(Rovine Romane)

Riferimento: S37027
Autore Giovanni Battista PITTONI detto "Battista Vicentino"
Anno: 1561 ca.
Zona: Palazzo dei Cesari
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 320 x 207 mm
200,00 €

Riferimento: S37027
Autore Giovanni Battista PITTONI detto "Battista Vicentino"
Anno: 1561 ca.
Zona: Palazzo dei Cesari
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 320 x 207 mm
200,00 €

Descrizione

Acquaforte e bulino, 1561, firmata in lastra in basso al centro.

La veduta appartiene alla serie "Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI", ispirata alle opere di Hieronimus Cock del "Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta".

Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi "Discorsi sopra l'Antichità di Roma". Queste prove, più stanche, recano al verso il testo descrittivo.

Una terza stesura della lastra, dalla quale proviene questo esemplare, è di nuovo stampata priva del testo descrittivo, nella metà del XVII secolo.

Buona prova, impressa su carta vergata, con ampli margini, in eccellente stato di conservazione.

Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009).



Giovanni Battista PITTONI detto "Battista Vicentino" (Vicenza 1520 - 1583)

Autore di stampe italiano. Lavorò a Venezia dal 1558 e dal 1561 iniziò a realizzare mappe incise all'acquatinta, nonché una serie di ornamenti (ispirati alle lastre di Antonio Fantuzzi) e, soprattutto, paesaggi delle campagne romane e napoletane. In particolare, copiò le vedute romantiche di Hieronymus Cock nel Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta (Venezia, 1561) per illustrare il trattato di Vincenzo Scamozzi "Discorsi sopra le antichità di Roma" (Venezia, 1582). Nel 1562 Pittoni iniziò a pubblicare due volumi di una collezione intitolata "Imprese di diversi principi, duchi, signori", che riscosse immediato successo e venne stampata più volte fino alla fine del XVI secolo. Per un lungo periodo venne confuso con Battista dell’ Angolo del Moro, con il quale lavorò a stretto contatto, e con Andrea Schiavone. Le sue lastre sono firmate B.P.V. (Battista Pittoni Vicentino).

Giovanni Battista PITTONI detto "Battista Vicentino" (Vicenza 1520 - 1583)

Autore di stampe italiano. Lavorò a Venezia dal 1558 e dal 1561 iniziò a realizzare mappe incise all'acquatinta, nonché una serie di ornamenti (ispirati alle lastre di Antonio Fantuzzi) e, soprattutto, paesaggi delle campagne romane e napoletane. In particolare, copiò le vedute romantiche di Hieronymus Cock nel Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta (Venezia, 1561) per illustrare il trattato di Vincenzo Scamozzi "Discorsi sopra le antichità di Roma" (Venezia, 1582). Nel 1562 Pittoni iniziò a pubblicare due volumi di una collezione intitolata "Imprese di diversi principi, duchi, signori", che riscosse immediato successo e venne stampata più volte fino alla fine del XVI secolo. Per un lungo periodo venne confuso con Battista dell’ Angolo del Moro, con il quale lavorò a stretto contatto, e con Andrea Schiavone. Le sue lastre sono firmate B.P.V. (Battista Pittoni Vicentino).