Thusciae Descriptio Auctore Hieronymo Bellarmato

Nel cartiglio in alto è contenuto il titolo: THVSCIAE | DESCRIPTIO AVCTORE | HIERONYMO BELLARMATO. Sotto si legge: "Me Ianus tenuit primus, formataque ab illo | Imposui leges populis, & nomina Ponto. | Inferno, & Supero: missos auxique colonos, | Imperiumq, Italos trans fines; fœdera natis | Dum servata meis, sed me discordia præceps, | Romulæ genti domitam servire coegit: | Que decus antique longo post tempore linguæ | Auxilij male grata mei, male grata laborum | Abstulit, & mansit nomen quod Thura dedere: | Archades aut Lijdi quod vel mutare Pelasgi | Non ausi sacras quibus bas concessimus oras. | Thuscia dixi". In basso a sinistra: "Elba, olim Ilua | Insula inexhaustis chalybum generosa metallis".

Decorativa e dettagliata mappa della Toscana, dall'edizione latina del 1603 del Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius, il primo atlante moderno del mondo.

La mappa si basa sull’opera di Girolamo Bellarmati (Bellarmato) ed include un cartiglio ornato e un numero di navi a vela: “La Chorographia Tusciae di Girolamo Bellarmato (o Bellarmati) rappresenta il prototipo della cartografia a stampa della regione. Di forma leggermente trapezoidale, è composta da quattro fogli uniti. Sebbene priva di scala grafica, dal valore dei gradi di latitudine possiamo ricostruire il valore della riduzione, pari a 1:325.000 circa. Nella lunga dedica a Valerio Orsini, generale dell’esercito dei Medici, l’autore specifica che la carta è utile per la professione sua presentandola perciò quale strumento ad uso militare, politico e amministrativo. Questo prodotto cartografico si basa su dati ricavati da una sistematica osservazione diretta, da misurazioni e rilievi effettuati dall’autore sul territorio. Viene data attenzione a tutti gli aspetti geografici; per i centri abitati la grandezza della raffigurazione è rapportata all’entità della popolazione. Molto curata l’idrografia, ben evidenziata l’orografia che è disegnata con dei coni, di maggiori dimensioni per i rilievi più importanti. Questo pregevole ed innovativo lavoro fu preso a modello per molti anni a seguire ed ebbe numerose derivazioni. Come osserva Biasutti (1908), anche Gastaldi utilizzò il rilievo del Bellarmato per comporre la sua carta della penisola (1561). L’opera costituisce altresì la base per le carte della regione che i fiamminghi Abraham Ortelius (1570) e Gerard Mercator (1587) inseriscono nei rispettivi atlanti. Della carta è oggi noto un solo esemplare, conservato all’Archivio di Stato di Firenze” (cfr. Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo p. 1961).

Il Theatrum Orbis Terrarum è considerato il primo vero “atlante” moderno. L’opera fu pubblicata in 7 lingue e 36 edizioni, per il quale – nel 1570 - Ortelius ottenne il privilegio, ovvero una sorta di diritto d'autore che impediva ad altri cartografi di pubblicare i propri lavori. Il Theatrum rappresentava il lavoro più avanzato del lavoro della descrizione cartografica. L’Ortelius vi raccolse il sapere geografico e cartografico del suo tempo, proponendo in 147 spettacolari tavole incise l’immagine più fedele del mondo allora conosciuto e, in alcune straordinarie “carte storiche”, regioni e itinerari tratti dalla letteratura, dalla mitologia, dalla tradizione. Ortelius fu anche il primo a citare le fonti, menzionando i nomi dei cartografi nel “catalogus auctorum”. Dal 1598 al 1612 le edizioni postume del Theatrum furono realizzate dal suo collaboratore Johannes Baptiste Vrients.

Incisione in rame, eccellente coloritura coeva con ritocchi, minimi restauri nel margine bianco superiore e inferiore, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

M. Van den Broecke "Ortelius Atlas Maps" (2011), n. 130 III/III; S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo p. 1961; Karrow 10/1, p. 78-80, Meurer p. 113.