Paesaggio con donna alla fontana

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Riferimento: A50103
Autore Giovanni Antonio Canal detto CANALETTO
Anno: 1735 ca.
Misure: 205 x 135 mm
2.500,00 €

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Riferimento: A50103
Autore Giovanni Antonio Canal detto CANALETTO
Anno: 1735 ca.
Misure: 205 x 135 mm
2.500,00 €

Descrizione

Acquaforte, circa 1735, firmata in lastra in basso a sinistra con le iniziali A.C.

Della serie Vedute altre prese da i luoghi altre ideate da Antonio Canal. Esemplare nel terzo stato finale, con la crepa di lastra nel muro di destra dell’edificio.

Bellissima prova, impressa su carta vergata con parziale filigrana “R”, con piccoli margini, in ottimo stato di conservazione.

Probabilmente una delle prime incisioni del Canaletto, come osserva Dario Succi: “Non sono giustificate le due varianti del secondo stato proposte da Bromberg (1993, p. 155) e i tre stati aggiunti da Montecuccoli (2002, p. 274) basati sulla lunghezza della crepa della lastra di rame: non si si tratta di modifiche apportate dall'artista sulla lastra, ma di variazioni causate dalla progressiva usura del rame. Lo stato finale descritto da Bromberg, recante la scritta Canal sovrapposta alla sigla A.C., di cui esiste un unico esemplare inserito nell'album Zanetti di Berlino, va considerato come una curiosa variante del terzo stato essendo impossibile, come rilevato da Montecuccoli (2002, p. 275), che l'album appartenuto a Zanetti (morto nel 1768) potesse contenere "un ultimo stato, necessariamente remondiniano e per di più molto tardo". Per Pallucchini (1945, p. 15) questa acquaforte e gli altri piccoli paesaggi di soggetto alfine, omogenei per ispirazione e vivacità espressiva, costituirebbero il frutto ultimo di una innovazione operata nella tecnica incisoria, sottratta alla logica ed alla coerenza della sua sintassi particolare per venire sciolta "in una fluidità di segno quasi provvisoria, rapidissima, stracciata". Anche Pittaluga (1952, p. 65) considerava che queste stampe fossero le ultime eseguite, per l'intuito apertamente impressionistico della luce e per la insuperabile capacità della tecnica fluida, libera e scorrevole: "La mancanza di un interesse intrinseco del soggetto, di un rapporto di somiglianza con una veduta reale, induce l'artista ad abbandonarsi illimitatamente al sogno, al ricordo". Pur dando atto dello straordinario valore poetico di questi fogli, capovolgendo la tesi dei due studiosi, è da ritenere che essi segnino l'inizio dell'esperienza incisoria di Canaletto proprio per le caratteristiche del segno guizzante, molto prossimo alla gestualità di alcuni disegni del maestro veneziano, qui ancora impegnato nella ricerca di un autonomo linguaggio incisorio. Importanti indizi a favore della precocità di questo foglio, quasi certamente il primo eseguito intorno al 1740, sono la mancanza della linea di inquadramento e la sigla con le iniziali A.C. posta in basso all'interno dell'immagine: due dettagli mai più ripetuti” (cfr. La Serenissima nello specchio di rame. Splendore di una civiltà figurativa del Settecento. L’opera completa dei Grandi Maestri veneti, I p. 273).

Bibliografia

Dario Succi, La Serenissima nello specchio di rame. Splendore di una civiltà figurativa del Settecento. L’opera completa dei Grandi Maestri veneti, II, p. 273, n. 2, III/III; Bromberg 1993, Canaletto's etchings, revised and enlarged edition of the catalogue raisonné (29.II.A); De Vesme 1906, Le peintre-graveur italien (26).

Giovanni Antonio Canal detto CANALETTO (Venezia 1697 – 1768)

Meglio conosciuto come Canaletto (in quanto figlio del pittore Bernardo Canal), era un artista veneziano, famoso per i suoi paesaggi e le vedute di Venezia, prodotte per essere vendute come corrispettivo delle moderne cartoline per i pochi facoltosi che potevano permetterselo. Fece il suo apprendistato presso il padre e il fratello; iniziò la sua carriera come pittore di scenografie teatrali, seguendo le orme del padre. Si ispirò spesso al vedutista romano Giovanni Paolo Pannini e iniziò a dipingere nel suo famoso stile topografico dopo la sua visita a Roma del 1719. La sua prima opera firmata e datata è il Capriccio Architettonico (1723, Milano, collezione privata). Uno dei suoi pezzi migliori rimane Il cortile dello scalpellino (1729, Londra National Gallery), che rappresenta un umile sobborgo lavorativo della città di Londra. Tuttavia, Canaletto è più conosciuto per le grandi scene raffiguranti i canali di Venezia e per il Palazzo del Doge. Molte delle sue prime opere, contrariamente alle usanze dell’epoca, erano dipinte “dal vivo”, anziché dopo la preparazione di schizzi, studi di scene che venivano elaborati, successivamente, nelle botteghe degli artisti. Anche alcune delle ultime opere vennero realizzate in questo modo, come si evince dalla tendenza a raffigurare le figure distanti come piccole macchie di colore, effetto prodotto dall’utilizzo della camera oscura, che sbiadisce gli oggetti lontani. Molte delle sue opere venivano vendute agli inglesi che facevano il loro Grand Tour, soprattutto da Joseph Smith (che venne poi nominato console Inglese a Venezia nel 1744). Smith, infatti, fece le veci dell’agente di Canaletto, facendo da intermediatore nelle vendite agli inglesi. Negli anni 40 del 1700, il mercato promettente di Canaletto venne sconvolto dalla Guerra di Secessione Austriaca, che portò alla diminuzione del numero di visitatori britannici a Venezia. Smith si occupò dunque della pubblicazione di una serie di acqueforti di capricci, ma i guadagni non furono sufficientemente alti e nel 1746 Canaletto si trasferì a Londra, per essere inserito a pieno nel “suo” mercato. Rimase in Inghilterra fino al 1755, realizzando vedute di Londra e dei castelli dei suoi mecenati. In generale, questo periodo non è affatto soddisfacente, in parte anche perché la qualità del lavoro di Canaletto andava lentamente diminuendo. Le sue opere, infatti, risultano piuttosto ripetitive e poco fluide, come da tradizione, e diventano meccaniche al punto che il critico inglese George Vertue insinuò che l’uomo che dipingeva col nome di Canaletto fosse un impostore. Canaletto diede dimostrazione pubblica del suo lavoro per smentire tale accusa: tuttavia al sua reputazione non si riebbe mai a pieno dalle critiche mosse. Dopo il rientro a Venezia, venne eletto membro dell’Accademia Veneziana nel 1763. Continuò a dipingere fino alla sua morte, avvenuta nel 1768. Negli ultimi anni lavorò molto spesso riprendendo vecchi schizzi realizzati in precedenza, ma abbiamo anche prova di opere di rara originalità.

Giovanni Antonio Canal detto CANALETTO (Venezia 1697 – 1768)

Meglio conosciuto come Canaletto (in quanto figlio del pittore Bernardo Canal), era un artista veneziano, famoso per i suoi paesaggi e le vedute di Venezia, prodotte per essere vendute come corrispettivo delle moderne cartoline per i pochi facoltosi che potevano permetterselo. Fece il suo apprendistato presso il padre e il fratello; iniziò la sua carriera come pittore di scenografie teatrali, seguendo le orme del padre. Si ispirò spesso al vedutista romano Giovanni Paolo Pannini e iniziò a dipingere nel suo famoso stile topografico dopo la sua visita a Roma del 1719. La sua prima opera firmata e datata è il Capriccio Architettonico (1723, Milano, collezione privata). Uno dei suoi pezzi migliori rimane Il cortile dello scalpellino (1729, Londra National Gallery), che rappresenta un umile sobborgo lavorativo della città di Londra. Tuttavia, Canaletto è più conosciuto per le grandi scene raffiguranti i canali di Venezia e per il Palazzo del Doge. Molte delle sue prime opere, contrariamente alle usanze dell’epoca, erano dipinte “dal vivo”, anziché dopo la preparazione di schizzi, studi di scene che venivano elaborati, successivamente, nelle botteghe degli artisti. Anche alcune delle ultime opere vennero realizzate in questo modo, come si evince dalla tendenza a raffigurare le figure distanti come piccole macchie di colore, effetto prodotto dall’utilizzo della camera oscura, che sbiadisce gli oggetti lontani. Molte delle sue opere venivano vendute agli inglesi che facevano il loro Grand Tour, soprattutto da Joseph Smith (che venne poi nominato console Inglese a Venezia nel 1744). Smith, infatti, fece le veci dell’agente di Canaletto, facendo da intermediatore nelle vendite agli inglesi. Negli anni 40 del 1700, il mercato promettente di Canaletto venne sconvolto dalla Guerra di Secessione Austriaca, che portò alla diminuzione del numero di visitatori britannici a Venezia. Smith si occupò dunque della pubblicazione di una serie di acqueforti di capricci, ma i guadagni non furono sufficientemente alti e nel 1746 Canaletto si trasferì a Londra, per essere inserito a pieno nel “suo” mercato. Rimase in Inghilterra fino al 1755, realizzando vedute di Londra e dei castelli dei suoi mecenati. In generale, questo periodo non è affatto soddisfacente, in parte anche perché la qualità del lavoro di Canaletto andava lentamente diminuendo. Le sue opere, infatti, risultano piuttosto ripetitive e poco fluide, come da tradizione, e diventano meccaniche al punto che il critico inglese George Vertue insinuò che l’uomo che dipingeva col nome di Canaletto fosse un impostore. Canaletto diede dimostrazione pubblica del suo lavoro per smentire tale accusa: tuttavia al sua reputazione non si riebbe mai a pieno dalle critiche mosse. Dopo il rientro a Venezia, venne eletto membro dell’Accademia Veneziana nel 1763. Continuò a dipingere fino alla sua morte, avvenuta nel 1768. Negli ultimi anni lavorò molto spesso riprendendo vecchi schizzi realizzati in precedenza, ma abbiamo anche prova di opere di rara originalità.