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| Riferimento: | S52100 |
| Autore | Gaspar Adriaensz van Wittel |
| Anno: | 1678 ca. |
| Misure: | 445 x 230 mm |
| Riferimento: | S52100 |
| Autore | Gaspar Adriaensz van Wittel |
| Anno: | 1678 ca. |
| Misure: | 445 x 230 mm |
Acquaforte, 1678 circa, priva di firma. Da un soggetto di Cornelis Meijer.
Esemplare del secondo stato di tre, prima del titolo Prospettiva Del Grande, E maraviglioso Tempio di S. Pietro in Vaticano aggiunto in basso.
L’incisione fa parte dell'opera “L'arte di restituire à Roma” (Roma: 1683), del connazionale Cornelis Meijer, con il quale il giovane van Wittel collaborò al suo arrivo a Roma.
Le notizie su Gaspar Van Wittel (che italianizzerà il suo nome in Gaspare Vanvitelli) sono assai scarne ma lasciano intuire una formazione ed una impostazione piuttosto singolari. Sappiamo che nasce ad Amersfoort, presso Utrecht, nel 1652 o ’53: appena ventenne, van Wittel scelse di recarsi in Italia, attratto principalmente dal fascino controverso della Roma papale, dove si unì con entusiasmo alla vivace comunità dei Bentvueghels e dove conobbe Cornelius Meyer, un ingegnere impegnato in alcuni lavori di sistemazione idraulica sul Tevere nella zona di Piazza del Popolo. Meyer lo incaricò di eseguire alcuni disegni tecnici per i suoi progetti, e da allora un rigoroso geometrismo sovrintese alle prospettive delle sue vedute, alla linearità degli edifici riprodotti. Dal Ponte Sisto a Piazza Navona, passando per Piazza del Popolo e Ripa Grande, il Quirinale e l’Isola Tiberina, van Wittel ci restituisce una Roma popolare, dove al paesaggio si affianca la vita quotidiana di pescatori, barcaioli, venditori ambulanti. Curiosamente, nei suoi dipinti van Wittel inserisce cieli molto nuvolosi, più di quanto sia consueto a Roma, ed è ipotizzabile, in questo suo “adattamento”, un pizzico di nostalgia per l’Olanda, certamente meno soleggiata dell’Urbe ma a lui giustamente cara. Nuvole a parte, per la loro schiettezza, non priva però di eleganza, quelle vedute riscossero molto successo e procurarono all’artista numerosi estimatori e acquirenti, sia fra la nobiltà romana sia fra i residenti stranieri in città, fra cui quel Thomas Coke che divenne uno dei suoi più importanti collezionisti.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, consueta piega centrale verticale. in ottimo stato di conservazione. Titolo a caratteri tipografici impresso al verso.
Bibliografia
Hollstein, Dutch and Flemish etchings, engravings and woodcuts c.1450-1700, n. 2, II/III.
Gaspar Adriaensz van Wittel (Amersfoort 1653 – Roma 1736)
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Le notizie su Gaspar Van Wittel (che italianizzerà il suo nome in Gaspare Vanvitelli) sono assai scarne ma lasciano intuire una formazione ed una impostazione piuttosto singolari. Sappiamo che nasce ad Amersfoort, presso Utrecht, nel 1652 o ’53, diviene scolaro di Mathias Withoos – pittore di di paesaggi, vedute, animali, fiori e “sottoboschi”-, e, ventenne, arriva a Roma nel 1674. Tra il 1675 e il ‘76 collabora con il suo connazionale Cornelis Meyer, ingegnere idraulico, disegnando cinquanta vedute topografiche destinate a illustrare un trattato sulle possibilità di rendere navigabile il Tevere da Perugia fino a Roma. Nel 1675, con il soprannome di De Toorts (la Torcia), entra a far parte del gruppo di artisti olandesi a Roma, denominato Schildersbent(“banda di pittori” ). Del 1680 sono i primi dipinti datati, già perfettamente consoni allo stile maturo del pittore, che , miope, verrà in seguito soprannominato “Gaspare degli Occhiali” per le lenti che usava lavorando alle sue minuziose vedute. Tra il periodo olandese della formazione e il 1680 si situa presumibilmente la pratica con strumenti scientifici, in particolare con la camera ottica che appare già in quell’anno messa a punto. Tra 1690 e 1695 compie diversi viaggi nel nord dell’Italia, soggiornando a Firenze, in Lombardia, a Bologna, Venezia, Verona. Nel 1697 sposa Anna Lorenzani; è di quest’anno la prima veduta datata di soggetto veneziano (Il Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale del Prado –cat.60-). Nel 1699 si trasferisce per più di due anni a Napoli, al servizio del viceré Luis de la Cerda duca di Medinaceli, e più tardi, nel 1717-18 è a Urbino per conto del cardinale Albani. Il maggior committente di Vanvitelli è stata però certamente la famiglia romana dei principi Colonna, in particolare Lorenzo e Filippo II. I Colonna raccolgono negli anni oltre cento dipinti dell’artista, poi in parte dispersi per ragioni ereditarie: in mostra è presente un capolavoro mai uscito prima d’ora dal loro palazzo. I Colonna sono anche il tramite attraverso cui Vanvitelli conosce il viceré di Napoli, che lo tiene al suo servizio per diversi anni: a Napoli nasce, nel 1700, il figlio di Gaspare, Luigi , tenuto a battesimo dal vicerè che più tardi,architetto, tornerà nella capitale partenopea e progetterà a Caserta la più bella reggia d’Europa. Nominato accademico di San Luca nel 1711, data nel 1732 la sua ultima opera nota; malato di cataratta, tenta di operarsi ma perde un occhio e la sua vista si affievolisce ulteriormente. Muore il 13 settembre del 1736, in una casa di Campo de’Fiori. Riposa in Santa Maria in Vallicella.
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Gaspar Adriaensz van Wittel (Amersfoort 1653 – Roma 1736)
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Le notizie su Gaspar Van Wittel (che italianizzerà il suo nome in Gaspare Vanvitelli) sono assai scarne ma lasciano intuire una formazione ed una impostazione piuttosto singolari. Sappiamo che nasce ad Amersfoort, presso Utrecht, nel 1652 o ’53, diviene scolaro di Mathias Withoos – pittore di di paesaggi, vedute, animali, fiori e “sottoboschi”-, e, ventenne, arriva a Roma nel 1674. Tra il 1675 e il ‘76 collabora con il suo connazionale Cornelis Meyer, ingegnere idraulico, disegnando cinquanta vedute topografiche destinate a illustrare un trattato sulle possibilità di rendere navigabile il Tevere da Perugia fino a Roma. Nel 1675, con il soprannome di De Toorts (la Torcia), entra a far parte del gruppo di artisti olandesi a Roma, denominato Schildersbent(“banda di pittori” ). Del 1680 sono i primi dipinti datati, già perfettamente consoni allo stile maturo del pittore, che , miope, verrà in seguito soprannominato “Gaspare degli Occhiali” per le lenti che usava lavorando alle sue minuziose vedute. Tra il periodo olandese della formazione e il 1680 si situa presumibilmente la pratica con strumenti scientifici, in particolare con la camera ottica che appare già in quell’anno messa a punto. Tra 1690 e 1695 compie diversi viaggi nel nord dell’Italia, soggiornando a Firenze, in Lombardia, a Bologna, Venezia, Verona. Nel 1697 sposa Anna Lorenzani; è di quest’anno la prima veduta datata di soggetto veneziano (Il Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale del Prado –cat.60-). Nel 1699 si trasferisce per più di due anni a Napoli, al servizio del viceré Luis de la Cerda duca di Medinaceli, e più tardi, nel 1717-18 è a Urbino per conto del cardinale Albani. Il maggior committente di Vanvitelli è stata però certamente la famiglia romana dei principi Colonna, in particolare Lorenzo e Filippo II. I Colonna raccolgono negli anni oltre cento dipinti dell’artista, poi in parte dispersi per ragioni ereditarie: in mostra è presente un capolavoro mai uscito prima d’ora dal loro palazzo. I Colonna sono anche il tramite attraverso cui Vanvitelli conosce il viceré di Napoli, che lo tiene al suo servizio per diversi anni: a Napoli nasce, nel 1700, il figlio di Gaspare, Luigi , tenuto a battesimo dal vicerè che più tardi,architetto, tornerà nella capitale partenopea e progetterà a Caserta la più bella reggia d’Europa. Nominato accademico di San Luca nel 1711, data nel 1732 la sua ultima opera nota; malato di cataratta, tenta di operarsi ma perde un occhio e la sua vista si affievolisce ulteriormente. Muore il 13 settembre del 1736, in una casa di Campo de’Fiori. Riposa in Santa Maria in Vallicella.
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