Arcus Marci Aurelij Imp. ex eius archetypis, efformatis antequam destrueretur ob ampliandum hippodromum

Riferimento: S44188
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1762
Zona: Via del Corso
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 240 x 390 mm
Non Disponibile

Riferimento: S44188
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1762
Zona: Via del Corso
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 240 x 390 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte, 1762, priva di firma.

Della serie Il Campo Marzio dell’Antica Roma.

Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampli margini, in ottimo stato di conservazione.

L'arco di Portogallo (conosciuto anche come arcus de Trofoli o de Tripolis e arcus triumphalis e, in epoca moderna Arco dei Retrosoli) era un antico arco di Roma, situato sulla via Lata (attuale via del Corso), poco prima di via della Vite. La denominazione con cui è maggiormente noto deriva dalla sua localizzazione presso Palazzo Fiano, ove dal 1488 al 1508 visse il cardinale portoghese Jorge da Costa, cardinale titolare di San Lorenzo in Lucina. Fu definitivamente demolito nel 1662 per volere di papa Alessandro VII, in quanto malridotto e di intralcio alla viabilità sulla trafficata via del Corso.


Il Campo Marzio dell’Antica Roma, fondamentale opera che appare come una delle più complesse del Piranesi, sebbene pubblicato solo nel 1762, veniva già annunciata dall’artista nelle Antichità Romane, delle quali, secondo il Focillon, può essere considerata come il quinto tomo.


La vicende del Campo Marzio si intrecciano con l’amicizia con lo scozzese Robert Adam, al quale l’opera è dedicata. Adam era giunto a Roma nel 1755 e ben presto aveva conosciuto Piranesi, forse per mezzo del comune amico Charles-Louis Clerisseau, trovando nella comune passione archeologica la base di una reciproca stima, che continuò anche dopo il ritorno dell’architetto Londra. Fu proprio Adam che, durante le ricognizioni dei resti dei monumenti del Campo Marzio, suggerì al Piranesi l’idea di realizzare una mappa dell’intera area, che inizialmente doveva essere inclusa nelle Antichità, e poi finì per costituire la base di un progetto ben più ambizioso, dando alla luce questa importante opera. Negli scritti iniziali l’autore annuncia lo scopo di questo lavoro, affermando la volontà di voler tracciare la storia di questa vasta area compresa tra il Tevere ed i colli, cercando di ricostruirne la conformazione ed il volto. Egli sottolinea la difficoltà di tale lavoro di ricostruzione, poiché l’antico Campo Marzio ha coinciso con l’area più intensamente popolata e riedificata della città dal medioevo all’epoca attuale, non nascondendo il margine di ipoteticità insito nell’opera.

Il risultato è che l’attendibilità dei risultati rimane quanto mai problematica, sia per la pionieristica ricerca archeologica del tempo, sia per la carica visionaria che porta l’artista e l’architetto a superare di slancio i limiti della realtà storica progettando il passato in funzione del presente, portando il genio artistico a prevalere di gran lunga sull’archeologo, conferendo senso e vigore a tutta l’opera.

Bibliografia

J. Wilton-Ely, Giovanni Battista Piranesi, The complete etchings, n. 597; H. Focillon, n. 466. 

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.