Veduta Generale di Roma dal Gianicolo

Riferimento: S40629
Autore Tommaso CUCCIONI
Anno: 1860 ca.
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 1580 x 740 mm
3.500,00 €

Riferimento: S40629
Autore Tommaso CUCCIONI
Anno: 1860 ca.
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 1580 x 740 mm
3.500,00 €

Descrizione

- TERZO STATO con l'imprint della Libreria Spithöver -

Terzo stato, del celebre panorama dal Gianicolo che viene attribuito alla mano di Lugi Nisi-Cavalieri (Roma XIX sec.) e Augusto Marchetti (Forli 1813 – Roma 1871) per l'editore Tommaso Cuccioni.

Scrive Barbara Jatta: "L'opera non è citata dai comuni repertori e la mancanza di iscrizioni ci induce a formulare solamente delle ipotesi attributive. È noto un esemplare della stampa (Roma, BASA) che indica come editore, e committente, Tommaso Cuccioni, attivo a via Condotti n. 18. Di lui si conosce anche un piccolo panorama della città che, perfettamente corrispondente a questo in esame, seppure di dimensioni molto ridotte, reca le indicazioni A. Marchetti inc il paesaggio L. Nisi-Cavalieri inc. il Panorama. Sembra dunque possibile, vista la corrispondenza tra i due incisori, che anche la presente sia da ricondurre ai medesimi autori. […] Il Cuccioni fu anche uno dei primi e più noti fotografi romani dell'Ottocento. […] Il panorama di Roma dal Gianicolo qui esposto ha senza dubbio una stretta relazione con gli esordi della tecnica fotografica. Eseguito ad acquaforte e bulino, esso deve la sua impostazione di base all'uso di strumenti meccanici". (cfr. Barbara Jatta in Roma Veduta, p. 230).

Dunque, se l'attribuzione al Nisi-Cavalieri e al Marchetti è, sebbene plausibile, puramente congetturata, la commitenza di Tommaso Cuccioni e invece certa. Fatto che ci induce ad indicarlo, in qualità di editore, commitente e fotografo, come l'autore principale di questa veduta.

Della grande vedute esiste una prova di stampa, prima di gran parte dei ritocchi a bulino, che possiamo considerare un primo stato della lastra. La stesura definitiva, con ritocco a bulino e completamento della lastra, reca l'imprint "Si trova vendibile presso l'Editore Tommaso Cuccioni, Negoziante di Stampe. Roma, Via della Croce n. 88".

L'indirizzo di via della Croce 88 mette anche in dubbio la datazione assegnata da Barbara Jatta all'opera (1848 circa) che potrebbe essere quindi anche precedente. In accordo con le sue note biografiche infatti (cfr. Marina Miraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31, 1985) il Cuccioni viene descritto gia attivo all'indirizzo di Via Condotti 18 nel prima della morte di papa Gregorio XVI (1846). Una datazione intorno al 1840, ci sembra più compatibile con le note biografiche.

La terza stesura dell'opera - che qui presentiamo - reca l'imprint della Libreria Spithöver ed è probabilmente databile a dopo il 1864, anno della scomparsa di Cuccioni.

Josef Spithöver (Sendenhorst, 11 oct. 1813 - Roma, 12 genn. 1892), nato in Germania, è stato un animatore della cultura romana di metà ottocento, gestendo una libreria-casa editrice. Fu anche un pioniere della fotografia.

Acquaforte e bulino, stampata su tre fogli di carta databile alla seconda metà del'800, brunitura diffusa, macchie e ossidazioni sparse, strappi nel margine bianco, per il resto in buono stato di conservazione.

Bibliografia

Roma Veduta, p. 230, n. 72; Marigliani p. 364, n. 298.

Tommaso CUCCIONI (Roma, 1790 circa – 23 agosto 1864)

È uno dei primi e più rinomati fotografi romani dell'Ottocento di cui conosciamo la data di morte (1864), ma non quella di nascita. La sua attività iniziale fu però quella d'incisore e calcografo, dedicandosi al commercio di stampe, con negozio prima in via della Croce, n. 88, e poi in via Condotti, n. 18, come risulta dai repertori dell'epoca di Gregorio XVI che lo indicano come mercante di stampe, quadri ed oggetti di belle arti. Negli anni Quaranta, insieme alla vendita di stampe calcografiche, iniziò anche quella di dagherrotipie e calotipie che non eseguiva ancora personalmente, ma commissionava ad altri professionisti romani delle origini e soprattutto a G. Caneva, suo grande amico. Solo dopo il 1851, vale a dire dopo la messa a punto del processo al collodio umido, il Cuccioni iniziò la sua nuova e fortunatissima carriera di fotografo in quanto solo allora, e non prima, la fotografia si pose realmente come mezzo alternativo - rispetto alle altre tecniche riproduttive del passato - nel campo della produzione e della riproduzione dell'immagine.

Bibliografia

Roma Veduta, p. 230, n. 72; Marigliani p. 364, n. 298.

Tommaso CUCCIONI (Roma, 1790 circa – 23 agosto 1864)

È uno dei primi e più rinomati fotografi romani dell'Ottocento di cui conosciamo la data di morte (1864), ma non quella di nascita. La sua attività iniziale fu però quella d'incisore e calcografo, dedicandosi al commercio di stampe, con negozio prima in via della Croce, n. 88, e poi in via Condotti, n. 18, come risulta dai repertori dell'epoca di Gregorio XVI che lo indicano come mercante di stampe, quadri ed oggetti di belle arti. Negli anni Quaranta, insieme alla vendita di stampe calcografiche, iniziò anche quella di dagherrotipie e calotipie che non eseguiva ancora personalmente, ma commissionava ad altri professionisti romani delle origini e soprattutto a G. Caneva, suo grande amico. Solo dopo il 1851, vale a dire dopo la messa a punto del processo al collodio umido, il Cuccioni iniziò la sua nuova e fortunatissima carriera di fotografo in quanto solo allora, e non prima, la fotografia si pose realmente come mezzo alternativo - rispetto alle altre tecniche riproduttive del passato - nel campo della produzione e della riproduzione dell'immagine.