Ducato di Parma et di Piacenza

Riferimento: S40967
Autore Giovanni Antonio MAGINI
Anno: 1598 ca.
Zona: Parma, Piacenza
Luogo di Stampa: Bologna
Misure: 462 x 350 mm
400,00 €

Riferimento: S40967
Autore Giovanni Antonio MAGINI
Anno: 1598 ca.
Zona: Parma, Piacenza
Luogo di Stampa: Bologna
Misure: 462 x 350 mm
400,00 €

Descrizione

Nel cartiglio in alto, il titolo DUCATO DI PARMA ET DI PIACENZA: nel cartiglio in basso troviamo la dedica All’ Ser:mo Sig.r Duca di Parma e di Piacenza & C. Fabio di Gio[vanni] Ant.o Magini. In alto a destra la scala grafica Scala di Miglia dieci (10 miglia pari a mm 65). Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali Septent., Meridies, Oriens, Occidens, il nord in alto. Graduazione ai margini di 1’ in 1’ da 44° 25’’ a 44° 45’ 45’’ di latitudine, e da 31° 41’ a 33° 6’ 50’’ di longitudine.

Carta tratta dal L’Italia a cura di Fabio Magini, edito a Bologna nel 1620, tre anni dopo morte del padre Giovanni Antonio.

Composto da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnoldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright.

Scrive Roberto Almagià sulla carta “La preparazione e l’incisione sono dunque in ogni caso del 1598-99; qualche ritocco fu più tardi fatto sul rame. Occupiamoci anzitutto delle fonti della carta del Parmense e Piacentino. Questa è da annoverarsi fra le più scadenti carte maginiane; migliore per il Parmense che pel Piacentino, può dirsi in complesso discreta per la rappresentazione del corso del Po e del tronco inferiore dei suoi affluenti di destra, mentre è assai men fedele e più sommaria per la parte montuosa; l’orografia stessa, vaga, in parte arbitraria, in una con l'assenza di nomi orografici, mostra la mancanza di notizie precise; anche la postura di molti centri abitati delle alte vallate è imperfetta. Per la vai Trebbia si sono già rilevate le analogie con le tavole della Liguria e del Pavese; per le valli più ad oriente si notano correzioni sul rame, delle quali diremo tra poco. Di carte a stampa, anteriori a questa maginiana, ne conosco tre, e cioè: 1°) La a Genuina descriptio totius ditionis parmensis del 1551, di Girolamo Cock, estremamente rara. 2°) Il Parmae ac Plaisantiae amoenissimi ducatus typus elegans et accuratus nuniqu(am) ante hac editus che è nello Speculum Orbis terrarum di Gerardo De lode fin dalla prima edizione del 1578. 3°) La  Romandiola cum Parmensi ducatus, del Mercator (1589). Nessuna delle tre mostra analogia con la tavola maginiana, che, pur nella sua mediocrità, resta di gran lunga superiore ad esse. Anche la pittura Placentiae et Parmae ducatus, di Egnazio Danti non offre somiglianze con la carta del Magini, alla quale è molto inferiore. 11 Magini ha dunque attinto a fonti inedite, del che abbiamo del resto una duplice conferma. Nella edizione italiana delle Tavole del Primo Mobile (Venezia 1606), il Magini scrive che la carta, già eseguita, del Piacentino e Parmigiano avrebbe avuto bisogno di qualche miglioramento; a in che mi potrebbe favorire il Signor Paolo Bolzone, se bene non m’ha dato finora altro che promesse, forse per sue gravi occupationi, per non dire che defraudi honore alla sua città, come non ha fallo il Signor Smeraldo Smeraldi “partecipandomi corIesemenie l'esquisita descrillione del Parmigiano sua patria”. Nella miscellanea maginiana dell'Archivio di Stato di Bologna esiste poi un fascicolo di cc. 10, mandato al Magini non si sa da chi e contenente un accurato elenco di feudi e località del Piacentino; esso finisce con una importante dichiarazione, che riportiamo integralmente nell'appendice III, e che, come vedremo, non è posteriore al 1609. Se ne ricava che fino a quell'epoca il Magini non aveva avuto la carta del Bolzoni (che doveva abbracciare il Piacentino), ma che in vario modo, mandando anche a persone competenti copie della carta già incisa, cercava di raccogliere nuovi dati ed elementi, e tra essi correzioni per la val di Nure, e otteneva la promessa di un disegno dello Stato del Principe Landi, che poi dovette effettivamente ricevere. Per il Parmense, dunque, il Magini si è servito di una carta fornitagli da Smeraldo Smeraldi. Questi è un ingegnere parmense (1553-1634), notissimo soprattutto come idraulico, autore di una magnifica pianta di Parma, dedicata a Ranuccio Farnese (1601), di parecchi disegni di sezioni del corso del Po ecc.. Le carte corografiche rimasteci di lui — tra le quali ci interessano particolarmente una mappa del fiume Po da Cremona alla foce dell'Adda con la sua firma e la data 1589, e una del Po da Bocca d'Adda a Viadana del 1588 — sono troppo limitate per aver servito di fonte diretta al Magini, ma, confrontate coi tratti relativi della carta maginiana, mostrano una corrispondenza generale. Certo questi dello Smeraldi sono lavori eccellenti, che dimostrano nell'autore una ottima conoscenza del territorio parmense, onde si può arguire che la carta ch'egli avrà fornito al Magini doveva essere senza dubbio quanto di meglio potevasi avere allora; una carta generale di tutto il Parmense dello Smeraldi non è altrimenti giunta, per quanto oggi risulta, fino a noi. È da notare che, mentre il Magini dovette avere dunque la carta dello Smeraldi cui accenna nelle Tavole del Primo Mobile, prima del 1600, egli, ancora dodici anni dopo, attendeva un'altra carta del Parmigiano dello stesso Smeraldi; certo si tratta di altra carta posteriore, che il Magini dovette sapere esser stata eseguita, ma che non riuscì a procurarsi. E ben noto anche chi fosse Paolo Bolzoni, dal quale il Magini attese per molti anni invano la carta del Piacentino. Di lui si possiede una magnifica carta del corso del Po a Castro Arenae usq(ue) ad castru(m) novu(m) Bucae Abduae eseguita sui luoghi tra il novembre 1587 e l'agosto 1588 per ordine di Ranuccio III Farnese, oggi conservata nell'Archivio di Stato di Parma; ma questa opera, ricchissima di indicazioni e molto accurata, destinata soprattutto a mostrare le pertinenze del territorio piacentino a nord del Po, era troppo limitata spazialmente per poter servire come fonte diretta al Magini. Del Bolzoni si ha poi un diligentissimo elenco di tutte le località del Piacentino, con l'indicazione dei feudatari che le possedevano, manoscritto nella Biblioteca Comunale di Piacenza; anche questo elenco non venne peraltro nelle mani del Magini, che altrimenti egli se ne sarebbe servito per delineare i confini del territorio Piacentino oltre Po (a nord del fiume), i quali invece mancano nella sua carta, e per segnare alcune località importanti, come' Bonissima. Ebbe bensì il Magini un elenco analogo, giunto fino a noi nella Miscellanea Bolognese. Una carta di tutto il Piacentino di Paolo Bolzoni, che certo esistette — come asserisce l'autore della dichiarazione che chiude il sopradetto elenco dei luoghi del Piacentino nella Miscellanea Bolognese  — non ci è pervenuta, per quanto io ne so ma potrebbe forse essere un rifacimento di essa la carta di Alessandro Bolzoni, ingegnere anch'esso e parente senza dubbio di Paolo, che si possiede in parecchi esemplari”.

Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Almagià (1922): pp. 48-51, n. 12.

Giovanni Antonio MAGINI (1555 - 1617)

Giovanni Antonio Magini è stato un affermato matematico, astronomo, e cartografo italiano. Come cartografo, il suo nome è legato all’atlante “Italia”, che fu pubblicato dal figlio Fabio nel 1620, tre anni dopo la prematura morte del padre. Composto da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnorldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright. L’importanza di questo lavoro del Magini è notevolissima, come pure l’influenza sulla cartografia della penisola per i successivi due secoli: da Ortelius ai principali cartografi ed editori olandesi, tutta la cartografia della penisola è tratta dal lavoro del matematico padovano.

Giovanni Antonio MAGINI (1555 - 1617)

Giovanni Antonio Magini è stato un affermato matematico, astronomo, e cartografo italiano. Come cartografo, il suo nome è legato all’atlante “Italia”, che fu pubblicato dal figlio Fabio nel 1620, tre anni dopo la prematura morte del padre. Composto da un breve testo descrittivo di sole 24 carte, l’opera è corredata di 61 carte geografiche della penisola, e costituisce il primo esempio di atlante italiano. L’opera è per intero di mano del Magini, che iniziò la realizzazione delle carte nel 1594 circa, dando alla luce per prima nel 1595 la carta del territorio di Bologna. Tutte le carte vennero alle stampe quindi prima del 1620, nelle loro stesure provvisorie, successivamente corrette ed aggiornate per l’edizione definitiva. Per la realizzazione delle lastre il Magini si servì di due dei più famosi intagliatori dell’epoca: il belga Arnorldo Arnoldi e l’inglese Benjamin Wright. L’importanza di questo lavoro del Magini è notevolissima, come pure l’influenza sulla cartografia della penisola per i successivi due secoli: da Ortelius ai principali cartografi ed editori olandesi, tutta la cartografia della penisola è tratta dal lavoro del matematico padovano.