Siciliae Veteris Typus

Riferimento: S46096
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1584 ca.
Zona: Sicilia
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 490 x 375 mm
1.000,00 €

Riferimento: S46096
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1584 ca.
Zona: Sicilia
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 490 x 375 mm
1.000,00 €

Descrizione

Splendida carta storico-geografica della Sicilia al tempo dei Romani, pubblicata nel Parergon di Abraham Ortelius.

Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612. Quinto stato di sei della lastra secondo Van den Broecke.

Titolo: SICILIAE | VETERIS | TYPVS. | Ex conatibus geographicis A. Ortelij". In alto al centro a sinistra: "Cum priuilegio decennali Imp. | Reg. & cancellariæ Braban:|tiæ 1584". In basso a sinistra: "Veteris Siciliæ loca, incertæ aut pror:|sus incognitæ positionis". In alto, un inserto di 110 x 100 mm, dove troviamo la pianta dell’antica Siracusa: "Territorij Syrcusani loca, in:|certæ positionis: Acrillæ, Echetla, Magel:|la".

Realizzata da Ortelius, sulla base della carta della Sicilia di Giacomo Gastaldi del 1545 (Meurer p. 96, Karrow p. 218), integrata da fonti classiche, ovvero Plinio, Strabone, Dionisio ed Esiodo.

Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.

Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.

E opinion costante di tutta l'antichita, che la Sicilia fosse una quasi isola d'Italia, & attaccata alla terra ferma di Brutio d'intorno à Rhegio, & dapoi da essa suelta & separata, d'onde nasce il nome della citta di Rhegio, che vuol dir in Greco rottura. Ma quando ouero à che tempo accadesse questo fracasso, nulla memoria, appo verun scrittore hoggidi resta..." (p. xxv). Nameque et hoc modo insulas rerum natura fecit: avellit Siciliam Italiae... (II. 204). La Sicilia, detta Sicania da Tucidide di cui parla a più riprese nel sesto libro delle sue Storie, è chiamata dalla maggior parte degli autori, come dallo stesso Plinio, Trinacria o Trinacia per via della sua forma triangolare. Come detto, si presenta staccata dalla terra per via dell'interporsi di un braccio di mare, pieno di gorghi e luoghi noti per la loro funesta pericolosità; sullo stretto si trova Cariddi dirimpetto a Scilla, sul territorio Bruzio. La punta che guarda l'Italia si chiama Capo Peloro, Capo Pachino è quello che guarda verso la Grecia e Capo Lilibeo quello che guarda verso l'Africa. Partendo da Capo Peloro, procedendo in senso orario, s'incontra la città di Messina, il fiume Asine e il Monte Etna nocturnis mirus incendiis...favilla Tauromenium et Catinam usque pervenit fervens, fragor vero ad Maroneum et Gemellos colles (III. 88, 89); seguono i tre scogli dei Ciclopi, il porto di Ulisse, Catania ed i fiumi Simeto e Terias. Procedendo verso Capo Pachino incontriamo la città di Siracusa e passato il Capo, lungo la base meridionale dell'isola, troviamo la città di Agras chiamata dai latini Agrigento; dal Capo Lilibeo troviamo Trapani, Palermo e Cefalù per poi giungere nuovamente al punto di partenza. A nord della Sicilia troviamo sette isole chiamate Eolie quod Aeolus Iliacis temporibus ibi regnavit (III. 92). La prima di queste isole è quella di Lipari, così chiamata dal nome del re Liparo successore di Eolo, prima detta Milogonide o Meligunide. Tra quest'isola e la Sicilia se ne trova prima un'altra, chiamata dapprima Terasia, sulla carta Vulcani Templu, ed in essa si trova un colle che di notte sprigiona delle fiamme; la terza è Stromboli, sede della reggia di Eolo; la quarta è Didime (Salina), più piccola di Lipari; la quinta è Ericusa (Alicudi) e la sesta Fenicusa (Filicudi), tenute entrambe a pascolo per il sostentamento delle altre isole; l'ultima è Euonimo (odierna Panarea). Nell'angolo in alto a sinistra, in decorativo cartiglio, è disegnato un particolare del territorio. siracusano con l'indicazione Territorij Syracusani loca, incertae positionis: Acrillae, Echetla, Magella. Questa piccola immagine di Siracusa e del suo mare sta probabilmente ad indicare, per Ortelio, l'importanza della città siciliana nell'antichità. Come scrive Valerio: «Ortelius è il primo che fa coincidere l'isola di Osteades (isola dei morti o dei beati) con Paconia, mentre Mercatore ne aveva individuate due distinte. L'isola di Paconia coincide con quella chiamata Lipocelli da Gastaldi e che si ritrova in tutte le carte di derivazione gastaldina» (Valerio 2014, p. 182). Osservando la carta si nota l'indicazione, con linea punteggiata, della "Valeria Via" che mette in comunicazione la punta che guarda all'Italia (Capo Peloro) a quella che guarda all'Africa (Capo Lilibeo) e completa la carta un elenco di città, fortezze, regioni e monti di cui è incerto il collocamento: Veteris Sicilie loca, incerte aut prorsus incognite positionis. Dal punto di vista cartografico la carta si basa su quella di Gastaldi del 1545, la prima carta "moderna" della Sicilia, che il cartografo piemontese disegnò tenendo presente sia le tavole tolemaiche che le più moderne ed aggiornate carte nautiche. La carta inserita nel Parergon è stata arricchita da notizie storiche tratte, tra gli altri autori, da Plinio, Strabone ed Esiodo. Come tutte le carte inserite nel Parergon, anche questa mantiene le coordinate moderne e non quelle tolemaiche e in questo caso le coordinate sono le seguenti da 36°38’ a 39°14’ N e da 36°20’ a 40°15’ E. Questa tavola appartiene alla seconda edizione del Parergon, quella del 1587 come è desumibile dalla mancanza della scritta sopra le isole Egadi (Valerio 2014). (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 84-85, n. 19).

Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani 10p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 211 V/VI; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 7510H:31; L. Dufour - A. La Gumina, "Imago Siciliae", p. 90; Sicilia 1477-1861 - La collezione Spagnolo- Patermo, n. 50.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.