Meta Sudans e Colonna Rostrata

Riferimento: S45118
Autore Etienne DUPERAC
Anno: 1575
Zona: Meta Sudans e Colonna Rostrata
Misure: 310 x 460 mm
500,00 €

Riferimento: S45118
Autore Etienne DUPERAC
Anno: 1575
Zona: Meta Sudans e Colonna Rostrata
Misure: 310 x 460 mm
500,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1575, datato e firmato in lastra in basso a destra Excudebat Antonius Lafreri Roma[e] MDLXXV.

Sebbene non firmata dall’incisore, evidenze stilistiche non lasciano dubbi sull’assegnazione della lastra a Etienne Duperac.

Esemplare nel terzo stato di quattro, con l’indirizzo di Hendrick van Schoel inciso sopra quello, abraso, di Giovanni Orlandi. Tiratura databile al 1614 circa.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” (cfr. Woodward nn. 157-172), con margini, in ottimo stato di conservazione.

Iscritto in alto a sinistra: «C[aius] Duilius consul primus Romanorum Poenis claße deuictis de nauali uictoria triumphum egit. Ob eam rem ei in foro Rom[ano] posita[m] fuiße statuam ex S[enatus] C[onsultu] una cu[m] columna rostrata uarij auctores prodidere. Eius columnam stylobata[m] sup[eri]oribus annis ex Capitolinis ruderibus uersus foru[m] egestam, nunc autem in Capitolium translatam, in gratia[m] antiquitatis studiosorum ea qua restituta est forma cu[m] inscriptione ipsa typis mandauimus» [Sconfitti con la flotta i Cartaginesi in vittoria navale, Caio Duilio per primo celebrò il trionfo. Vari autori tramandarono che in onore di lui sarebbe stata innalzata nel foro romano, per decreto del Senato, una statua, insieme con una colonna rostrata. Ora, a beneficio degli studiosi di antichità, noi mandiamo in stampa quella colonna stilobate, nell’aspetto che le ha dato il restauro, insieme con la sua iscrizione, [colonna] che anni addietro dai ruderi del Campidoglio era stata portata nel foro e ora è stata in Campidoglio di nuovo riportata]

Iscritto in alto a destra: «Metæ sudantis pr[a]eterquam quod in numismatibus aliquot Vespasiani Titi et Domitiani Imp[eratoribus] percussa [sic per: percussis] cernitur, uestigia apud amphitheatru[m] Titi exsta[n]t. Fons fuit sic dictus q[uod] ex eo manaret aqua[m] commoditati populi, ad ludos et spectacula qu[a]e in amphitheatro edeba[n]tur, accedentis» [Oltre a quello che [di essa] si vede su alcune monete coniate dagli imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano, della Meta Sudante sussistono le vestigia presso l’anfiteatro di Tito. Era così chiamata la fontana perché da essa emanava acqua a comodità della gente accorsa all’anfiteatro per i ludi e gli spettacoli].

“La denominazione di meta deriva dalla rassomiglianza della fontana con le mete intorno alle quali nel circo giravano le bighe per le corse che tanto appassionavano i Romani. La costruzione della Meta Sudans, a lato della Via Sacra, risale con molta probabilità all’80 d.C., come documenta una moneta di Tito (79-81) di quell’anno, su cui è raffigurata. Era sormontata da una palla di bronzo con fori da cui scendeva l’acqua lungo i lati del cono. Sotto Costantino (306-337) la fontana fu circondata con una grande vasca. Nel 1936 fu demolita per la sistemazione della Via dell’Impero per fare spazio alle manifestazioni fasciste. La Colonna Rostrata, qui abbinata alla Meta Sudans, fu eretta in onore di Cajo Duilio per celebrare la prima vittoria navale sui Cartaginesi del 260 a.C. Il monumento aveva avuto una prima edizione per Francesco e Michele Tramezzino sotto il Pontificiato di Pio V (1566-1572). Le molte, successive edizioni della stampa per i tipi di Orlandi (1602), Hendrick van Schoel e Domenico de Rubeis sono riprova del successo che il soggetto riscuoteva nel Cinque-Seicento” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento).

L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra, essendo successiva alla sua pubblicazione, non figura nell'Indice del Lafreri. 

Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.

Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006)m Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.  

Bibliografia

cfr. C. Hülsen, Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri (1921), n. 109; Peter Parshall, Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, in “Print Quarterly”, 1 (2006); B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 293, III/IV; A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. 106, III/IV; Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.8; cfr. D. Woodward, Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 (1996).

Etienne DUPERAC (1525-1604)

Fu architetto, pittore, incisore, topografo .Verso il 1559 giunse a Roma ove si fermo per più di vent’anni e nel 1572 allestì l'aula per il conclave che elesse Ugo Boncompagni papa col nome di Gregorio XIII. Durante questo periodo è però segnalato più' volte in Francia: nel 1578 è a Caen; nel 1582 risulta architetto per Carlo di Lorena ed è impegnato in lavori al Louvre. In patria rientrò definitivamente nell'ultimo decennio del secolo con la nomina di architetto di Enrico IV, per il quale costrui' nel palazzo delle Tuileries il Pavillon de Fore, terminato dopo la sua morte da Giacomo II Androuet. Il Felibien lo ricorda autore di 5 dipinti di divinità marine e degli amori di Giove e Callisto, andati distrutti nel 1967, che ornavano una sala da bagno nel palazzo di Fontainebleau. La sua non secondaria attività di acuto disegnatore dall'antico, incisore e topografo, sembra svolgersi prevalentemente a Roma, la città nella quale i suoi connazionali Antonio Lafrery e Lorenzo della Vaccheria, che pubblicarono le sue opere, avevano avviato fiorenti botteghe di editoria calcografica. Di estremo interesse, benché non numerose, all'incirca un centinaio, le stampe pervenuteci, eseguite per lo più su suo disegno, e realizzate all'acquaforte con tratti che ricordano lo stile degli incisori della " scuola di Fontainebleau ": vedute, ricostruzioni di antichi monumenti, reperti archeologici, paesaggi pochi soggetti sacri, diversi soggetti mitologici, avvenimenti di cronaca. Fra le più note: un torneo svoltosi nel cortile del Belvedere in Vaticano, in occasione delle nozze tra Giacomo Altemps ed Ortensia Borromeo 1565; il frontespizio per lo " Speculum Romanae Magnificentia " ; la pianta della città di Napoli 1566; una veduta del Campidoglio e 3 immagini della Basilica di San Pietro da disegni di Michelangelo 1569; una veduta topografica di Roma antica del 1573; una veduta a volo d'uccello del palazzo e del giardino di villa d'Este a Tivoli 1573; la " Nova Urbis Romae Descriptio … " a volo d' uccello del 1577; il Giudizio Universale di Michelangelo 1578; un San Gerolamo nel deserto da Tiziano; lo " Iuditium Paridis " da Raffaello del Raimondi e Vues perspectives des jardins de Tivoli del 1582, dedicati a Maria de' Medici

Etienne DUPERAC (1525-1604)

Fu architetto, pittore, incisore, topografo .Verso il 1559 giunse a Roma ove si fermo per più di vent’anni e nel 1572 allestì l'aula per il conclave che elesse Ugo Boncompagni papa col nome di Gregorio XIII. Durante questo periodo è però segnalato più' volte in Francia: nel 1578 è a Caen; nel 1582 risulta architetto per Carlo di Lorena ed è impegnato in lavori al Louvre. In patria rientrò definitivamente nell'ultimo decennio del secolo con la nomina di architetto di Enrico IV, per il quale costrui' nel palazzo delle Tuileries il Pavillon de Fore, terminato dopo la sua morte da Giacomo II Androuet. Il Felibien lo ricorda autore di 5 dipinti di divinità marine e degli amori di Giove e Callisto, andati distrutti nel 1967, che ornavano una sala da bagno nel palazzo di Fontainebleau. La sua non secondaria attività di acuto disegnatore dall'antico, incisore e topografo, sembra svolgersi prevalentemente a Roma, la città nella quale i suoi connazionali Antonio Lafrery e Lorenzo della Vaccheria, che pubblicarono le sue opere, avevano avviato fiorenti botteghe di editoria calcografica. Di estremo interesse, benché non numerose, all'incirca un centinaio, le stampe pervenuteci, eseguite per lo più su suo disegno, e realizzate all'acquaforte con tratti che ricordano lo stile degli incisori della " scuola di Fontainebleau ": vedute, ricostruzioni di antichi monumenti, reperti archeologici, paesaggi pochi soggetti sacri, diversi soggetti mitologici, avvenimenti di cronaca. Fra le più note: un torneo svoltosi nel cortile del Belvedere in Vaticano, in occasione delle nozze tra Giacomo Altemps ed Ortensia Borromeo 1565; il frontespizio per lo " Speculum Romanae Magnificentia " ; la pianta della città di Napoli 1566; una veduta del Campidoglio e 3 immagini della Basilica di San Pietro da disegni di Michelangelo 1569; una veduta topografica di Roma antica del 1573; una veduta a volo d'uccello del palazzo e del giardino di villa d'Este a Tivoli 1573; la " Nova Urbis Romae Descriptio … " a volo d' uccello del 1577; il Giudizio Universale di Michelangelo 1578; un San Gerolamo nel deserto da Tiziano; lo " Iuditium Paridis " da Raffaello del Raimondi e Vues perspectives des jardins de Tivoli del 1582, dedicati a Maria de' Medici