Ricostruzione ideale del Campidoglio

Riferimento: S11310
Autore Michele Grechi LUCCHESI
Anno: 1560 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 420 x 280 mm
Non Disponibile

Riferimento: S11310
Autore Michele Grechi LUCCHESI
Anno: 1560 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 420 x 280 mm
Non Disponibile

Descrizione

Bulino, circa 1560, privo di firma. Esemplare di secondo stato con l’imprint di Gio Iacomo Rossi le stampa in Roma alla Pace.

Buona prova, impressa su carta vergata databile alla metà del XVII secolo, con margini, in buono stato di conservazione. 

Tiratura della tipografia De Rossi di questa Bellissima ricostruzione dell’antico Campidoglio, incisa nella seconda metà del ‘500 e basata sulla stampa in 3 fogli edita da Antonio Salamanca verso il 1550 (Huelsen, 1907, pp. 40-41) e parte dello Speculum Romanae Magnificentiae. La composizione è tratta dai disegni del Marcanova; scrive Huielsen “L’influenza che hanno avuto sugli artisti del periodo seguente è rimasta abbastanza limitata. Ma questo in gran parte dipende dal fatto che il codice Marcanova appena terminato trovò posto nella biblioteca di un convent, nella quale, appunto per la sua preziosità, rimase accessibile a pochi studiosi. Nondimeno, ricostruzioni ideali dell’antica Roma nello stile dei disegni marcanoviani si trovano anche nei tempi seguenti, fino alla metà del Cinquecento”.

Il nostro foglio è sconosciuto a Huelsen; certamente non è opera della tipografia De Rossi, ma stampato da una lastra più antica, come dimostra anche il segno stanco dell’incisione. Dal punto di vista stilistico l’opera potrebbe essere incisa da Michele Lucchese; affinità evidenti nel segno con le Prospettive et Antichità di Roma, una serie dedicata al cardinale Guido Ascanio Sforza con una ventina di tavole che rappresentano architetture immaginarie composte da archi, portici classicheggianti, spesso con pavimentazione quadrettata.

L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. 

Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.

Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.  

 

Bibliografia

cfr. C. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento, pp. 105-105; C. Huelsen, La Roma Antica di Ciriaco d’Ancona disegni inedita del secolo XV pubblicati ed illustrate da Christian Huelsen, 1907, pp. 40-41; P. Picardi, Perino del Vaga Michele Lucchese e il Palazzo di Paolo III al Campidoglio, pp. 89-101.

Michele Grechi LUCCHESI (Attivo a Roma 1539 - 1564)

Acquafortista, incisore e stampatore, attivo a Roma. Nei documenti compaiono alternativamente i nomi Nichele Crechi, Crecchi, Greco, Grechi, Lucchese, da Lucca, Lucano o lucensis, oppure i monogrammi M.L. e MI. LV. Il suo nome appare nel Libro delle Arti e Università dei Pittori (Archivio Accademia di S. Luca), in cui è riportata la tassa d’iscrizione di 2 scudi. Nel 1551 si registra la sua presenza a servizio del Cardinal Sforza: ‘mastro Michael da Luca pittore de Cardinale Santa Fiore’. Le sue stampe sono datate tra il 1547 - 64, alcune su richiesta di Giulio Ascanio Sforza: l’acquaforte Crocifissione di San Pietro, ripresa da Michelangelo, e un insieme di fantasie architetturali datate 1547. Realizzò incisioni da opere di Polidoro da Caravaggio, Raffaello e Peruzzi. Stampa “popolare”: L’Asinaria, 1564.

Michele Grechi LUCCHESI (Attivo a Roma 1539 - 1564)

Acquafortista, incisore e stampatore, attivo a Roma. Nei documenti compaiono alternativamente i nomi Nichele Crechi, Crecchi, Greco, Grechi, Lucchese, da Lucca, Lucano o lucensis, oppure i monogrammi M.L. e MI. LV. Il suo nome appare nel Libro delle Arti e Università dei Pittori (Archivio Accademia di S. Luca), in cui è riportata la tassa d’iscrizione di 2 scudi. Nel 1551 si registra la sua presenza a servizio del Cardinal Sforza: ‘mastro Michael da Luca pittore de Cardinale Santa Fiore’. Le sue stampe sono datate tra il 1547 - 64, alcune su richiesta di Giulio Ascanio Sforza: l’acquaforte Crocifissione di San Pietro, ripresa da Michelangelo, e un insieme di fantasie architetturali datate 1547. Realizzò incisioni da opere di Polidoro da Caravaggio, Raffaello e Peruzzi. Stampa “popolare”: L’Asinaria, 1564.