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| Riferimento: | S52136 |
| Autore | Giovanni MAGGI |
| Anno: | 1605 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 280 x 385 mm |
| Riferimento: | S52136 |
| Autore | Giovanni MAGGI |
| Anno: | 1605 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 280 x 385 mm |
DISEGNO DELL'ARCO TRIONFALE FATTO DALLA NATIONE FIORENTINA AD HONORE DELLA SANTITA' DI N.S. PAPA LEONE XI NEL PIGLIARE IL POSSESSO DI SAN GIOVANNI IN LATERANO ALLI 17 D'APRILE 1605. Donato Frosini fu l'architetto. Dominicis De Rubeis formis Romae ad templ. S.M. de Pace, Roma, 1605.
Acquaforte, 1605, firmata in basso "Giovanni Maggi inci[se]" e "Donato Frosini fu l'architetto".
Raffigura l’arco eretto in via dei Banchi all’imbocco del ponte di Castel Sant’Angelo per la presa di possesso del pontefice fiorentino Leone XI (al secolo Alessandro di Ottaviano de’Medici, 1535-1567), avvenuta il 17 aprile del 1605. Fu fatto erigere dalla comunità fiorentina di Roma, che vedeva nel pontefice conterraneo la possibilità di vedere realizzata finalmente la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Domenico Cresti detto Il Passignano, “pittore eccellente”, fu l’autore del progetto e delle sue decorazioni, mentre Donato Frosini, architetto fiorentino, si limitò alla struttura portante. il grande arco in legno fu realizzato dall’architetto Donato Frosini seguendo il disegno elaborato dal fiorentino. Dopo la cavalcata e il passaggio sotto l’arco, il pontefice mediceo si ammalò per morire in appena dieci giorni. La sua fine segnò l’inizio di un nuovo periodo di fermo per la comunità di Roma e la sua fabbrica: si dovette attendere fino al 1730 per l’elezione di un nuovo pontefice fiorentino, Clemente XII Corsini, e per vedere così la fine dei lavori per la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con margini, due fori di tarlo nel margine bianco destro, per il resto in ottimo stato di conservazione. Rara.
Bibliografia
Julia Vicioso, L’arco di trionfo del Passignano per celebrare a Roma Leone XI, in “Medicea” n. 8 febbraio 2011.
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Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.
Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).
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Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.
Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).
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