Allegoria dell'Accademia Parthenia

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Riferimento: S50770
Autore Matthaeus GREUTER
Anno: 1610 ca.
Misure: 255 x 200 mm
750,00 €

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Riferimento: S50770
Autore Matthaeus GREUTER
Anno: 1610 ca.
Misure: 255 x 200 mm
750,00 €

Descrizione

Architettura di forma probabilmente esagonale con nicchie nelle quali sono inserite le statue di Diana, Ercole, Apollo e Minerva.

In alto l’iscrizione DOM abbreviazione latina di Deo Optimo Maximo. Al centro lo stemma dell’Accademia Parthenia, con la pietra magnetica e la catena; in basso l’iscrizione ACADEMIA PARTHENIA.

Stampa allegorica per illustrare la tesi di laurea di un ignoto studente.

Bulino, circa 1610/20, firmato da Mathaeus Greuter in basso a sinistra.

Magnifica prova, stampata su carta vergata coeva, con margini, in buone condizioni.

Grazie all'opera di riformatori come Ignazio di Loyola, nel 1600 Roma era diventata una città di scuole. All'università di Roma, fondata all'inizio del XIV secolo, si aggiunsero il Collegio Romano, fondato dai gesuiti nel 1551, il Seminario Romano, le varie scuole nazionali (tra cui il Collegio Germanico, il Collegio Greco, e il Collegio Inglese), dedicate all'istruzione dei giovani cattolici provenienti da paesi non cattolici; il Collegio Clementino e molti altri collegi e accademie minori. Queste istituzioni rappresentavano nuovi importanti mercati per la produzione tipografica. I professori pubblicavano libri che necessitavano di frontespizi, mentre gli studenti celebravano le loro tappe accademiche pubblicando fogli volanti e opuscoli riccamente decorati con incisioni. L'impatto di tutto ciò sull'industria tipografica fu considerevole. All'inizio del XVII secolo, gli istituti scolastici di Roma erano tra i consumatori più importanti di stampe della città. L'anno accademico era scandito da discussioni di tesi, eventi di fondamentale importanza all'interno del sistema, che permettevano ai ragazzi più dotati e talentuosi di mostrare la loro eloquenza ed erudizione davanti a un pubblico d'élite. Le discussioni delle tesi generavano un grande quantità di materiale stampato, nonché il più elaborato. I “fogli volanti” (termine che si usa per descrivere delle singole pubblicazioni a stampa, non appartenenti a un libro o raccolta) che elencavano le “conclusioni”, o tesi, che lo studente avrebbe discusso divennero accessori essenziali, che, con il passare del tempo, vennero abbellite da incisioni ricche di virtuosismo artistico e iconografico, dando vita a una moda che sarebbe durata più di cento anni.

Le stampe progettate e realizzate appositamente per decorare i fogli volanti apparvero per la prima volta a metà del 1580 e nel 1590 era ormai prassi comune per gli studenti commissionare composizioni araldico-allegoriche grandi e imponenti per accompagnare le loro difese. Fin dall'inizio, queste stampe non erano solo decorative, ma avevano anche una funzione celebrativa. I gesuiti incoraggiavano i loro studenti a dedicare le loro tesi a personaggi importanti e influenti, sapendo che una dedica elegante e ben accolta aveva il potenziale di promuovere non solo le prospettive di carriera del difensore, ma anche la reputazione del collegio. La conclusione aveva, quindi, lo stesso scopo della dedicatoria: entrambi erano progettati per oliare i meccanismi del mecenatismo.

Tra i maggiori artisti/incisori che si specializzò in questo nuovo e particolare mercato grafico, ci sono Matthaeus e il figlio Johann Friedrich Greuter, i quali godevano chiaramente di un rapporto speciale con i gesuiti, a giudicare dal numero di stampe che realizzarono per loro e per i loro studenti. Matthaeus potrebbe aver stabilito un legame con la Compagnia anche prima di lasciare la Francia; e tra i gesuiti con sede a Roma c'erano tedeschi influenti che forse gli diedero una mano quando arrivò lì per la prima volta nel 1603. Questo spiegherebbe come sia riuscito a partire con il piede giusto, completando diverse grandi conclusioni per gli studenti del Collegio Romano e del Collegio Germanico prima della fine del 1604. Dopo aver preso piede nel mercato dei collegi, si affermò rapidamente come uno dei principali produttori di conclusioni a Roma. Cinquantotto stampe di tesi di Matthaeus sono elencate in The New Hollstein, ma sicuramente ne incise molte di più. Ne esistono almeno una dozzina non elencate e, dato che non sempre firmava le sue lastre, probabilmente ce ne sono molte altre ancora da identificare.

Queste tesi, sebbene probabilmente stampate in un numero cospicuo di esemplari, oggi risultano essere molto rare e solo pochi esemplari sono censiti nelle collezioni istituzionali di tutto il mondo. Non descritta in Hollstein e Rice.

Bibliografia

Louise Rice, Matthaeus Greuter and the Conclusion Industry in Seventeenth-Century Rome, in “Ein Priviilegiertes Medium und die Bildkulturen Europas, Deutsche, Franzosische und Niederlandische Kupferstecher und Graphikvetleger in Rom von 1590 bis 1630” Ròmische Studien der Bibliotheca Hertziana b.de 32, pp. 221-238; cfr. Jorg Diefembacher, The Greuter Family part I, M. Greuter, in “The New Hollstein”.

Matthaeus GREUTER (Strasburgo 1564 - Roma 1638)

Matthaus o Mathias o Matheus Greuter è disegnatore, intagliatore ed editore. Figlio dell'orafo Konrad di Kempten, nacque intorno al 1565-66 probabilmente a Strasburgo, nel 1564 circa muore a Roma nel 1638 dove è sepolto nella chiesa di S. Eustachio. Nel 1588 anche il Greuter era ricordato come orafo sebbene già da almeno due anni avesse realizzato stampe datate e avviato dunque l'attività alla quale avrebbe dedicato il resto della vita. Di religione luterana, si convertì al cattolicesimo intorno al 1593 e, forse a causa di questa scelta, abbandonò Strasburgo trasferendosi a Lione (1595-99 circa), in quel momento il secondo centro in Francia per importanza nel campo della produzione incisoria e libraria, e poi ad Avignone (1600-03). Alla metà del 1603 il Greuter giunse a Roma con tre figli, avuti dal primo matrimonio, tra i quali Johann Friedrich e Susanna (1591-1629 circa), e qui visse sino alla morte. Si sposò nuovamente con Innocenza Grandoni dalla quale ebbe un figlio, Carlo Felice, nato nel 1606 e battezzato nella parrocchia di S. Marcello. Il Greuter risulta sicuramente residente in questa parrocchia dal 1630 al 1636 con la famiglia del figlio Johann Friedrich e alcuni collaboratori: D. Widmann, aiutante intagliatore, e J. Widmer, garzone stampatore. Presso la bottega del Greuter - indicata dapprima lungo il Corso vicino a S. Marcello (per esempio nel 1608 e nel 1612) e poi, secondo la Pianta di Roma del 1618 edita dal Greuter all'insegna dell'Aquila nera, presso S. Tommaso in Parione - operò lo stampatore fiammingo Geert van Schayck, italianizzato in Gotifredo Scaicchi, genero del Greuter, avendone sposato la figlia Susanna nel 1615. Certamente alcune lastre di rame di questa bottega divennero proprietà nel 1648 di Greuter e F. De Rossi, confluendo successivamente nella Calcografia camerale. Negli anni tardi della sua vita gli Stati delle anime (1633-34) ricordano la casa del G., presso il confine con la parrocchia di S. Maria in Aquiro, come quella "dello stampatore" anche se non possiamo sapere se operasse in loco o in un altro edificio. Il successo professionale del Greuter a Roma fu immediato, testimoniato dal discreto numero di opere datate dei primissimi anni e dalla concessione ripetuta di privilegi decennali (1604, 1621), che avrebbero dovuto garantire all'artista l'esclusiva sulle sue creazioni, spesso, invece, copiate. L'ampio catalogo delle sue opere, suscettibile tuttavia di alcune integrazioni, è stato ricostruito da R. Zijlma, e conta centinaia di stampe, sia su fogli volanti sia inserite in libri. Se ne ricava la versatilità dell'artista, educatosi sugli esempi del tardo manierismo nordico e poi sempre più vicino alla cultura barocca romana, che si cimentò in molti campi, dall'invenzione figurativa autonoma all'incisione, da prototipi altrui alle immagini geografiche e architettoniche, sempre con risultati apprezzabili. Per la determinazione di un esatto catalogo il problema principale consiste nell'esistenza di numerose incisioni siglate "M.G.F." (o "M.G.f."), alcune delle quali incise a Roma negli anni Ottanta del XVI secolo, che non possono essere riferite al Greuter, poiché a questa data non risulta ancora arrivato in Italia, e che vanno dunque espunte dal suo catalogo, anche per le differenze stilistiche con la sua produzione precedente gli anni romani. Le prime incisioni datate del Greuter a Roma risalgono al 1604. In questo periodo vennero eseguite stampe sia su disegni di altri, spesso molto complessi, sia di sua invenzione. Cospicui i rapporti dei primi anni con gli oratoriani per i quali eseguì varie riproduzioni di Filippo Neri. Tra le numerose immagini di tipo documentaristico e devozionale devono essere ricordate quelle relative alle cerimonie per il matrimonio di Cosimo de' Medici con Maddalena d'Austria (1608: cinque incisioni) e gli apparati di canonizzazione di Carlo Borromeo (1610) e di Ignazio di Loyola (1622). Uno dei settori nei quali il Greuter sembrò conseguire maggior successo fu quello delle incisioni di soggetto topografico e architettonico. Nel 1618 pubblicò la grande e complessa pianta di Roma da lui disegnata e incisa, basata su accurate misurazioni e valutazioni dal vero (fu ripubblicata nel 1626 e nel 1638).

Matthaeus GREUTER (Strasburgo 1564 - Roma 1638)

Matthaus o Mathias o Matheus Greuter è disegnatore, intagliatore ed editore. Figlio dell'orafo Konrad di Kempten, nacque intorno al 1565-66 probabilmente a Strasburgo, nel 1564 circa muore a Roma nel 1638 dove è sepolto nella chiesa di S. Eustachio. Nel 1588 anche il Greuter era ricordato come orafo sebbene già da almeno due anni avesse realizzato stampe datate e avviato dunque l'attività alla quale avrebbe dedicato il resto della vita. Di religione luterana, si convertì al cattolicesimo intorno al 1593 e, forse a causa di questa scelta, abbandonò Strasburgo trasferendosi a Lione (1595-99 circa), in quel momento il secondo centro in Francia per importanza nel campo della produzione incisoria e libraria, e poi ad Avignone (1600-03). Alla metà del 1603 il Greuter giunse a Roma con tre figli, avuti dal primo matrimonio, tra i quali Johann Friedrich e Susanna (1591-1629 circa), e qui visse sino alla morte. Si sposò nuovamente con Innocenza Grandoni dalla quale ebbe un figlio, Carlo Felice, nato nel 1606 e battezzato nella parrocchia di S. Marcello. Il Greuter risulta sicuramente residente in questa parrocchia dal 1630 al 1636 con la famiglia del figlio Johann Friedrich e alcuni collaboratori: D. Widmann, aiutante intagliatore, e J. Widmer, garzone stampatore. Presso la bottega del Greuter - indicata dapprima lungo il Corso vicino a S. Marcello (per esempio nel 1608 e nel 1612) e poi, secondo la Pianta di Roma del 1618 edita dal Greuter all'insegna dell'Aquila nera, presso S. Tommaso in Parione - operò lo stampatore fiammingo Geert van Schayck, italianizzato in Gotifredo Scaicchi, genero del Greuter, avendone sposato la figlia Susanna nel 1615. Certamente alcune lastre di rame di questa bottega divennero proprietà nel 1648 di Greuter e F. De Rossi, confluendo successivamente nella Calcografia camerale. Negli anni tardi della sua vita gli Stati delle anime (1633-34) ricordano la casa del G., presso il confine con la parrocchia di S. Maria in Aquiro, come quella "dello stampatore" anche se non possiamo sapere se operasse in loco o in un altro edificio. Il successo professionale del Greuter a Roma fu immediato, testimoniato dal discreto numero di opere datate dei primissimi anni e dalla concessione ripetuta di privilegi decennali (1604, 1621), che avrebbero dovuto garantire all'artista l'esclusiva sulle sue creazioni, spesso, invece, copiate. L'ampio catalogo delle sue opere, suscettibile tuttavia di alcune integrazioni, è stato ricostruito da R. Zijlma, e conta centinaia di stampe, sia su fogli volanti sia inserite in libri. Se ne ricava la versatilità dell'artista, educatosi sugli esempi del tardo manierismo nordico e poi sempre più vicino alla cultura barocca romana, che si cimentò in molti campi, dall'invenzione figurativa autonoma all'incisione, da prototipi altrui alle immagini geografiche e architettoniche, sempre con risultati apprezzabili. Per la determinazione di un esatto catalogo il problema principale consiste nell'esistenza di numerose incisioni siglate "M.G.F." (o "M.G.f."), alcune delle quali incise a Roma negli anni Ottanta del XVI secolo, che non possono essere riferite al Greuter, poiché a questa data non risulta ancora arrivato in Italia, e che vanno dunque espunte dal suo catalogo, anche per le differenze stilistiche con la sua produzione precedente gli anni romani. Le prime incisioni datate del Greuter a Roma risalgono al 1604. In questo periodo vennero eseguite stampe sia su disegni di altri, spesso molto complessi, sia di sua invenzione. Cospicui i rapporti dei primi anni con gli oratoriani per i quali eseguì varie riproduzioni di Filippo Neri. Tra le numerose immagini di tipo documentaristico e devozionale devono essere ricordate quelle relative alle cerimonie per il matrimonio di Cosimo de' Medici con Maddalena d'Austria (1608: cinque incisioni) e gli apparati di canonizzazione di Carlo Borromeo (1610) e di Ignazio di Loyola (1622). Uno dei settori nei quali il Greuter sembrò conseguire maggior successo fu quello delle incisioni di soggetto topografico e architettonico. Nel 1618 pubblicò la grande e complessa pianta di Roma da lui disegnata e incisa, basata su accurate misurazioni e valutazioni dal vero (fu ripubblicata nel 1626 e nel 1638).