 mm
700,00 €

Riferimento: S44289
Autore Giuseppe Maria MITELLI
Anno: 1660 ca.
Misure: 320 x 475 mm
700,00 €

Descrizione

Acquaforte, circa 1660/80, da Alessandro Algardi.

Sul margine inferiore - Attila Rex Hunno properat cum milite Romam / Postquam eius seuas passa Aquileia manus, // obvius is, loquerisq Leo Tibi Petrus adhaeret / Cum Paulo, et caeptu, vertere cogis ter, // Maxime Pastor ava, sic Libera Roma Tyranno est / Illorumq minis, eloquioq tuo.

Bartsch cita due stati: il primo con la firma di Algardi e di Mitelli, il secondo ritoccato con in basso a destra "Arnoldo van Westerhout formis Romae" e l'iscrizione sul margine "Rex Hunno...", il nome di Mitelli e di Algardi soppresso.

Esemplare di secondo stato con l’indirizzo dell’editore fiammingo Arnold van Westerhout (1651–1725) in basso a destra.

La stampa deriva dal bassorilievo di Algardi che si trova nella basilica di S. Pietro.

Giuseppe Maria Mitelli (Bologna 1634 – 1718) era figlio di Agostino, noto pittore e incisore; secondo quanto ricorda il fratello Giovanni nella Vita et opere di Agostino Mitelli, si formò presso alcuni artisti importanti, studiando, tra gli altri, con Simone Cantarini, Francesco Albani, il Guercino e Flaminio Torri. Della sua attività pittorica, tutt’altro che limitata stando alle testimonianze antiche, rimane però un corpus assai esiguo, composto di poche unità. Dedicò gli sforzi maggiori all'arte incisoria, avviato con ogni probabilità dal padre, lasciando circa 600 stampe eseguite in larghissima prevalenza all’acquaforte. Nel 1660 il Mitelli pubblicò le Arti per via, una serie di 40 acqueforti derivate dalle invenzioni di Annibale Carracci, tradotte a stampa nel 1646 in 80 tavole da Simone Guillain. Il Mitelli inaugurò con l’impresa, edita dal romano Giovanni Giacomo De Rossi, una fiorente produzione di immagini di tema popolare, che divennero una sorta di marchio di fabbrica dell’incisore bolognese.

Bibliografia

Bertarelli 1940 / Le Incisioni di Giuseppe Maria Mitelli, catalogo critico, n. 34 II; Bartsch / Le Peintre graveur (XIX.280.28).

Giuseppe Maria MITELLI (Bologna 1634 – 1718)

Figlio di Agostino, noto pittore e incisore, secondo quanto ricorda il fratello Giovanni nella Vita et opere di Agostino Mitelli, si formò presso alcuni artisti importanti, studiando, tra gli altri, con Simone Cantarini, Francesco Albani, il Guercino e Flaminio Torri. Della sua attività pittorica, tutt’altro che limitata stando alle testimonianze antiche, rimane però un corpus assai esiguo, composto di poche unità. Dedicò gli sforzi maggiori all'arte incisoria, avviato con ogni probabilità dal padre, lasciando circa 600 stampe eseguite in larghissima prevalenza all’acquaforte. Nel 1660 il Mitelli pubblicò le Arti per via, una serie di 40 acqueforti derivate dalle invenzioni di Annibale Carracci, tradotte a stampa nel 1646 in 80 tavole da Simone Guillain. Il Mitelli inaugurò con l’impresa, edita dal romano Giovanni Giacomo De Rossi, una fiorente produzione di immagini di tema popolare, che divennero una sorta di marchio di fabbrica dell’incisore bolognese.

Giuseppe Maria MITELLI (Bologna 1634 – 1718)

Figlio di Agostino, noto pittore e incisore, secondo quanto ricorda il fratello Giovanni nella Vita et opere di Agostino Mitelli, si formò presso alcuni artisti importanti, studiando, tra gli altri, con Simone Cantarini, Francesco Albani, il Guercino e Flaminio Torri. Della sua attività pittorica, tutt’altro che limitata stando alle testimonianze antiche, rimane però un corpus assai esiguo, composto di poche unità. Dedicò gli sforzi maggiori all'arte incisoria, avviato con ogni probabilità dal padre, lasciando circa 600 stampe eseguite in larghissima prevalenza all’acquaforte. Nel 1660 il Mitelli pubblicò le Arti per via, una serie di 40 acqueforti derivate dalle invenzioni di Annibale Carracci, tradotte a stampa nel 1646 in 80 tavole da Simone Guillain. Il Mitelli inaugurò con l’impresa, edita dal romano Giovanni Giacomo De Rossi, una fiorente produzione di immagini di tema popolare, che divennero una sorta di marchio di fabbrica dell’incisore bolognese.