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| Riferimento: | A52123 |
| Autore | Michele MARIESCHI |
| Anno: | 1741 |
| Misure: | 467 x 335 mm |
| Riferimento: | A52123 |
| Autore | Michele MARIESCHI |
| Anno: | 1741 |
| Misure: | 467 x 335 mm |
Prospectus Urbis Venetiarum, prae caeteris magnifica, exhibens publica Aedificia, adstantia utrique lateri Plateae minoris D.Marci, respiciens mare
Tavola di dedica per la serie, con vista sulla Piazzetta e sul Palazzo Ducale, oltre il canale, e dedica al Principe di Beauvau-Craon.
Acquaforte, 1741, con titolo e legenda di sette rimandi alla veduta. Con stemma e dedica incisa; nell'angolo in basso a destra "Michl. Marieschi delt. et incit."
Dalla serie: Magnificentiores Selectioresque Urbis Venetiarum Prospectus.
Esemplare del secondo stato di quattro descritto da Succi, con il numero 2 in basso a sinistra.
Ottima impressione, stampata su carta vergata coeva con filigrana "tre lune", a pieni margini, in eccellenti condizioni.
L'album delle vedute di Venezia conobbe un grande successo e venne ristampato fino all'esaurimento delle lastre. Nel frontespizio, datato MDCCXLI, si dichiara che la raccolta si compone di sedici vedute (oltre al frontespizio e alla dedica): quattro tavole vennero aggiunte nel 1742.
Nell'inventario dei beni di Marieschi, compilato il 18 aprile 1743 su iniziativa della vedova ed erede Angela Fontana alla voce Libri, si legge: Libri d'Architettura corpi quarantaquattro di veduta in libro, sciolti di carte dieciotto l'uno fatti dal q.m sopradetto Marieschi, seguita dalla voce Carte di vedute sciolte N.º 416. Dalla descrizione si arguisce che la prima edizione comprendeva, in perfetta coincidenza con quanto dichiarato nel frontespizio, diciotto stampe, cioè le sedici vedute - sexdecim aereis tabulis - più il frontespizio e la dedica. Le altre quattro vedute, ultimate tra il 1741 e il 1742, furono inventariate genericamente tra le 416 Carte di vedute sciolte.
Bibliografia
D. Succi, La Serenissima nello Specchi di Rame, pp. 238-257, n. 9 II/IV.
Michele MARIESCHI (Venezia,1710 - Venezia, 18 Gennaio 1743)
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Fu incisore e pittore di vedute e di capricci, ma non si conoscono i dettagli del suo apprendistato. L’affermazione di una fonte settecentesca secondo cui egli iniziò a lavorare con il padre, dal quale «fu presto in grado di staccarsi […] e di portarsi in Germania» (Guarienti, p. 380), fu accolta con convinzione nel passato, ma è stata confutata dalla critica più recente (Succi, 1989; Manzelli, 1991). Sembra probabile che abbia iniziato la carriera come progettista di scene: la sua prima attività registrata, nel 1731, fu la realizzazione, per conto dell’impresario Francesco Tasso, della scena per la celebrazione del Giovedì Grasso in Piazzetta a Venezia. Successivamente, influenzato da Marco Ricci e Luca Carlevaris, iniziò a dipingere capricci e vedute. Notevole, anche se non vastissimo, è il corpus di incisioni del Marieschi: si tratta di traduzioni all’acquaforte di scenari in massima parte desunti da prototipi dipinti, sebbene ricchi di varianti utili a documentare la storia edilizia di Venezia. Sulla scia di quanto A. Visentini andava facendo con le vedute canalettiane, il Marieschi cercò ulteriore notorietà commerciale con queste tavole, in cui dimostra tecnica e ispirazione non comuni, insieme con uno stile grafico sottile e preciso.
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Michele MARIESCHI (Venezia,1710 - Venezia, 18 Gennaio 1743)
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Fu incisore e pittore di vedute e di capricci, ma non si conoscono i dettagli del suo apprendistato. L’affermazione di una fonte settecentesca secondo cui egli iniziò a lavorare con il padre, dal quale «fu presto in grado di staccarsi […] e di portarsi in Germania» (Guarienti, p. 380), fu accolta con convinzione nel passato, ma è stata confutata dalla critica più recente (Succi, 1989; Manzelli, 1991). Sembra probabile che abbia iniziato la carriera come progettista di scene: la sua prima attività registrata, nel 1731, fu la realizzazione, per conto dell’impresario Francesco Tasso, della scena per la celebrazione del Giovedì Grasso in Piazzetta a Venezia. Successivamente, influenzato da Marco Ricci e Luca Carlevaris, iniziò a dipingere capricci e vedute. Notevole, anche se non vastissimo, è il corpus di incisioni del Marieschi: si tratta di traduzioni all’acquaforte di scenari in massima parte desunti da prototipi dipinti, sebbene ricchi di varianti utili a documentare la storia edilizia di Venezia. Sulla scia di quanto A. Visentini andava facendo con le vedute canalettiane, il Marieschi cercò ulteriore notorietà commerciale con queste tavole, in cui dimostra tecnica e ispirazione non comuni, insieme con uno stile grafico sottile e preciso.
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