Imago Spectaculi, quod in Foro D. Marci Magnis Russie Ducibus [...] IX. Febr. MDCCLXXXII

Riferimento: S42511
Autore Giacomo Leonardis
Anno: 1782
Misure: 725 x 470 mm
1.500,00 €

Riferimento: S42511
Autore Giacomo Leonardis
Anno: 1782
Misure: 725 x 470 mm
1.500,00 €

Descrizione

Imago Spectaculi, quod in Foro D. Marci Magnis Russie Ducibus Nicolaus et Philippus Calbus Sapientes Aerario Prefecti ex S.C. exhibuerunt IX. Febr. MDCCLXXXII.

Rappresenta un fastoso corteo storico in Piazza San Marco, addobbata a festa per la visita dei Gran Duchi di Russia nella città, il 24 gennaio 1782.

“Nel gennaio 1782 furono ospiti di Venezia i principi russi Paolo Petrovich e sua moglie Maria Teodorovna. Il programma delle feste organizzate in loro onore fu particolarmente intenso: oltre alle regate sul Canal Grande si allestì il teatro S. Benedetto per la cena e il ballo; nella piazza San Marco si costruì un’arena per ospitare le sfilate di carri allegorici la caccia al toro. La direzione generale dell’organizzazione venne affidata ai "Nobili Saggi" Nicolò Michiel e Filippo Calbo, che per realizzare i complessi apparati richiesti dalle manifestazioni si valsero dell'opera dell'architetto Giannantonio Selva e degli scenografi Antonio Mauro ed Antonio Codognato.

L'incisione di Leonardis, su disegno di Domenico Fossati, ci propone l’insolita immagine di Piazza S. Marco trasformata in arena con la costruzione di un ampio anfiteatro, chiuso verso la basilica da un baroccheggiante arco trionfale e verso S. Geminiano da un prospetto di palazzo posticcio. Nell’arena sfila il corteo composto da cinque carri allegorici trainati da buoi e raffiguranti il Trionfo della Pace.

La veduta incisa da Leonardis molto simile al disegno di Francesco Guardi, Sfilate di carri allegorici in Piazza S. Marco del Kupferstichkabinett di Berlino. Il disegno preparatorio del dipinto appartenente alla colle- zione Cini (Morassi, 1973, 1. n. 257) reca, in basso a sinistra, l’iscrizione di Franc. Guardi delin; probabilmente l’autore pensava di destinarlo all’incisione” (cfr. Succi in 'Da Carlevaris ai Tiepolo', 1983, p. 212).

Leonardis nacque a Palmanova il 9 marzo 1723 e, rimasto orfano, nel 1741 si trasferì a Venezia, alla scuola di Giambattista Tiepolo dove ottenne un premio nell’anno d’istituzione dell’Accademia del Nudo. Nel 1745 passò all’incisione su rame e probabilmente lavorò nella bottega di Joseph Wagner. Fu soprattutto incisore di riproduzione (traduzione di invenzioni altrui) e più raramente fu “peintre-graveur”, incisore su disegno di propria creazione. È sua l’innovazione tecnica dell’abbinamento di acquaforte e bulino nell’intaglio in rame. Apprezzato per la sicurezza del bulino e per l’abilità nel trasporre l’originale con esattezza e con fedeltà ai valori pittorici nei contrasti di chiaro e di scuro, l’artista rasentò spesso l’eccessivo virtuosismo. Ma seppe dimostrare anche autonomia ed «estro creativo» sia nella tecnica che nell’interpretazione dell’opera. L’esperienza di straordinaria ricchezza grafica vissuta nello studio dei Tiepolo lo aveva predisposto alla sensibilità traduttiva delle specifiche qualità cromatiche degli originali di Giambattista e Giandomenico, momento migliore del suo impegno.

Acquaforte e bulino, 1782, firmata in lastra in basso. Bellissima prova, impressa su un grande foglio reale di carta vergata coeva, rifilata al rame, piccole ossidazioni, per il resto in buono stato di conservazione.

Rara stampa celebrativa d’occasione.

Bibliografia

Rodolfo Gallo, 'L'incisione nel '700 a Venezia e a Bassano', Venice 1941, p. 50; M. L. Frangia in Arte Veneta 1971, Giacomo Leonardi, incisore di riproduzione; Dario Succi in 'Da Carlevaris ai Tiepolo', 1983, pp. 194-217, n. 249.

Giacomo Leonardis (Palmanova 1723 - Venezia 1797)

Nacque a Palmanova il 9 marzo 1723 da Giovanni Battista e da Anna Frigali. Rimasto orfano, fu allevato da uno zio religioso che ne capì l’inclinazione per il disegno e lo collocò per un primo alunnato in patria nella bottega di Pietro Bainville, pittore e ritrattista di origine francese. Nel 1741 si trasferì a Venezia, alla scuola di Giambattista Tiepolo e ottenne un premio nell’anno d’istituzione dell’Accademia del Nudo. Non sono note sue opere di questo periodo. Nel 1745 passò all’incisione su rame e probabilmente lavorò nella bottega di Joseph Wagner (presente a Venezia dal 1739, artefice principale della riqualificazione dell’arte incisoria e dell’editoria illustrata). Nel 1750 lavorava già autonomamente, forse in casa, a Cannaregio (Corte dei Grassi), quando incise il ritratto di Maria Crucifixa Satellico per l’apertura del primo capitolo della Vita della monaca francescana scritta da G.B. Scaramelli. Fu incaricato di incidere i biglietti d’invito della Veneta pubblica Accademia (cui dal 1756 furono ammessi alcuni membri della Corporazione degli incisori veneziani e, tra i primi, G.B. Tiepolo). Fu soprattutto incisore di riproduzione (traduzione di invenzioni altrui), da solo o per il tramite di un disegnatore; più raramente fu “peintre-graveur”, incisore d’invenzione (su disegno di propria creazione). È sua l’innovazione tecnica dell’abbinamento di acquaforte e bulino nell’intaglio in rame. Apprezzato per la sicurezza del bulino e per l’abilità nel trasporre l’originale con esattezza e con fedeltà ai valori pittorici nei contrasti di chiaro e di scuro, l’artista rasentò spesso l’eccessivo virtuosismo. Ma seppe dimostrare anche autonomia ed «estro creativo» sia nella tecnica che nell’interpretazione dell’opera. L’esperienza di straordinaria ricchezza grafica vissuta nello studio dei Tiepolo lo aveva predisposto alla sensibilità traduttiva delle specifiche qualità cromatiche degli originali di Giambattista e Giandomenico, momento migliore del suo impegno. Realizzò stampe sciolte e per illustrazione di album e di libri, riproducendo opere diverse per datazione, soggetto e stile: quadri e disegni di raccolte private, tra gli altri di Tintoretto, di Giulio Carpioni, di Giuseppe Crespi, di Sebastiano e Marco Ricci, di Pietro Tempesta e opere create appositamente dai contemporanei per essere riprodotte. Nella vasta gamma della produzione editoriale si contano illustrazioni tratte da disegni di Francesco Fontebasso, di Gaetano Zompini e soprattutto di Pietro Antonio Novelli, per antiporte, frontespizi e decorazioni varie (testatine, vignette, capilettera decorati da figure o da paesaggi, finalini). Nelle edizioni di lusso per bibliofili e amatori diede le prove migliori, a iniziare dagli autori classici italiani illustrati, come Le Rime di Francesco Petrarca (II ed., Venezia, A. Zatta, 1756), corredate dalla Dichiarazione de’ rami contenuti nei due tomi, dove le vignette finali sono incise dal L. sui disegni di G. Zompini e F. Fontebasso. La Divina Commedia (Venezia, A. Zatta, 1757) contiene sette tavole incise a piena pagina nel Purgatorio in apertura di canto, su invenzione di G. Diziani, M. A. Schiavonio, F. Fontebasso. Lo Zatta in seguito gli affidò la tavola di apertura del canto XXI (Il ferimento di Ermonide d’Olanda) dell’Orlando furioso di m. Ludovico Ariosto (1772-73). Per il Goffredo, ovvero Gerusalemme liberata (nuova edizione arricchita di figure in rame, Venezia, A. Groppo, 1760-61), incise, su disegno di B. Castelli, 20 tavole (una all’inizio di ogni canto) e su disegno di P.A. Novelli l’antiporta, il ritratto (Vera effigie di Torquato Tasso […]), cartigli, vignette, testate e finali. Le illustrazioni inserite in “gratulatorie” per l’assunzione a cariche pubbliche e in raccolte per nozze o monacazioni di esponenti del patriziato (1757-62) risultano opere di scarso valore letterario, ma di alta qualità esteriore e con incisioni di pregio. Oltre ad alcune edizioni economiche, come le Memorie del barone di Trenck comandante de’ Panduri, scritte da lui medesimo, il L. verso il 1760 condusse pure un’intensa attività di illustratore di libri, cominciò a lavorare in una propria calcografia, nella contrada di Santa Sofia. Al 1765 risale anche Sentimenti di pietà, e devozione verso Gesù Cristo […], l’unica pubblicazione illustrata stampata a Udine dove solo l’ultima illustrazione è firmata (I. LEONARDIS PALMA SCUL.) ed eccezionalmente dichiara la sua origine palmarina. Per quanto riguarda le incisioni sciolte, alcune raccolte in serie, realizzò nella propria bottega «in Venezia appo Giacomo Leonardis» l’importante Raccolta di dipinti da collezioni veneziane di 19 stampe, disegnata e incisa dal 1762 al 1766 (un secondo stato fu realizzato presso F. Aglietti). Con il 1773 può dirsi conclusa l’attività calcografica in proprio, vuoi per la concorrenza vuoi per le difficoltà economiche. Parallelamente, nel decennio 1760-70 erano uscite altre pubblicazioni d’occasione con incisioni del L. Al decennio successivo appartengono, per quanto riguarda i fogli sciolti a tema religioso disegnati e incisi o solo incisi da L. alcuni considerati fra le sue opere migliori. Le incisioni di soggetto religioso, infatti, sciolte o per libri agiografici e di culto, di dimensioni generalmente ridotte, consentendo pochi virtuosismi risultano piuttosto impersonali. Di questo decennio sono anche le illustrazioni per pubblicazioni di carattere storico-archeologico e scientifico-geografico, per lo più di utilizzo funzionale e scolastico, realizzate con precisione e senza inventiva. Tra esse i Fossili, le vedute di città e i costumi contenuti nel Viaggio in Dalmazia dell’Abate Alberto Fortis. Il L. si spense a causa di una polmonite il 6 marzo 1797, a 74 anni, a Venezia, in una casa sotto la parrocchia di S. Sofia (cfr. Cristina Donazzolo, in DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI FRIULANI).

Giacomo Leonardis (Palmanova 1723 - Venezia 1797)

Nacque a Palmanova il 9 marzo 1723 da Giovanni Battista e da Anna Frigali. Rimasto orfano, fu allevato da uno zio religioso che ne capì l’inclinazione per il disegno e lo collocò per un primo alunnato in patria nella bottega di Pietro Bainville, pittore e ritrattista di origine francese. Nel 1741 si trasferì a Venezia, alla scuola di Giambattista Tiepolo e ottenne un premio nell’anno d’istituzione dell’Accademia del Nudo. Non sono note sue opere di questo periodo. Nel 1745 passò all’incisione su rame e probabilmente lavorò nella bottega di Joseph Wagner (presente a Venezia dal 1739, artefice principale della riqualificazione dell’arte incisoria e dell’editoria illustrata). Nel 1750 lavorava già autonomamente, forse in casa, a Cannaregio (Corte dei Grassi), quando incise il ritratto di Maria Crucifixa Satellico per l’apertura del primo capitolo della Vita della monaca francescana scritta da G.B. Scaramelli. Fu incaricato di incidere i biglietti d’invito della Veneta pubblica Accademia (cui dal 1756 furono ammessi alcuni membri della Corporazione degli incisori veneziani e, tra i primi, G.B. Tiepolo). Fu soprattutto incisore di riproduzione (traduzione di invenzioni altrui), da solo o per il tramite di un disegnatore; più raramente fu “peintre-graveur”, incisore d’invenzione (su disegno di propria creazione). È sua l’innovazione tecnica dell’abbinamento di acquaforte e bulino nell’intaglio in rame. Apprezzato per la sicurezza del bulino e per l’abilità nel trasporre l’originale con esattezza e con fedeltà ai valori pittorici nei contrasti di chiaro e di scuro, l’artista rasentò spesso l’eccessivo virtuosismo. Ma seppe dimostrare anche autonomia ed «estro creativo» sia nella tecnica che nell’interpretazione dell’opera. L’esperienza di straordinaria ricchezza grafica vissuta nello studio dei Tiepolo lo aveva predisposto alla sensibilità traduttiva delle specifiche qualità cromatiche degli originali di Giambattista e Giandomenico, momento migliore del suo impegno. Realizzò stampe sciolte e per illustrazione di album e di libri, riproducendo opere diverse per datazione, soggetto e stile: quadri e disegni di raccolte private, tra gli altri di Tintoretto, di Giulio Carpioni, di Giuseppe Crespi, di Sebastiano e Marco Ricci, di Pietro Tempesta e opere create appositamente dai contemporanei per essere riprodotte. Nella vasta gamma della produzione editoriale si contano illustrazioni tratte da disegni di Francesco Fontebasso, di Gaetano Zompini e soprattutto di Pietro Antonio Novelli, per antiporte, frontespizi e decorazioni varie (testatine, vignette, capilettera decorati da figure o da paesaggi, finalini). Nelle edizioni di lusso per bibliofili e amatori diede le prove migliori, a iniziare dagli autori classici italiani illustrati, come Le Rime di Francesco Petrarca (II ed., Venezia, A. Zatta, 1756), corredate dalla Dichiarazione de’ rami contenuti nei due tomi, dove le vignette finali sono incise dal L. sui disegni di G. Zompini e F. Fontebasso. La Divina Commedia (Venezia, A. Zatta, 1757) contiene sette tavole incise a piena pagina nel Purgatorio in apertura di canto, su invenzione di G. Diziani, M. A. Schiavonio, F. Fontebasso. Lo Zatta in seguito gli affidò la tavola di apertura del canto XXI (Il ferimento di Ermonide d’Olanda) dell’Orlando furioso di m. Ludovico Ariosto (1772-73). Per il Goffredo, ovvero Gerusalemme liberata (nuova edizione arricchita di figure in rame, Venezia, A. Groppo, 1760-61), incise, su disegno di B. Castelli, 20 tavole (una all’inizio di ogni canto) e su disegno di P.A. Novelli l’antiporta, il ritratto (Vera effigie di Torquato Tasso […]), cartigli, vignette, testate e finali. Le illustrazioni inserite in “gratulatorie” per l’assunzione a cariche pubbliche e in raccolte per nozze o monacazioni di esponenti del patriziato (1757-62) risultano opere di scarso valore letterario, ma di alta qualità esteriore e con incisioni di pregio. Oltre ad alcune edizioni economiche, come le Memorie del barone di Trenck comandante de’ Panduri, scritte da lui medesimo, il L. verso il 1760 condusse pure un’intensa attività di illustratore di libri, cominciò a lavorare in una propria calcografia, nella contrada di Santa Sofia. Al 1765 risale anche Sentimenti di pietà, e devozione verso Gesù Cristo […], l’unica pubblicazione illustrata stampata a Udine dove solo l’ultima illustrazione è firmata (I. LEONARDIS PALMA SCUL.) ed eccezionalmente dichiara la sua origine palmarina. Per quanto riguarda le incisioni sciolte, alcune raccolte in serie, realizzò nella propria bottega «in Venezia appo Giacomo Leonardis» l’importante Raccolta di dipinti da collezioni veneziane di 19 stampe, disegnata e incisa dal 1762 al 1766 (un secondo stato fu realizzato presso F. Aglietti). Con il 1773 può dirsi conclusa l’attività calcografica in proprio, vuoi per la concorrenza vuoi per le difficoltà economiche. Parallelamente, nel decennio 1760-70 erano uscite altre pubblicazioni d’occasione con incisioni del L. Al decennio successivo appartengono, per quanto riguarda i fogli sciolti a tema religioso disegnati e incisi o solo incisi da L. alcuni considerati fra le sue opere migliori. Le incisioni di soggetto religioso, infatti, sciolte o per libri agiografici e di culto, di dimensioni generalmente ridotte, consentendo pochi virtuosismi risultano piuttosto impersonali. Di questo decennio sono anche le illustrazioni per pubblicazioni di carattere storico-archeologico e scientifico-geografico, per lo più di utilizzo funzionale e scolastico, realizzate con precisione e senza inventiva. Tra esse i Fossili, le vedute di città e i costumi contenuti nel Viaggio in Dalmazia dell’Abate Alberto Fortis. Il L. si spense a causa di una polmonite il 6 marzo 1797, a 74 anni, a Venezia, in una casa sotto la parrocchia di S. Sofia (cfr. Cristina Donazzolo, in DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI FRIULANI).