Dissegno del Campo Cattolico Sotto Casale

Riferimento: S39317
Autore Giuseppe DE ROSSI
Anno: 1628
Zona: Casale Monferrato
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 245 x 313 mm
1.100,00 €

Riferimento: S39317
Autore Giuseppe DE ROSSI
Anno: 1628
Zona: Casale Monferrato
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 245 x 313 mm
1.100,00 €

Descrizione

DISSEGNO DEL CAMPO / CATTOLICO SOTTO CASALE / Alli i8 Aprile i628.

Veduta obliqua degli accampamenti spagnoli e italiani al 18 aprile 1628, nelle prime fasi del primo assedio di Casale Monferrato, 28 marzo 1628-16 marzo 1629. Guerra di successione mantovana (1628-1631); parte della Guerra dei Trent'anni (1618-48). Orientato con ovest-sud-ovest in alto.

Si tratta di una rarissima stampa d’occasione, nata per documentare il primo assedio della città nel 1628. Venne pubblicata a Milano e Roma da Giuseppe de’ Rossi (1560-1639), come si legge in basso a destra: Stampato in Milano e ristampato in Roma per Gioseppe de Rossi con licentia delli Superiori.

La fortezza di Casale Monferrato occupava una forte posizione strategica al margine settentrionale della regione alpina, dove il Po creava un varco nella catena montuosa che confinava con la pianura lombarda. Divenne un obiettivo centrale nella guerra di successione mantovana, che era scoppiata tra i pretendenti rivali al Ducato di Mantova della famiglia Gonzaga, la cui linea maschile diretta si era estinta nel dicembre 1627. Nel 1628 fu tenuta dagli italiani per il pretendente di origine francese Carlo di Gonzaga, duca di Nevers, il cui rivale era Ferrante II Gonzaga (1563-5 agosto 1630), duca di Guastala, sostenuto dal Sacro Romano Impero.

Il primo assedio da parte dell'esercito spagnolo, comandato da Gonzalo Fernández de Córdoba, governatore di Milano, fu abbandonato dopo un anno, quando i francesi varcarono le Alpi in forze, occupando la città e la fortezza con cinque reggimenti di piedi e sei compagnie di cavalleria al comando di Jean Caylar d'Anduze de Saint-Bonnet, marchese di Toiras (1585-1636), il cui stemma è in alto al centro di questa veduta. Toiras, l'"eroe della resistenza agli inglesi sull'Île de Ré" nel 1627 (cfr. 722025), fu presente a entrambi gli assedi e il suo successo lì e altrove fu premiato con la nomina a maréchal de France nel 1630.

Il secondo assedio spagnolo fu affidato al comando di Ambrosio Spinola, che morì durante le trattative successive alla capitolazione della città (anche se la cittadella resistette). La successione passò infine al duca di Nevers.

Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, rifilata al rame, minime ossidazioni, restauri perfettamente eseguiti agli angoli inferiore e superiore destro, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Opera rarissima.

Bibliografia

M. McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo. Part II, Architecture, Topography and Military Maps, 3 vols, London 2019, cat. no. 2874.

Giuseppe DE ROSSI (Roma 1560 - 1639)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico (1647-1729) furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.

Giuseppe DE ROSSI (Roma 1560 - 1639)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico (1647-1729) furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.