Paesaggio con Mercurio che mette a tacere Battus

Riferimento: S35351
Autore Herman van SWANEVELT
Anno: 1630 ca.
Misure: 265 x 195 mm
250,00 €

Riferimento: S35351
Autore Herman van SWANEVELT
Anno: 1630 ca.
Misure: 265 x 195 mm
250,00 €

Descrizione

Acquaforte, circa 1629-41, firmata in lastra in basso a sinistra.

Mercurio che trasforma Battus in pietra; veduta di una valle fluviale con Mercurio con elmo alato in piedi a destra, che punta il caduceo verso Battus, il quale volge la testa all'indietro verso Mercurio mentre fa un passo verso sinistra con la mano destra appoggiata sulla schiena del toro.

Herman van Swanevelt, detto Herman d'Italie (Woerden, 1603 – Parigi, 1655), è stato un pittore, disegnatore e incisore olandese. Produsse anche un gran numero di incisioni di alta qualità, che (come nel caso di Rembrandt), accrebbero la sua fama sia tra i contemporanei che tra i posteri. Secondo alcuni studiosi, le sue incisioni sono addirittura molto superiori ai dipinti, a causa del prevalere in questi di una fredda tonalità verde nei primi e medi piani e per essere gli ultimi troppo pesanti, scuri e cupi. Aveva un modo particolare di incidere: si esprimeva con tratti orizzontali un po' curvi. Evidenziava poco i contorni, se non per distinguere le masse. Utilizzava la punta secca e maggiormente il bulino, per dare armonia. Lasciò inoltre parecchi disegni, spesso studi preparatori per i suoi dipinti, anch'essi di ottima fattura.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame e applicata su antico supporto, in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Hollstein, Dutch and Flemish etchings, engravings and woodcuts c.1450-1700 16-5 (6). 

Herman van SWANEVELT (Woerden 1603 - Parigi 1655)

Herman van Swanevelt, detto Herman d'Italie (Woerden, 1603 – Parigi, 1655), è stato un pittore, disegnatore e incisore olandese. Nacque in una famiglia di ricchi artigiani, discendenti dal famoso pittore Lucas van Leyden. L'identità del suo primo insegnante è sconosciuta. A tal proposito si sono fatte varie supposizioni, tra cui che Swanevelt fosse stato un allievo di Willem Buytewech a Rotterdam, oppure di Gerhard Douw a Leida o di Abraham Bloemaert a Utrecht. Nel 1623 lasciò i Paesi Bassi per Parigi, dove dipinse le prime due opere firmate e datate 1623, due vedute di Parigi. Non esistono prove che supportino la tradizione secondo cui Swanevelt fosse vissuto a Roma nel 1627-1628 nella stessa casa di Claude Lorrain, ma sicuramente ebbe contatti con lui e altri artisti francesi e olandesi presenti in città negli anni successivi. Certamente dal 1629 al 1641 visse a Roma, dove divenne una figura di spicco dell'avanguardia di quei pittori nordici che cercavano di rendere in modo convincente il paesaggio meridionale e la sua atmosfera soleggiata. Creato e sviluppato da Paul Brill e Cornelis van Poelenburch a partire dal 1600, il genere dei paesaggi italiani (Italianate landscape) divenne un classico intorno al 1630, con l'avvento di Swanevelt e dei suoi amici e contemporanei Pieter van Laer e Claude Lorrain. La sua prima opera del periodo romano, datata 1630, fu Scena del Vecchio Testamento, in cui compare una modalità compositiva, dall'artista spesso usata anche con alcune variazioni a Roma: un primo piano piatto e basso chiuso a sinistra da una casa e un albero, sulla destra un distante paesaggio collinare, un gruppo di figure disposte orizzontalmente. Questo modello, derivato da Cornelis van Poelenburch, ben si adatta a molti paesaggi dello Swanevelt con soggetti biblici e mitologici. Il grande albero che si estende oltre la cornice dà un senso di monumentalità alla composizione. La veduta distante, immersa in una luminosità fosca è anch'essa tipica. Intorno al 1630, lo stile pittorico di Swanevelt si sviluppò parallelamente a quello di Claude Lorrain e in un certo qual modo lo anticipò; egli divenne infatti un pioniere del paesaggio ideale. Proprio per questo suo modo di dipingere paesaggi idillici, fu considerato da alcuni un allievo di Claude Lorrain. Durante questo periodo, l'artista, dato il grande successo ottenuto dai suoi luminosi e lussureggianti paesaggi e vedute di rovine romane, lavorò per mecenati aristocratici. La miglior commissione che ottenne fu da parte di un agente di Filippo IV di Spagna, che stava aiutando il re spagnolo a trovare il colossale numero di dipinti necessari a decorare il Buen Retiro, il grandioso nuovo palazzo di Filippo a Madrid. Tra le opere commissionate dal re vi erano due serie di paesaggi, una con scene pastorali di grandi dimensioni, l'altra con eremiti in ambientazione naturalistica, comprendenti oltre cinquanta tele a cui lavorarono, oltre a Swanevelt, Claude Lorrain, Nicolas Poussin, Gaspard Dughet e Jan Both. Ciò che resta di questo gruppo di quadri, ci dà un'idea del livello e del successo raggiunto dai maggiori paesaggisti attivi a Roma in quel periodo; esso rappresentò la più grande commissione di paesaggi in Europa nel XVII secolo. Da notare che queste due serie di dipinti non erano che una piccola parte di quanto commissionato dal re spagnolo: Filippo, infatti, acquistò circa 800 quadri, tra cui alcuni capolavori, come La Resa di Breda di Diego Velázquez. Herman van Swanevelt era solito lavorare instancabilmente e in solitudine, eseguendo studi nelle campagne romane delle vedute più interessanti e delle rovine più notevoli. Per questo motivo era soprannominato l'Eremita. Ciononostante, non trascurava di frequentare le accademie romane e di disegnare nudi da modelli, con la medesima assiduità di un pittore di figure, il che gli permise di inserire facilmente piccole figure nei suoi paesaggi. Inoltre, cercò di rendere le sfumature della luce sulla superficie degli oggetti al variare della posizione del sole durante il giorno. Nel 1641 lasciò Roma per Parigi, dove i suoi dipinti ed incisioni contribuirono a rendere popolari i paesaggi classici nel Nord Europa e ottennero un grande successo: i suoi mecenati altolocati comprendevano il Cardinale Richelieu. Inoltre, divenne peintre ordinaire (pittore abituale) di re Luigi XIV e, nel 1651, membro dell'Académie royale de peinture et de sculpture. Nel 1646 lavorò alla decorazione dell'Hotel Lambert assieme ad altri pittori come Eustache Le Sueur, Jan Both e Pierre Patel. Prima della sua morte, avvenuta nel 1655, Swanevelt ritornò alcune volte nel suo paese natale, Woerden, e lì dipinse alcuni paesaggi tipici olandesi. Nel 1649 eseguì le illustrazioni per un volume di poesie scritto da Jan Farret, anch'egli di Woerden, in cui questi raccontava le sue avventure oltremare con il suo amico e superiore Peter Stuyvesant. Herman Swanevelt produsse anche un gran numero di incisioni di alta qualità, che (come nel caso di Rembrandt), accrebbero la sua fama sia tra i contemporanei che tra i posteri. Secondo Waagen, le sue incisioni sono addirittura molto superiori ai dipinti, a causa del prevalere in questi di una fredda tonalità verde nei primi e medi piani e per essere gli ultimi troppo pesanti, scuri e cupi. Aveva un modo particolare di incidere: si esprimeva con tratti orizzontali un po' curvi. Evidenziava poco i contorni, se non per distinguere le masse. Utilizzava la punta secca e maggiormente il bulino, per dare armonia. Lasciò inoltre parecchi disegni, spesso studi preparatori per i suoi dipinti, anch'essi di ottima fattura.

Herman van SWANEVELT (Woerden 1603 - Parigi 1655)

Herman van Swanevelt, detto Herman d'Italie (Woerden, 1603 – Parigi, 1655), è stato un pittore, disegnatore e incisore olandese. Nacque in una famiglia di ricchi artigiani, discendenti dal famoso pittore Lucas van Leyden. L'identità del suo primo insegnante è sconosciuta. A tal proposito si sono fatte varie supposizioni, tra cui che Swanevelt fosse stato un allievo di Willem Buytewech a Rotterdam, oppure di Gerhard Douw a Leida o di Abraham Bloemaert a Utrecht. Nel 1623 lasciò i Paesi Bassi per Parigi, dove dipinse le prime due opere firmate e datate 1623, due vedute di Parigi. Non esistono prove che supportino la tradizione secondo cui Swanevelt fosse vissuto a Roma nel 1627-1628 nella stessa casa di Claude Lorrain, ma sicuramente ebbe contatti con lui e altri artisti francesi e olandesi presenti in città negli anni successivi. Certamente dal 1629 al 1641 visse a Roma, dove divenne una figura di spicco dell'avanguardia di quei pittori nordici che cercavano di rendere in modo convincente il paesaggio meridionale e la sua atmosfera soleggiata. Creato e sviluppato da Paul Brill e Cornelis van Poelenburch a partire dal 1600, il genere dei paesaggi italiani (Italianate landscape) divenne un classico intorno al 1630, con l'avvento di Swanevelt e dei suoi amici e contemporanei Pieter van Laer e Claude Lorrain. La sua prima opera del periodo romano, datata 1630, fu Scena del Vecchio Testamento, in cui compare una modalità compositiva, dall'artista spesso usata anche con alcune variazioni a Roma: un primo piano piatto e basso chiuso a sinistra da una casa e un albero, sulla destra un distante paesaggio collinare, un gruppo di figure disposte orizzontalmente. Questo modello, derivato da Cornelis van Poelenburch, ben si adatta a molti paesaggi dello Swanevelt con soggetti biblici e mitologici. Il grande albero che si estende oltre la cornice dà un senso di monumentalità alla composizione. La veduta distante, immersa in una luminosità fosca è anch'essa tipica. Intorno al 1630, lo stile pittorico di Swanevelt si sviluppò parallelamente a quello di Claude Lorrain e in un certo qual modo lo anticipò; egli divenne infatti un pioniere del paesaggio ideale. Proprio per questo suo modo di dipingere paesaggi idillici, fu considerato da alcuni un allievo di Claude Lorrain. Durante questo periodo, l'artista, dato il grande successo ottenuto dai suoi luminosi e lussureggianti paesaggi e vedute di rovine romane, lavorò per mecenati aristocratici. La miglior commissione che ottenne fu da parte di un agente di Filippo IV di Spagna, che stava aiutando il re spagnolo a trovare il colossale numero di dipinti necessari a decorare il Buen Retiro, il grandioso nuovo palazzo di Filippo a Madrid. Tra le opere commissionate dal re vi erano due serie di paesaggi, una con scene pastorali di grandi dimensioni, l'altra con eremiti in ambientazione naturalistica, comprendenti oltre cinquanta tele a cui lavorarono, oltre a Swanevelt, Claude Lorrain, Nicolas Poussin, Gaspard Dughet e Jan Both. Ciò che resta di questo gruppo di quadri, ci dà un'idea del livello e del successo raggiunto dai maggiori paesaggisti attivi a Roma in quel periodo; esso rappresentò la più grande commissione di paesaggi in Europa nel XVII secolo. Da notare che queste due serie di dipinti non erano che una piccola parte di quanto commissionato dal re spagnolo: Filippo, infatti, acquistò circa 800 quadri, tra cui alcuni capolavori, come La Resa di Breda di Diego Velázquez. Herman van Swanevelt era solito lavorare instancabilmente e in solitudine, eseguendo studi nelle campagne romane delle vedute più interessanti e delle rovine più notevoli. Per questo motivo era soprannominato l'Eremita. Ciononostante, non trascurava di frequentare le accademie romane e di disegnare nudi da modelli, con la medesima assiduità di un pittore di figure, il che gli permise di inserire facilmente piccole figure nei suoi paesaggi. Inoltre, cercò di rendere le sfumature della luce sulla superficie degli oggetti al variare della posizione del sole durante il giorno. Nel 1641 lasciò Roma per Parigi, dove i suoi dipinti ed incisioni contribuirono a rendere popolari i paesaggi classici nel Nord Europa e ottennero un grande successo: i suoi mecenati altolocati comprendevano il Cardinale Richelieu. Inoltre, divenne peintre ordinaire (pittore abituale) di re Luigi XIV e, nel 1651, membro dell'Académie royale de peinture et de sculpture. Nel 1646 lavorò alla decorazione dell'Hotel Lambert assieme ad altri pittori come Eustache Le Sueur, Jan Both e Pierre Patel. Prima della sua morte, avvenuta nel 1655, Swanevelt ritornò alcune volte nel suo paese natale, Woerden, e lì dipinse alcuni paesaggi tipici olandesi. Nel 1649 eseguì le illustrazioni per un volume di poesie scritto da Jan Farret, anch'egli di Woerden, in cui questi raccontava le sue avventure oltremare con il suo amico e superiore Peter Stuyvesant. Herman Swanevelt produsse anche un gran numero di incisioni di alta qualità, che (come nel caso di Rembrandt), accrebbero la sua fama sia tra i contemporanei che tra i posteri. Secondo Waagen, le sue incisioni sono addirittura molto superiori ai dipinti, a causa del prevalere in questi di una fredda tonalità verde nei primi e medi piani e per essere gli ultimi troppo pesanti, scuri e cupi. Aveva un modo particolare di incidere: si esprimeva con tratti orizzontali un po' curvi. Evidenziava poco i contorni, se non per distinguere le masse. Utilizzava la punta secca e maggiormente il bulino, per dare armonia. Lasciò inoltre parecchi disegni, spesso studi preparatori per i suoi dipinti, anch'essi di ottima fattura.