FIORENZA

Riferimento: S30324
Autore Claudio DUCHET (Duchetti)
Anno: 1570 ca.
Zona: Firenze
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 441 x 315 mm
Non Disponibile

Riferimento: S30324
Autore Claudio DUCHET (Duchetti)
Anno: 1570 ca.
Zona: Firenze
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 441 x 315 mm
Non Disponibile

Descrizione

In alto al centro, in un cartiglio a forma di nastro, troviamo il titolo: FIORENZA. In alto a sinistra è rappresentato lo stemma della famiglia Medici, a destra quello della città. Lungo il margine inferiore una legenda numerica di 60 rimandi a luoghi e monumenti notabili, distribuita su sei colonne. Segue l’imprint editoriale Claudij duchetti formis. Opera priva di orientazione e scala grafica.

Veduta prospettica della città, prima derivazione romana del modello di Francesco Rosselli e della replica di Lucantonio degli Uberti, meglio nota come Veduta della Catena.

"La cosiddetta Veduta della Catena, è la prima rappresentazione conosciuta di una intera città, risultato non di una proiezione fantasiosa, ma di una costruzione che, basata sull’osservazione diretta dal vero, si avvale anche della prospettiva. Questa grande silografia, come ha dimostrato Hülsen, deriva dall’opera originale a bulino, su sei lastre di rame, attribuita a Francesco Rosselli, di cui oggi è conservato solo un frammento, raffigurante la campagna in direzione di Fiesole. La copia silografica, attribuita già da Kristeller a Luca Antonio degli Uberti è conservata presso il Gabinetto delle Stampe di Berlino. La silografia con ogni probabilità è stata realizzata nella prima decade del XVI secolo a Venezia, come indicato dal tratteggio a linee parallele nelle zone d’ombra, che si utilizza solo nella prima decade del sec. XVI. La filigrana della carta, di recente individuazione, fu usata a Venezia nel 1494-95 e a Siracusa intorno al 1529 (Briquet 2537,

2546). Rispetto al modello fiorentino, Lucantonio degli Uberti introduce due elementi innovativi: la figura dell’artista disegnatore, in basso a destra, e il motivo decorativo della catena, chiusa in alto a sinistra da un lucchetto – di qui la denominazione Veduta della Catena - per cui sono state fornite diverse interpretazioni. Il punto di osservazione principale è da sud-ovest, in corrispondenza del campanile della chiesa di Monte Oliveto, ed è stato rialzato per dare maggiore leggibilità alle emergenze architettoniche e al tessuto urbano. Nella veduta l’asse centrale verticale viene fatto coincidere con l’asse della cupola di Santa Maria del Fiore che, simbolo religioso e civile della città, diventa così elemento principale e punto costante di riferimento nella rappresentazione della città stessa.

La veduta crea un campo spaziale continuo che non solo mostra gli edifici, ma anche gli spazi aperti, le piazze e anche il corso delle strade di recente realizzazione, e non ancora chiuse dagli edifici che saranno costruiti lungo i loro lati. I monumenti della città sono quindi disposti nella pianta in modo da riflettere le reali relazioni tra di loro. Fuori dalle mura della città, l’immagine restituisce le principali caratteristiche del paesaggio naturale: vista da sud-est, la pianta mostra la città delimitata a nord dalla parete naturale degli Appenini; la valle del Mugnone, attraverso la quale passa la strada che collega la città a Bologna, crea una spettacolare apertura tra le montagne nell’angolo superiore a sinistra. Fiesole e S. Domenico sono rappresentate con un gruppo di edifici sormontati dal toponimo.

Il convento di S. Miniato e di S. Francesco segnano le vette che dominano la città da sud. L’Arno attraversa diagonalmente l’immagine tagliando la città in due parti. Dunque, la rappresentazione del paesaggio non è né evocativo né poetico. Questa rappresentazione senza soluzione di continuità tra la città, fulcro dell’immagine, e il paesaggio, risponde sia alla realtà politica, in quanto i territori rappresentati appartengono di fatto allo Stato fiorentino, sia ad un’ambizione pittorica: sia la città che il paesaggio circostante sono concepiti come uno spazio topografico unitario. La veduta riporta il titolo FIORENZA, variante poetica del toponimo che, come sottolinea David Friedman, fa allusione ai concetti di “fiore” e di “fioritura” e viene usata con intento celebrativo, collegata ai concetti di pace e prosperità" (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, pp. 2149-2151 scheda della Veduta della Catena di Lucantonio degli Uberti).

 

È più probabile che il Duchetti replichi la veduta attribuita a Paolo Forlani (1567), ingrandendola e ripetendone gli errori e le deformazioni nei monumenti. Al centro, un cartiglio a nastro con il titolo; nell’angolo a sinistra, uno scudo con lo stemma mediceo, a destra, uno scudo col giglio fiorentino.  Sia Tooley che Marcel Destombes, nelle loro opere di ricerca sulla cartografia italiana del '500, confondono l'iscrizione "Mugnone f.", che identifica il nome del fiume, con il nome dell'incisore della lastra, al quale viene erroneamente attribuita.

Esemplare nel primo stato di quattro, avanti l’imprint di Giovanni Orlandi. 

“La lastra fu ereditata da Giacomo Gherardi ed è inserita nel catalogo curato per conto della vedova Quintilia Lucidi, del 17-19 ottobre 1598 (n. 349 descritta come “Fiorenza in uno foglio reale”). Venne quindi acquisita, nel 1602, da Giovanni Orlandi che la ristampò inalterata con la sola aggiunta del proprio imprint. Nel 1614, con il trasferimento di Orlandi a Napoli, la matrice fu ceduta a Hendrick van Schoel, la cui tiratura, tuttavia, reca ancora la data 1602. Nel catalogo della tipografia del fiammingo, redatto il 27 luglio 1622 dopo la morte dell’editore, le opere di cartografia descritte sotto un’unica voce: “Cosmografia pezzi numero 80.ottanta”. Le lastre vennero poi cedute a Francesco de Paoli, come documentato dall’inventario della vendita del 2 novembre 1633. Possibile quindi l’esistenza di un’ulteriore stesura della lastra, della quale tuttavia non abbiamo riscontrato esemplari” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, pp. 2156-2157).

Acquaforte e bulino, circa 1570, impressa su carta vergata coeva con margini, piccolo strappo restaurato nella parte inferiore centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione. Rara.

Bibliografia

 

Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, pp. 2156-2157, tav. 1099, I/IV; Cartografia Rara (1986): n. 48; Destombes (1970): n. 70; Ganado (1994): VI, n. 107 & p. 212, n. 47; Benevolo (1969): pp. 56-61, tav. VI; Mori-Boffito (1926): pp. 39, 53; Pagani (2012): p. 82; Tooley (1939): n. 206.

Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))

Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.

Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))

Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.