Ercole e Telefo

Riferimento: S39264
Autore Hendrick GOLTZIUS
Anno: 1592
Misure: 297 x 420 mm
2.500,00 €

Riferimento: S39264
Autore Hendrick GOLTZIUS
Anno: 1592
Misure: 297 x 420 mm
2.500,00 €

Descrizione

Bulino, 1592 circa, firmato in lastra, nell’angolo inferiore sinisto: HGoltzius sculpt. Cum privil / Sa. Ca. M. Nell’angolo destro, l’excudit: Herman Adolfz excud. Haerleman. Sul basamento, in basso al centro: HERCVLES [...] / Inscript’ Roman COMDVS IMPERATOR. Nel margine inferiore, a sinistra e a destra, due distici in latino di Theodorus Schrevelius: Telamonis autam victor Alcides subl, / Telamone natum Fovi, et Aiacem sinu / Spotijs teonis implicans votum dedi, / cut fata corpus vulnere intactum darent, e la firma: Schreve.. Al centro del margine inferiore: Statua antiqua Roma in palatio Pontifias belle vider, / opus posthumum. HGoltzy iam primum divulgatum Ano. M.D.C.XVII.

Esemplare nel secondo stato finale.

Ottima prova, impressa su carta vergata, sottili margini, in ottimo stato di conservazione. Tiratura tarda, riferibile alla fine del XVII secolo.

Durante un viaggio a Roma nel 1591, Goltzius eseguì più di quaranta disegni relativi alle statue antiche che aveva visto in Vaticano e in altre collezioni. Al suo ritorno a Haarlem, probabilmente intendeva inciderli come una serie; tuttavia, solo tre furono pubblicati dopo la sua morte da Herman Adolfsz, che aveva acquistato le lastre: Ercole Farnese, Ercole e Telefo e Apollo Belvedere.

Hirschmann sostenne che Goltzius doveva aver intagliato le lastre intorno al 1604 senza mai stamparle. Rifiutando una datazione anteriore, Hirschmann notò che van Mander avrebbe certamente menzionato queste grandi incisioni nello "Schilderboek" (1604) se all’epoca fossero già state stampate. Reznicek, al contrario, propose la data più plausibile del 1592, immediatamente successiva al ritorno dell'artista dall'Italia, notando che la tecnica è strettamente simile a quella della serie delle Nove Muse (1952).
È possibile che Goltzius avesse pianificato una serie più ampia di grandi incisioni di statue antiche e che quindi non avesse pubblicato queste prime tre lastre. Reznicek ha osservato che la scarsa qualità delle collezioni di incisioni di statue antiche potrebbe aver spinto Goltzius a preparare il proprio portfolio di schizzi mentre si trovava a Roma. Tuttavia, non è noto perché la serie non sia mai stata completata.

Tutte e tre le incisioni comprendono nel margine inferiore i versi del poeta e rettore della Scuola latina di Leida, Theodorus Schrevelius (1572-1649).

Attraverso l’uso sapiente e controllato di linee rigonfie e affusolate intervallate da punti, Goltzius usa la sua tecnica virtuosa per rendere sia la massa che la luminosità del marmo levigato.

La statua di Ercole e Telefo è una copia romana o adattamento di un originale greco bronzeo del IV secolo a.C. La statua, di grandi dimensi (2,12 m), mostra Ercole che indossa la sua pelle di leone, sostenendo un bambino sul suo braccio sinistro. La statua fu scoperta a Roma a Campo dei Fiori il 15 maggio 1507. Papa Giulio II fece immediatamente portare la scultura nel cortile del Belvedere (Musei Vaticani), dove prese posto vicino all'ingresso. Nel 1536 fu posta in una nicchia tra le statue dell'Apollo del Belvedere e di Cleopatra. Fu rimossa dal Belvedere per ordine di Napoleone che la trasferì in Francia nel 1798. Al suo ritorno nel 1816, non fu riportata nella sua nicchia nel Belvedere, ma nella Sala Rotonda del Vaticano, dove si può vedere oggi. Al momento della sua scoperta, fu raro esempio di antica statuaria monumentale in condizioni estremamente buone. Tommaso Inghirami, prefetto della Biblioteca Vaticana, identificava la statua come il dissoluto imperatore Commodo Commodo. Boissard in seguito avanzò l’ipotesi l'idea che il bambino fosse il servo di Commodo. Winckelmann sostenne che la statua rappresentava Ercole con il figlio Aiace, mentre E. Q. Visconti interpretava la coppia come Ercole con il figlio Telefo, identificazione ampiamente accettata e condivisa.

Bibliografia

TIB 144-2(2); Hollstein Dutch 146-2(2); New Hollstein Dutch 379; Strauss, n. 313.

Hendrick GOLTZIUS (Mulbrecht 1559 - Haarlem 1617)

Pittore e incisore olandese, nato a Millebrecht, nel ducato di Julich. Dopo aver studiato pittura su vetro per diversi anni presso lo studio del padre, venne iniziato all’uso del bulino da Dirk Volkertszoon Coornlert. Gli venne commissionato, da Philip Galle, un set di stampe sulla vita di Lucrezia. A 21 anni si sposò con una vedova in età avanzata, il cui patrimonio gli permise di stabilirsi ad Haarlem e aprire il suo studio personale; la sua pessima relazione con la donna, tuttavia, influenzò la sua salute al punto che decise di intraprendere un viaggio attraverso la Germania per giungere fino in Italia. Qui imparò ad apprezzare le opere di Michelangelo, cosa che lo portò a superare addirittura questo grande artista per la stravaganza e il grottesco dei suoi soggetti. Tornò ad Haaroem notevolmente migliorato in salute e ivi lavorò fino alla morte. Goltzius non deve essere giudicato meramente attraverso quei lavoro che lui stesso apprezzava di più, ovvero le eccentriche imitazioni di Michelangelo. I suoi ritratti, sebbene principalmente miniature, sono dei capolavori del genere, sia per la squisitezza delle finiture sia per lo studio dei singoli personaggi. Tra le sue opere migliori, un autoritratto a grandezza naturale è probabilmente il miglior esempio di quanto affermato. La serie dei sette cosiddetti "capolavori", così definiti per il loro tentativo di imitazione delle opere di maestri del passato, è stati sopravvalutata, molto probabilmente. Nella destrezza dell’utilizzo del bulino, Goltzius non è inferiore neanche a Dürer, ma le sue capacità tecniche spesso non sono egualmente assistite dalla qualità artistica. Tuttavia, le sue stravaganze ed eccentricità sono ampiamente controbilanciate dalla bellezza dell’esecuzione. Iniziò a dipingere all’età di quaranta due anni, ma nessuno dei suoi dipinti, alcuni dei quali oggi sono conservati nella collezione imperiale a Vienna, mostra particolare eccellenza. Realizzò anche qualche opera in chiaroscuro.

Bibliografia

TIB 144-2(2); Hollstein Dutch 146-2(2); New Hollstein Dutch 379; Strauss, n. 313.

Hendrick GOLTZIUS (Mulbrecht 1559 - Haarlem 1617)

Pittore e incisore olandese, nato a Millebrecht, nel ducato di Julich. Dopo aver studiato pittura su vetro per diversi anni presso lo studio del padre, venne iniziato all’uso del bulino da Dirk Volkertszoon Coornlert. Gli venne commissionato, da Philip Galle, un set di stampe sulla vita di Lucrezia. A 21 anni si sposò con una vedova in età avanzata, il cui patrimonio gli permise di stabilirsi ad Haarlem e aprire il suo studio personale; la sua pessima relazione con la donna, tuttavia, influenzò la sua salute al punto che decise di intraprendere un viaggio attraverso la Germania per giungere fino in Italia. Qui imparò ad apprezzare le opere di Michelangelo, cosa che lo portò a superare addirittura questo grande artista per la stravaganza e il grottesco dei suoi soggetti. Tornò ad Haaroem notevolmente migliorato in salute e ivi lavorò fino alla morte. Goltzius non deve essere giudicato meramente attraverso quei lavoro che lui stesso apprezzava di più, ovvero le eccentriche imitazioni di Michelangelo. I suoi ritratti, sebbene principalmente miniature, sono dei capolavori del genere, sia per la squisitezza delle finiture sia per lo studio dei singoli personaggi. Tra le sue opere migliori, un autoritratto a grandezza naturale è probabilmente il miglior esempio di quanto affermato. La serie dei sette cosiddetti "capolavori", così definiti per il loro tentativo di imitazione delle opere di maestri del passato, è stati sopravvalutata, molto probabilmente. Nella destrezza dell’utilizzo del bulino, Goltzius non è inferiore neanche a Dürer, ma le sue capacità tecniche spesso non sono egualmente assistite dalla qualità artistica. Tuttavia, le sue stravaganze ed eccentricità sono ampiamente controbilanciate dalla bellezza dell’esecuzione. Iniziò a dipingere all’età di quaranta due anni, ma nessuno dei suoi dipinti, alcuni dei quali oggi sono conservati nella collezione imperiale a Vienna, mostra particolare eccellenza. Realizzò anche qualche opera in chiaroscuro.