Provincie della Media Italia

Riferimento: CO-939
Autore Tipografia DOYEN
Anno: 1860
Zona: Stato della Chiesa
Luogo di Stampa: Torino
Misure: 790 x 620 mm
500,00 €

Riferimento: CO-939
Autore Tipografia DOYEN
Anno: 1860
Zona: Stato della Chiesa
Luogo di Stampa: Torino
Misure: 790 x 620 mm
500,00 €

Descrizione

Rara carta dell’Italia Centrale disegnata da Cesare Rinaudo (Cuneo 1822 - attivo fino al 1872) e litografata da Giovanni Battista Donato Macari (Pinerolo 1831 - attivo fino al 1893). Pubblicata a Torino nel 1860, in un periodo di intensi cambiamenti storico-geografici, dalla Tipografia dei Fratelli Doyen.

Una carta piuttosto interessante, anche se non possiede particolari meriti geo-topografici, pubblicata nel 1860: “le compendiose informazioni storico-politiche contenute nelle due bandelle laterali, ci ragguagliano sugli eventi succedutisi dal 23 aprile 1859, data in cui l'inviato austriaco Kellersperg presenta a Cavour l'ultimatum con la richiesta di disarmo del Piemonte e il licenziamento di tutti i volontari entro tre giorni, all'8 maggio 1860, quando una grande folla acclama Vittorio Emanuele II, di ritorno dalla Toscana e dall'Emilia Romagna, dove l'11 e il 12 marzo si erano svolti i plebisciti per l'annessione al Regno di Sardegna. Sotto questo aspetto, le ricche note che accompagnano la carta sono un puntuale resoconto delle vicende accadute nei dodici mesi che preludono alla proclamazione del Regno d'Italia savoiardo, resoconto i cui caratteri difficilmente saranno leggibili nella riproduzione. Non facile sarà anche la visione delle tabelle collocate nel Mediterraneo, che ragguagliano sui plebisciti, sulle votazioni per provincia in Toscana e in Romagna, sulla statistica demografica e amministrativa dell'Emilia, della Toscana, dello Stato Pontificio e di parte del Regno delle Due Sicilie. Seguono le scale di misura, la prima delle quali è in chilometri, e la spiegazione dei segni, molti dei quali non siamo stati capaci di ritrovare, benché incuriositi da quelli sulle miniere d'oro e d'argento. Posando gli occhi sulla carta, che ha ormai le caratteristiche di un manufatto moderno, specie per quanto attiene la rappresentazione orografica, non sfugge la demarcazione con tratto verde delle provincie che erano state il Ducato di Parma e Piacenza, di Modena e Reggio, le Legazioni pontificie della Romagna. La demarcazione in verde si arresta nel punto ove si incrocia il confine di Stato fra Toscana e Stato della Chiesa, confine peraltro difficile da cogliere. Sembrerebbe, come di fatto è, il segnale di una situazione del tutto aperta, suscettibile di una evoluzione che avverrà nel giro di qualche mese. Il 6 maggio erano salpati da Quarto i piroscafi Piemonte e Lombardo con i Mille diretti a Marsala; il 7 settembre le truppe piemontesi, al comando del generale Fanti, invaderanno Marche e Umbria, ove la caduta di Ancona, il 29 settembre, e il voto plebiscitario nelle due regioni porranno fine alla sovranità papalina con la conseguente annessione al Regno di Sardegna. Molliamo subito questi ritagli di storia risorgimentale, rispetto alla quale peraltro qualche storico moderno appunta oggi più di una critica sulle modalità e sulla regolarità con cui si svolsero i plebisciti, per tornare invece brevemente all'ente dove la carta fu realizzata, il Corpo della Topografia Reale dello Stato Maggiore del Regno di Sardegna. Nel corso dei mutamenti politici e degli spostamenti della capitale dello Stato Unitario, questo assunse varie denominazioni, fino a quella de finitiva del 1882 di Istituto Geografico Militare, meglio noto con l'acronimo IGM. A piè lastra sono riportati i nomi del topografo Cesare Rinaudo, che disegno e pubblicò la stampa, e Giovanni Macari, che litografo il rilievo. Nel Calendario Generale pe' Regii Stati, che diventa poi Calendario Generale del Regno, un almanacco stampato annualmente a Torino, l'edizione del 1859 ci informa che il corpo della Topografia Reale dello Stato Maggiore ha un organico di 15 persone, di cui 10 topografi e 5 incisori. Fra questi sono ricompresi Traiano Rinaudo, disegnatore topografo di prima classe, e Giovanni Macari, disegnatore topografo di terza classe” cfr. L’Italia di Mezzo. La cartografia storica del Centro Italia dal XVI al XIX secolo p. 244).

Litografia, applicata su tela e suddivisa in 18 segmenti, più volte ripiegata e chiusa in astuccio in cartonato coevo. Ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

P. Giorgi, C. Cicioni, L’Italia di Mezzo. La cartografia storica del Centro Italia dal XVI al XIX secolo pp. 244-245, n. 101.

 

Tipografia DOYEN (Torino 1830 - 1943)

La Tipografia e Litografia Doyen fu fondata nel 1833 da Michele Doyen, francese di Digione, in società con il litografo Michele Ajello. La prima sede si trovava in piazza Carignano 6. Nel 1845 era lo stabilimento litografico più importante di Torino e impiegava cinque disegnatori e 25 operai. L'edificio di via Carlo Alberto 38, fu completamente distrutto durante l'incursione aerea dell'8 agosto 1943.

Tipografia DOYEN (Torino 1830 - 1943)

La Tipografia e Litografia Doyen fu fondata nel 1833 da Michele Doyen, francese di Digione, in società con il litografo Michele Ajello. La prima sede si trovava in piazza Carignano 6. Nel 1845 era lo stabilimento litografico più importante di Torino e impiegava cinque disegnatori e 25 operai. L'edificio di via Carlo Alberto 38, fu completamente distrutto durante l'incursione aerea dell'8 agosto 1943.