PANTHEI FIDELISSIME DIMENSI EXTERIOR ET INTERIOR PARS EX ANTIQVO ROMANO SVIS OMNIBVS NVMERIS ABSOLVTA

Riferimento: S40229
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1553
Zona: Pantheon
Misure: 478 x 360 mm
1.000,00 €

Riferimento: S40229
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1553
Zona: Pantheon
Misure: 478 x 360 mm
1.000,00 €

Descrizione

Bulino, 1553, firmato, a partire dagli esemplari di secondo stato, “ANT×LAFRERII ROMAE ¥ D LIII”. Inciso probabilmente da Nicola Beatrizet per l'editore Lafreri e parte dello "Speculum Romanae Magnificentiae".

Esemplare del primo stato di quattro, avanti l'imprint di Lafreri e la data.

Iscritto in alto al centro: « PANTHEI FIDELISSIME DIMENSI EXTERIOR ET INTERIOR PARS EX ANTIQVO ROMANO SVIS OMNIBVS NVMERIS ABSOLVTA »[immagine dell’esterno e dell’interno del Pantheon, completa di tutti i suoi numeri [presi] dal[l’edificio romano antico].

Misure in «palmi» ai lati sinistro e destro, sulla prima colonna frontale a sinistra, sulla base della cupola.

La stampa rappresenta uno spaccato del Pantheon, tratto da un primo studio dell’architetto Domenico Giuntalodi (1501- 1560), che era stato edito da Antonio Salamanca. Del monumento sono riportate le misure, dal momento che il Pantheon consentiva un accesso più facile che non gli archi di trionfo, in buona parte interrati. Del resto anche il Serlio, nell’illustrare lo spaccato del Pantheon, è in grado di scrivere: «Questa seguente figura dimostra la parte interiore del Pantheon, la qual forma è tolta dalla rotondità perfetta, percioche tanto è la sua latitudine da muro a muro, quanto è dal pauimento fin sotto l’apertura, che come ho detto piu adietro, e per diametro palmi CXCIIII, & è tanto dal pauimento alla sommità dell’ultima cornice, quanto da quella alla sommità della uolta dove è l’apertura. Le riquadrature che sono in essa uolta, o uogliam dire Cielo, sono tutte nel modo ch’è quel di mezo, & è opinione che fussero ornati di lame di argento lauorato, per alcune uestigie, che ancora si ueggono, perche se di bronzo fussero stati tali ornamenti; per le ragioni dette piu ora dietro sariano stati spogliati gli altri bronzi, che ancor sono nel portico. Non si marauigli alcuni se in queste cose che accennano alla prospettiua, non ui si uede scortio alcuno, ne grossezze, ne piano, percioche ho uoluto leuarle dalla pianta dimostrando solamente le altezze in misura, accioche per lo scorticare le misure non si perdano per causa de i scorzi: ma ben poi nel libro di prospettiua dimostrerò le cose ne i suoi ueri scorzi in diuersi modi, in superficie, & in corpi in uarie forme, e gran copia di uarii casamenti pertinenti a tal arte, ma nel dimostrare queste antiquità per seruare le misure non usarò tal arte. Dalla cornice in giù non dirò hora le misure delle cose, perche piu auanti a parte per parte dimostrerò le figure, e ne darò le misure minutamente» (cfr. Marigliani, n. II. 44).

Nel catalogo Lafreri è descritta al n. 181 come "Vn altro dissegno della medesima della parte di fuori et di dentro“.

Lo “Speculum” ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri. Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori stranieri - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo "Speculum Romanae Magnificentiae". Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame e con margini aggiunti, tracce di colla e strappi di carta perfettamente restaurati visibili al verso, per il resto in buono stato di conservazione.


Bibliografia
B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 262, I/IV; A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. 38, I/IV; Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.44; S. Serlio, 1562, p. 9; C. Hülsen, 1921, p. 143, 6, A; M. Rosci, vi, 1983, p. 104; J. Garms, 1995, ii, p. 370; K. Zeitler, 1999, Tav. 7; S. Corsi - P. Ragionieri, 2004, p. 47; F. Lombardo, 2004, p. 48; C. Witcombe, 2008, pp. 143, 148; González de Zárate 1992-1996, I, p. 141, n. 50; Bianchi 2004, p. 10, n. D33.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.