- New
| Riferimento: | A50347 |
| Autore | Antonio SARTI |
| Anno: | 1829 |
| Zona: | Pantheon |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 705 x 540 mm |
| Riferimento: | A50347 |
| Autore | Antonio SARTI |
| Anno: | 1829 |
| Zona: | Pantheon |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 705 x 540 mm |
Acquaforte con ritocchi a bulino, 1829, firmata e datata in lastra in basso Antonio Sarti Architetto dis. ed inc. Roma 1829.
Maestosa ed accurata rappresentazione dell’interno del Pantheon, all’epoca chiesa di S. Maria dei Martiri, dedicata al cardinale Agostino Rivaroli, il cui stemma gentilizio appare in basso.
L’opera rientra nel contesto di produzione calcografica degli anni che intercorrono tra il trasferimento a Parigi della raccolta calcografica di Giovanni Battista Piranesi - nel 1799, messo in atto dai figli dell’incisore veneto che si erano compromessi nelle vicende politiche della Repubblica romana - e il ritorno della stessa raccolta nell’Urbe, nel 1838, grazie all’iniziativa del suo acquisto promosso da papa Gregorio XVI. Il periodo è segnato dall’assenza di una produzione qualitativa di immagini della città. A raccogliere l’eredità di Piranesi nella Roma della Restaurazione è, dapprima, Luigi Rossini, che approfitta dell’assenza delle matrici piranesiane per occupare il mercato calcografico con una sua personale elaborazione dell’immagine della città nei souvenir destinati ai viaggiatori del Grand Tour in crescente ripresa. In questo contesto si colloca la figura dell’architetto Antonio Sarti (1797-1880), del quale il Piranesi è riferimento imprescindibile, e nella cui opera la lezione piranesiana risulta più profondamente incisiva.
Sarti, originario di Budrio (Bologna), nel 1819 si trasferisce a Roma, dove il cardinal Ercole Consalvi, divenuto suo protettore, lo introdusse presso gli architetti e i pittori più noti del tempo. In quegli anni Sarti frequentò i corsi di architettura e di disegno presso l’Accademia di S. Luca, allievo di Raffaele Stern. Dedicatosi alla pratica dell’incisione, dal 1825 intraprese la realizzazione all’acquaforte di tavole di soggetto architettonico che suscitarono l’apprezzamento di Vincenzo Camuccini; per la Calcografia camerale realizzò il volume Parte interna delle basiliche di Roma e veduta di edifici antichi e moderni disegnate e incise all’acqua forte (Roma 1825-1829; A. Cavallini, Uomini illustri romani del secolo XIX, 1879, p. 12).
È lo stesso Sarti a rivelare l’intenzione di corrispondere ad un comune desiderio di recuperare le suggestive atmosfere di Piranesi nella rinnovata temperie politica e religiosa della Restaurazione. Nel Manifesto di associazione della serie di incisioni calcografiche intitolata Basiliche e Chiese di Roma, pubblicata tra il 1825 e il 1829, egli apertamente dichiara «Era nel desiderio di molti che le Scenografie delle più cospicue Chiese di Roma venissero disegnate ed incise, secondo la maniera del Piranesi». La tecnica a morsura multipla con piccoli ritocchi a bulino, di ascendenza piranesiana, viene assunta da Sarti per completare l’immagine di Roma antica con i monumenti della tradizione religiosa, riflettendo pienamente quel tentativo di «risacralizzazione» dell’Urbe messo in atto ad ampio raggio dalla Chiesa per contrastare e superare, nell’immagine come nei contenuti, il periodo francese percepito come una profanazione. Anche Enrico Lovery, nel 1825, recensendo nelle Memorie romane di antichità e belle arti i primi soggetti stampati dal giovane Sarti, ne riconosce l’opera «sulle orme del celebre Piranesi» valorizzandone l’opportuno aggiornamento nella scelta dei soggetti, dato che «nissuno ancora avea fatto per i sacri in modo che non lasciasse desiderio del meglio». Ne nasce una monumentale rappresentazione delle antichità cristiane di Roma, dalle fondazioni costantiniane all’età contemporanea, che traspone le suggestioni piranesiane in un contesto già modernamente romantico.
Magnifica prova, impressa su carta coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Rara.
Bibliografia
C.A. Petrucci, CATALOGO GENERALE DELLE STAMPE TRATTE DAI RAMI INCISI POSSEDUTI DALLA CALCOGRAFIA NAZIONALE, 1730, p. 111; Raffaella Catini, Antonio Sarti in “Dizionario Biografico degli Italiani” - Volume 90 (2017); I. Fiumi Sermattei, In assenza di Piranesi: l’immagine calcografica di Roma nei primi decenni dell’Ottocento.
Antonio SARTI (Budrio, 18 ottobre 1797 – Roma, 24 settembre 1880)
|
Nacque a Budrio il 18 ottobre 1797. Appresi i rudimenti del disegno dallo scenografo Francesco Cocchi e dal pittore Faustino Trebbi, nel 1813 fu inviato all’Accademia di belle arti di Bologna, dove frequentò i corsi di disegno di figura, ornato, prospettiva e architettura. Nel 1819 si aggiudicò l’alunnato di Roma per la classe di architettura, che forniva l’opportunità a un giovane allievo dell’istituto bolognese di risiedere nella città per un periodo di quattro anni al fine di perfezionare la conoscenza dell’arte classica. Nella capitale pontificia il cardinal Ercole Consalvi, divenuto suo protettore, lo introdusse presso gli architetti e i pittori più noti del tempo. In quegli anni Sarti frequentò i corsi di architettura e di disegno presso l’Accademia di S. Luca; allievo di Raffaele Stern, alla morte del maestro volle curare la pubblicazione delle sue lezioni: il solo primo volume fu edito nel 1822 per i tipi di Giuseppe Salviucci. Dedicatosi alla pratica dell’incisione, dal 1825 intraprese la realizzazione all’acquaforte di tavole di soggetto architettonico che suscitarono l’apprezzamento di Vincenzo Camuccini; per la Calcografia camerale realizzò il volume Parte interna delle basiliche di Roma e veduta di edifici antichi e moderni disegnate e incise all’acqua forte (Roma 1825-1829; A. Cavallini, Uomini illustri romani del secolo XIX..., 1879, p. 12). Per il resto della sua vita si dedicò principalmente al lavoro di architetto. Influenzato da R. Stern e da G. Valadier, costruì a Terracina la chiesa di S. Salvatore, il suo capolavoro, sintesi di elementi classici e palladiani. Fu attivo anche a Frosinone (palazzo delegatizio) e a Roma; qui si ricordano gli interventi svolti a palazzo Grazioli, a villa Torlonia, la realizzazione della Manifattura dei tabacchi (1859-63) e l'intervento urbanistico circostante (alterato successivamente). Nel 1875 donò la sua biblioteca, di circa 10.000 volumi, al comune di Roma, che l'ha concessa in deposito perpetuo all'Accademia di S. Luca (Biblioteca romana Sarti), della quale il Sarti fu professore e presidente. Morì a Roma il 24 settembre 1880.
|
Antonio SARTI (Budrio, 18 ottobre 1797 – Roma, 24 settembre 1880)
|
Nacque a Budrio il 18 ottobre 1797. Appresi i rudimenti del disegno dallo scenografo Francesco Cocchi e dal pittore Faustino Trebbi, nel 1813 fu inviato all’Accademia di belle arti di Bologna, dove frequentò i corsi di disegno di figura, ornato, prospettiva e architettura. Nel 1819 si aggiudicò l’alunnato di Roma per la classe di architettura, che forniva l’opportunità a un giovane allievo dell’istituto bolognese di risiedere nella città per un periodo di quattro anni al fine di perfezionare la conoscenza dell’arte classica. Nella capitale pontificia il cardinal Ercole Consalvi, divenuto suo protettore, lo introdusse presso gli architetti e i pittori più noti del tempo. In quegli anni Sarti frequentò i corsi di architettura e di disegno presso l’Accademia di S. Luca; allievo di Raffaele Stern, alla morte del maestro volle curare la pubblicazione delle sue lezioni: il solo primo volume fu edito nel 1822 per i tipi di Giuseppe Salviucci. Dedicatosi alla pratica dell’incisione, dal 1825 intraprese la realizzazione all’acquaforte di tavole di soggetto architettonico che suscitarono l’apprezzamento di Vincenzo Camuccini; per la Calcografia camerale realizzò il volume Parte interna delle basiliche di Roma e veduta di edifici antichi e moderni disegnate e incise all’acqua forte (Roma 1825-1829; A. Cavallini, Uomini illustri romani del secolo XIX..., 1879, p. 12). Per il resto della sua vita si dedicò principalmente al lavoro di architetto. Influenzato da R. Stern e da G. Valadier, costruì a Terracina la chiesa di S. Salvatore, il suo capolavoro, sintesi di elementi classici e palladiani. Fu attivo anche a Frosinone (palazzo delegatizio) e a Roma; qui si ricordano gli interventi svolti a palazzo Grazioli, a villa Torlonia, la realizzazione della Manifattura dei tabacchi (1859-63) e l'intervento urbanistico circostante (alterato successivamente). Nel 1875 donò la sua biblioteca, di circa 10.000 volumi, al comune di Roma, che l'ha concessa in deposito perpetuo all'Accademia di S. Luca (Biblioteca romana Sarti), della quale il Sarti fu professore e presidente. Morì a Roma il 24 settembre 1880.
|