Apparizione della Vergine a S. Simone Stock

Riferimento: S46044
Autore Giandomenico TIEPOLO
Anno: 1750 ca.
Misure: 395 x 605 mm
3.000,00 €

Riferimento: S46044
Autore Giandomenico TIEPOLO
Anno: 1750 ca.
Misure: 395 x 605 mm
3.000,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1749-50 circa, da un soggetto di Giovanni Battista Tiepolo.

Esemplare del primo stato di due, avanti il numero 40 in alto a sinistra.

Dettagli editoriali in basso, nel margine bianco, 'Joanes Bapt.a Tiepolo inveniens et pingens ... Domi.us Filius delineavit et incidit.'

L'incisione, raffigurante la consegna della scapolare a San Simone Stock da parte della Vergine, deriva da una tela dipinta da Giovanni Battista tra gli anni 1740 e 1743 per la Scuola dei Carmini, a Venezia. L'iscrizione sulla stele di pietra, seppur incompleta, consente di assegnare al 1759 la realizzazione del rame secondo alcuni (cfr. VESME, 1906, p. 408 n. 57; RIZZI, 1970, scheda n. 95). Tuttavia, Succi riconduce la datazione dell'acquaforte al 1749-50: “La magnifica acquaforte rappresenta uno dei capolavori di Giandomenico, che ha tradotto sul rame il grandioso comparto centrale del ciclo della Scuola Grande dei Carmini a Venezia, in cui un angelo sta porgendo uno scapolare che aiuterà i vivi a salvarsi e le anime purganti a raggiungere la pace (Gemin, Pedrocco 1993, n. 275). La data, parzialmente visibile - nella stampa - sulla lastra di pietra in primo piano, in basso, da leggersi non MDCCLIX (come proponevano Rizzi [1971, n. 98] e Russel [1972, n. 94]), ma MDC-CXLIX, secondo l'intuizione di Knox (1976, n. 53), è riferibile al laborioso e prolungato compimento del dipinto, mentre l'acquaforte fu eseguita tra il 1749 e il 1750. Ne è conferma la presenza al recto dell'Indice con la descrizione: "1 Altro sofitto dipinto in Chiesa della madona del Carmine con molte figure". L'incisione risulta menzionata da Zanetti (1771, p. 560) tra le Stampe tratte da pitture di Giambattista Tiepolo: "È intagliato parimenti da esso Gian Domenico lo scompartimento maggiore del soffitto ch'è - nella Scuola del Carmine, con la B.V. in gloria su monte Carmelo". Nelle prime tre edizioni del Catalogo di Giandomenico la stampa figura al n. 40 con il titolo “B.V. del Carmelo, che da lo scapolare al B. Simon, coll'Anima del Purg.rio nella S.la del Carm. in Ven."; nell'ultima edizione è descritta al n. 34: “Soffitto della B.V del Carmine” (cfr. D. Succi, La Serenissima nello specchio di rame, p. 537).

Simone Stock, all’epoca anziano superiore generale dell’ordine carmelitano, in un periodo tutt'altro che florido per l'Ordine, rivolse un'accorata richiesta di aiuto a Maria, che rispose donandogli un "abitino" (lo Scapolare), segno e pegno della sua protezione materna: chi lo indosserà non patirà il fuoco eterno.

L’apparizione - 16 luglio del 1251 - è menzionata da alcuni dei testi più antichi dell’ordine. Fra tutti, I Fioretti di Nostra Signora del Monte Carmelo, testo di spiritualità carmelitana del 1461 circa, scritto dal religioso carmelitano Nicola Calciuri.

Il Carmelo è una catena montuosa dell’Alta Galilea dove il profeta Elia raccolse i primi gruppi di fedeli per testimoniare la purezza della fede in Dio e in seguito si stabilirono comunità monastiche cristiane. Nel tempo gli eremiti del Monte Carmelo si organizzarono in un vero e proprio ordine religioso formalmente riconosciuto nel 1226. Nel 1235 i Carmelitani lasciarono l’Oriente a causa delle incursioni dei Saraceni e si trasferirono in Europa. Simone Stock (1165 circa – 16 maggio 1265) era il priore dell’ordine quando il 16 luglio 1251 la Madonna gli apparve e gli consegnò uno scapolare (una striscia in tessuto) spiegando che chi fosse morto indossandolo avrebbe evitato le pene del Purgatorio. Da allora la Chiesa festeggia la Madonna del Carmelo il 16 luglio.

Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, tracce di colla e minime abrasioni al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

A. D. Vesme, Le peintre-graveur italien: ouvrage faisant suite au Peintre-graveur de Bartsch, Milano 1906, p. 408 n. 57; A. Rizzi, L'opera grafica dei Tiepolo. Le acqueforti, Milano 1971, p. 222 n. 98; D. Succi, La Serenissima nello specchio di rameSplendore di una civiltà figurativa del Settecento, L’opera completa dei Grandi Maestri veneti, p. 537, n. 44 I/II.

 

Giandomenico TIEPOLO (Venezia 1727 - 1804)

Il più grande dei figli di Giambattista sopravvissuti, entrò nello studio del padre all’inizio degli anni '40 del 1700, dove studiò l’arte paterna copiando disegni e acqueforti del maestro. Nel 1747, all’età di 20 anni, Giandomenico dipinse un ciclo di 14 tele, la Via Crucis per l’Oratorio del Crocifisso a S. Polo a Venezia (in situ). Evitò qualsiasi accenno alla magniloquenza di Giambattista e creò delicate scene che ritraevano la sofferenza del Cristo, il dolore dei suoi seguaci e la freddezza degli spettatori casuali in uno stile molto schietto. Dal 1750 al 1770 Giandomenico fu sia assistente e associato del padre, sia artista indipendente, sebbene a volte i ruoli non fossero del tutto chiari. Dal 1750 al 1753 prepararono ed eseguirono gli affreschi decorativi nella Würzburg Residenz, ma Giandomenico stava anche realizzando un certo numero di lavori individuali, come la Istituzione dell’Eucaristia (1753; Copenhagen, Stat. Mus. Kst). Quest’opera è dipinta con stile semplice e diretto, tipico della sua arte, sia dal punto di vista del soggetto (si veda ad esempio il Minuetto, 1755; Barcellona, Mus. A. Catalunya) e quello della composizione (ad esempio I Quattro Santi Camaldolesi, 1756; Verona, Castelvecchio, in cui le figure sono raggruppate insieme).

Giandomenico TIEPOLO (Venezia 1727 - 1804)

Il più grande dei figli di Giambattista sopravvissuti, entrò nello studio del padre all’inizio degli anni '40 del 1700, dove studiò l’arte paterna copiando disegni e acqueforti del maestro. Nel 1747, all’età di 20 anni, Giandomenico dipinse un ciclo di 14 tele, la Via Crucis per l’Oratorio del Crocifisso a S. Polo a Venezia (in situ). Evitò qualsiasi accenno alla magniloquenza di Giambattista e creò delicate scene che ritraevano la sofferenza del Cristo, il dolore dei suoi seguaci e la freddezza degli spettatori casuali in uno stile molto schietto. Dal 1750 al 1770 Giandomenico fu sia assistente e associato del padre, sia artista indipendente, sebbene a volte i ruoli non fossero del tutto chiari. Dal 1750 al 1753 prepararono ed eseguirono gli affreschi decorativi nella Würzburg Residenz, ma Giandomenico stava anche realizzando un certo numero di lavori individuali, come la Istituzione dell’Eucaristia (1753; Copenhagen, Stat. Mus. Kst). Quest’opera è dipinta con stile semplice e diretto, tipico della sua arte, sia dal punto di vista del soggetto (si veda ad esempio il Minuetto, 1755; Barcellona, Mus. A. Catalunya) e quello della composizione (ad esempio I Quattro Santi Camaldolesi, 1756; Verona, Castelvecchio, in cui le figure sono raggruppate insieme).