Obelischi
Riferimento: | S40584 |
Autore | Nicolas van AELST |
Anno: | 1589 ca. |
Misure: | 385 x 550 mm |
Riferimento: | S40584 |
Autore | Nicolas van AELST |
Anno: | 1589 ca. |
Misure: | 385 x 550 mm |
Descrizione
Acquaforte e bulino, 1589 circa.
Opera probabilmente incisa da Ambrogio Brambilla per l’editore Nicolas van Aelst.
Esemplare nel terzo stato, con l’imprint “Henricus van Schoel excudit” che sostituisce la firma di Giovanni Orlandi e la data 1602. La tiratura dell’editore fiammingo Van Schoel è databile a circa il 1614, quando acquistò le lastre da Orlandi.
Iscruzione in alto: “Obeliscus excisus a Rege Aegypti Semneserteo, quo regnante Pithagoras in Aegypto fuit aduectus Romam ab Augusto, etin Circo maximo positus, altus pedes [antiquae mesurae] LXXXVIII semis Sixtus V. confractum in Circo, et profunde obrutum, ad S. Mariam Populi transtulit, et concinnatum erexit in antiqua basi. [grafika] : Obeliscus Vaticanus à Nuncoreo Sesostridis filio excisus, in Circo Caij et Neronis positus, altus pedes LXXII stetit illaesus loco pristino, donec à Sixto V. in aream S. Petri translatus est. Obeliscus alter è duobus qui ad Mausoleum Augusti stabant, altus pedes XLII semis Cimiaceret in uia publica ad S. Rochum confractus, translatum Sixtus V. ad S. Mariae Maioris in basi noua erexit. Obeliscus destinatus à Constantino adornandam Constantinopolim, à Constantio Romam aduectus, et erectus in Circo maximo altus pedes CXXXII. confractum Sixtus V. et obrutum profunde, transuexit in planitiem S. Ioannis in Laterano et in basi noua restauratum erexit”.
L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica.
Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.
Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, pieghe di carta restaurate al verso, nel complesso in buono stato di conservazione.
Opera molto rara.
Nicolas van AELST (1585 – 1613)
Editore e commerciante di stampe, svolse la sua attività a Roma - con il suo studio a S. Maria della Pace, dove ebbe privilegi di stampa da Sisto V. Acquistò delle lastre già pubblicate, tra gli altri, da Facchetti, Orlandi, Salamanca e Gherardi. Si specializzò in stampe raffiguranti monumenti della Roma antica e moderna e di cerimonie. Pubblicò stampe per Tempesta, Brambilla e Alberti.
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Nicolas van AELST (1585 – 1613)
Editore e commerciante di stampe, svolse la sua attività a Roma - con il suo studio a S. Maria della Pace, dove ebbe privilegi di stampa da Sisto V. Acquistò delle lastre già pubblicate, tra gli altri, da Facchetti, Orlandi, Salamanca e Gherardi. Si specializzò in stampe raffiguranti monumenti della Roma antica e moderna e di cerimonie. Pubblicò stampe per Tempesta, Brambilla e Alberti.
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