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| Riferimento: | S52135 |
| Autore | Giovanni MAGGI |
| Anno: | 1605 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 280 x 385 mm |
| Riferimento: | S52135 |
| Autore | Giovanni MAGGI |
| Anno: | 1605 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 280 x 385 mm |
Il disegno de l’Arco Trionfale fatto da Popolo Romano in Campidoglio alla Santità di N.S. Papa Paulo V nel pigliare il possesso a S.Giovanni Laterano il 6 di Novembre 1605/ All’Ill.mo Sig.re Don Massimiliano Caffarelli Gran Croce et Consigliere dell’Altezza Serenissima di Savoia/Sapendo io benissimo che ella suole aggradire le Cose che se gli rappresentano da suoi intimi Servi come son io, ho confidato dirigergli questa operetta Sup:ca si degni riceverla con lieta fronte/come io con animo prontissimo glie la dedico augurandogli dal cielo ogni felicità. Dominicis De Rubeis formis Romae ad templ. S.M. de Pace.
Acquaforte, 1605, firmata in basso a sinistra Giovanni Maggi inc.
Raffigura l’arco eretto in Campidoglio in occasione della cavalcata di Possesso di papa Paolo V, al secolo Camillo Borghese (1552-1621), avvenuta il 16 maggio 1605. Incisa da Giovanni Maggi su disegno di Antonio Tempesta (cfr. Thieme-Becker, vol. XXXII, pp. 516-517), è dedicata a Massimiliano Caffarelli, ambasciatore dei Savoia a Roma.
L’arco è molto ricco: è bifronte con quattro colonne e nicchie con due statue per ogni lato simbolo, rispettivamente, della Fortezza, della Prudenza, della Pace e della Carità. Sappiamo che nella stessa occasione furono allestiti altri tre apparati effimeri: in Banchi, di fronte alla Chiesa del Gesù e al Collegio Romano.
La cerimonia di Possesso si riferisce alla cavalcata processionale che da San Pietro porta il pontefice neoeletto, vescovo di Roma, alla sua cattedra, la basilica di San Giovanni in Laterano - “Madre e Capo di Tutte le Chiese della Città e del Mondo”. Era scandita da quattro fasi: l’uscita (exitus) del pontefice dal Palazzo Apostolico o, a partire dal 1724 (per volontà di Benedetto XIII) dal Quirinale; la salita (adscensus) simbolica al Colle capitolino dove il Papa veniva omaggiato dal Senato di Roma, la discesa (descensio) nel Foro Romano che proseguiva lungo la via Sacra e gli archi di Tito e Costantino, ed infine l’arrivo (adventus) e l’ingresso (introitus) nella basilica lateranense. Un imponente corteo costituito dall’intera corte papale, vescovi, cardinali, rappresentanti delle istituzioni cittadine, famiglie della nobiltà laica ed ecclesiastica, nonché guardie ed alfieri seguiva il pontefice, chi a piedi chi a cavallo.
Si deve ai pontefici rinascimentali la trasformazione della cerimonia in “triumphus” con chiaro riferimento ai trionfi della Roma imperiale, ecco perché il corteo passava davanti agli edifici della Roma antica, in particolare agli archi di trionfo, che avevano un grande valore simbolico: essi richiamano immediatamente la continuità tra la Roma imperiale e la Roma dei papi, tra i trionfi antichi e i trionfi moderni, e quindi la legittimità del potere spirituale e politico dei pontefici.
Non solo la cavalcata passava sotto archi esistenti ma ne venivano costruiti anche di provvisori o effimeri in legno, stucco e cartapesta che si concentravano nell’Arco trionfale sul Campidoglio, a partire dall’ultimo decennio del XVI secolo, e nel Foro romano, verso la metà del XVII secolo, creando un ideale collegamento tra i trionfi antichi e quelli moderni.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, due fori di tarlo nel margine bianco destro, per il resto in ottimo stato di conservazione. Rara.
Bibliografia
Fagiolo dell’Arco, pp. 207-208; Il Museo di Roma racconta la città, p. 92.
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Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.
Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).
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Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia.
Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).
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