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| Riferimento: | S50955 |
| Autore | Gaspare MASSI |
| Anno: | 1730 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 480 x 410 mm |
| Riferimento: | S50955 |
| Autore | Gaspare MASSI |
| Anno: | 1730 |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 480 x 410 mm |
Acquaforte e bulino, 1730, firmata in lastra in basso a destra Gasparo Massi incise in Roma con licenza de Super.
Da un disegno di Bartolomeo Poli, per l’apparato effimero della macchina da fuoco eretta per la festa della natività della Vergine, tenutasi l’otto settembre 1730. L’apparato, che venne eretto sotto gli ordini dell’architetto Michelangelo Specchi per conto del principe Fabrizio Colonna, fu realizzato per una festività straordinaria promulgata da papa Clemente XII, e rappresentava l’incendio della città di Troia.
La tavola appartiene alle rappresentazioni delle macchine del fuoco per la festa della Chinea. La Chinea, in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo.
Gaspare Massi nacque intorno al 1698 a Roma, dove fu attivo come incisore a bulino e ad acquaforte tra il secondo e il terzo decennio del XVIII secolo. Nel corso della sua attività, il Massi si dedicò anche alla rappresentazione di cerimonie e spettacoli organizzati in occasione di particolari ricorrenze religiose, descrivendo con cura i grandiosi apparati effimeri allestiti per tali festeggiamenti; attraverso le sue immagini è possibile ricostruire le fastose macchine ideate da Alessandro Specchi per il principe Fabrizio Colonna, in occasione della presentazione della chinea celebrata ogni anno nel giorno della festa dei Ss. Pietro e Paolo: in un’incisione del 1725 è rappresentata la seconda macchina con Il tempio della Pace e della Concordia, mentre in un’altra – risalente al 1727 – si vede la prima macchina con Il tempio della Gloria. Al Massi spetta anche una delle immagini riprese dalla cerimonia del 1730, organizzata eccezionalmente l’8 e il 9 settembre, con Il cavallo di Troia ideato da Bartolomeo Poli e realizzato da Michelangelo Specchi per la prima macchina. Allo stesso anno appartiene anche l’incisione con l’Arco trionfale fatto innalzare da Antonio Farnese, duca di Parma e Piacenza, per celebrare il possesso di Clemente XII.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara.
Bibliografia
Laura Di Calisto, Massi Gasparo, in “Dizionario Biografico degli Italiani” - Volume 71 (2008).
Gaspare MASSI (Roma 1698 - 1731)
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Gaspare Massi nacque intorno al 1698 a Roma, dove fu attivo come incisore a bulino e ad acquaforte tra il secondo e il terzo decennio del XVIII secolo. Le notizie in merito ai natali del Massi si possono ricavare da un’indicazione di Pier Leone Ghezzi che, ritraendolo in una delle caricature contenute nel Mondo nuovo (Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat., 3116, c. 55), ne ricorda la morte nel 1731, all’età di trentadue o trentatré anni. Il Massi lavorò prevalentemente nell’ambito della ritrattistica per esponenti della nobiltà romana e per committenti legati alla corte pontificia; le sue incisioni, tuttavia, rivelano anche l’interesse per altre tematiche come la rappresentazione di architetture, di scenografie teatrali, di apparati effimeri, nonché l’attenzione per soggetti religiosi, legati a pubblicazioni di stampo devozionale
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Gaspare MASSI (Roma 1698 - 1731)
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Gaspare Massi nacque intorno al 1698 a Roma, dove fu attivo come incisore a bulino e ad acquaforte tra il secondo e il terzo decennio del XVIII secolo. Le notizie in merito ai natali del Massi si possono ricavare da un’indicazione di Pier Leone Ghezzi che, ritraendolo in una delle caricature contenute nel Mondo nuovo (Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat., 3116, c. 55), ne ricorda la morte nel 1731, all’età di trentadue o trentatré anni. Il Massi lavorò prevalentemente nell’ambito della ritrattistica per esponenti della nobiltà romana e per committenti legati alla corte pontificia; le sue incisioni, tuttavia, rivelano anche l’interesse per altre tematiche come la rappresentazione di architetture, di scenografie teatrali, di apparati effimeri, nonché l’attenzione per soggetti religiosi, legati a pubblicazioni di stampo devozionale
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