Sardinia insula inter Africu[m], et Tyrrenu[m] pelagus sita…

Riferimento: S36741
Autore Giacomo GASTALDI
Anno: 1560 ca.
Zona: Sardegna
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 205 x 300 mm
12.000,00 €

Riferimento: S36741
Autore Giacomo GASTALDI
Anno: 1560 ca.
Zona: Sardegna
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 205 x 300 mm
12.000,00 €

Descrizione

Acquaforte e bulino, dimensioni mm 300x205, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini originali aggiunti, leggere tracce di colla nella congiunzione dei margini, per il resto in perfetto stato di conservazione.

UNICO ESEMPLARE NOTO DEL PRIMO STATO della carta, una prova di stampa, parzialmente non completa (cfr. Bifolco-Ronca, tav. 1065). Il presente esemplare, venduto in asta a Parigi nel 2006 e quindi parte di in una collezione privata tedesca, poi venduta in asta - Reiss & Sohn - nel 2016.

Al centro dell’isola, con caratteri grandi, si legge: SARDEGNA.

Nel cartiglio in alto a sinistra una breve descrizione geografica del territorio: Sardinia insula inter Africu[m], et Tyrrenu[m] pelagus sita: magnitudine 562 mil. pas. fertilis admodu[m] animaliu[m]que varij generis abundans metallis argentarijs, stagnis, fontibus, salubris prestantissima. Orientazione nei quattro lati al centro, il nord è in alto. Carta priva di scala grafica e di graduazione ai margini.

Carta anonima, priva di data ed indicazioni editoriali, che attribuiamo a Giacomo Gastaldi e riteniamo essere
il prototipo di questa tipologia di carte cinquecentesche dell’isola. Non sono note le fonti cartografiche, ma certamente per il cartografo piemontese questa tavola voleva essere una correzione ed un miglioramento di quella realizzata per la Geografia di Tolomeo (1548). Il disegno del profilo costiero rimanda alle carte nautiche coeve, anche se in questa tavola è notevolmente migliorato, almeno per quanto riguarda la parte occidentale. Per gli altri dati geografici, ovvero orografia e idrografia, invece, è minima la differenza con la carta del 1548, e anche la toponomastica presenta solo poche aggiunte.

L’attribuzione al Gastaldi è dovuta al fatto che la carta si trova nelle raccolte cinquecentesche, sempre accoppiata con altre carte firmate o attribuite al cartografo piemontese. L’esemplare venduto in asta a Londra (Sotheby’s, 2000) è stampato sullo stesso foglio con la carta della Corsica firmata dal Gastaldi (Bifolco-Ronca, n. 386).

Le due carte sono assolutamente simili in tutto, anche nel modo in cui viene fornita l’orientazione. Anche l’esemplare conservato nel cosiddetto Atlante Doria, è in un gruppo di carte delle isole del Gastaldi: la stessa Corsica, Malta, e l’Elba (Bifolco-Ronca nn. 862, 1007).

Nella raccolta cinquecentesca della Biblioteca Alessandrina di Roma (due esemplari del secondo stato), la carta fa coppia in un foglio con quella della Corsica, e in un altro con quella dell’Elba. Dal confronto con tutte le altre carte dell’isola del periodo, si notano differenze nell’orografia e nell’idrografia. In alto, a nord del fiume Temo, viene indicato Fresan anziché S.reparata (nelle altre carte Fresan è a sud del fiume); sempre a nord, sotto l’isola denominata Tolata, non vi è più disegnata un’isoletta priva dell’indicazione toponomastica, che si trova invece nelle altre carte.

Altra bibliografia:
Christie’s Pa (2006): n. 266; Dzikowski (1940): n. 49; Sotheby’s (2000): n. 257; Sotheby’s (2005): n. 77; Wieder (1915): p. 29, n. 60; Almagià (1929): p. 22; Bifolco-Ronca (2014): n. 151; Lago (2002): p. 490, fig. 488.

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), pp. 2104-2105, tav. 1065, I/II.

Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)

Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), pp. 2104-2105, tav. 1065, I/II.

Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)

Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.