Vatican

Riferimento: S36386
Autore Felix BENOIST
Anno: 1864 ca.
Zona: Vaticano
Misure: 445 x 293 mm
900,00 €

Riferimento: S36386
Autore Felix BENOIST
Anno: 1864 ca.
Zona: Vaticano
Misure: 445 x 293 mm
900,00 €

Descrizione

Disegno a matita nera, mm 445x290, in basso a sinistra Vatican.

Appartiene ad una raccolta di 127 opere rinvenute presso un antiquario francese che, a sua volta, li aveva acquistati dagli eredi dell’editore Henri-Désiré Charpentier (La Rochelle 1805 - Vertou 1882); sono tutti realizzati a matita nera, alcuni presentano dei rialzi a biacca; non recano mai la data e la firma dell’autore, ma solo una breve didascalia relativa ai soggetti rappresentati. I disegni denotano una mano abile ed esperta – in particolar modo nella delineazione degli edifici, delle rovine e delle architetture - che restituisce i monumenti - più o meno celebri - di Roma da punti prospettici interessanti ed inusuali. Il rimando di gran parte dei disegni ad alcune litografie tinte di Felix e Philippe Benoist, pubblicate nell’opera in tre volumi Rome dans san grandeur, è immediatamente apparso chiaro. Il fatto che si tratti di un nutrito gruppo di disegni originali legati alla celebre opera edita da Henri-Désiré Charpentier viene chiaramente suffragato dalla prestigiosa provenienza; si tratta di una parte del fondo eredi di Charpentier, tra cui era stato suddiviso il materiale della famosa bottega calcografica.

La monumentale Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes venne stampata a Parigi in 3 volumi, nel 1870. La pubblicazione, illustrata da 100 litografie, fu preceduta da una campagna di disegni preparatori, a far data dal 1864 sino al 1869, eseguita soprattutto da Félix Benoist e in parte da Philippe Benoist. Alla vigilia del Concilio Ecumenico Vaticano I, l’11 agosto 1869, Pio IX decretava la realizzazione di una Esposizione romana delle opere d’ogni arte eseguite per il culto cattolico, che venne inaugurata, il 17 febbraio 1870, nel chiostro della Certosa di Santa Maria degli Angeli. In quell’occasione, vennero presentati i tre volumi in folio Rome dans sa grandeur. I volumi, rilegati in modo sfarzoso, con impresso al centro in oro, lo stemma di Pio IX, sono suddivisi in tre sezioni. Il primo volume tratta di Roma antica, il secondo, di Roma cristiana, ed il terzo, dei monumenti e le realizzazioni della Roma moderna. Una visione preziosa della Roma papale alla vigilia della profonda trasformazione di Roma in capitale dell’Italia unita. Un documento che evidenzia la notevole impronta lasciata da Pio IX nella Città Eterna. L’opera rappresenta il capolavoro dell’artista francese, tanto da porre il Benoist tra la schiera dei più grandi artisti di interni e vedute del suo tempo.

I fogli utilizzati per gli studi preliminari sono diversi per dimensione (da 170 mm x 240 ai 490 x 300 mm), per grammatura e anche per gradazione cromatica (dal beige al verde).  Molti dei disegni rappresentano innegabilmente fasi preparatorie diverse – più o meno complete – di alcune litografie tinte che illustrano la magnifica opera, altri delle vignette silografiche inserite nel testo, mentre altri bozzetti non trovano traduzione in stampa. Appartengono a questo secondo gruppo sia schizzi relativi a monumenti e vedute di Roma che ai dintorni: Ostia antica, Grottaferrata, Olevano Romano, Anzio, Nettuno, Velletri e Vicovaro. Ben oltre i confini capitolini sono disegni relativi a Napoli e a Loreto. La suite doveva costituire parte dell’intero fondo, poi disperso, di studi preparatori da cui furono selezionati i cento destinati alla stampa litografica.

Il disegno, non tradotto per una delle tavole litografiche di Rome dans sa Grandeur mostra la Villa del Belvedere vista dall’esterno delle mura vaticane. Il disegno è da mettere in relazione con il capitolo II di Rome Moderne, curato da Alexis François Rio, dedicato alle Belle Arti.

“Dès les premiers jours de son pontificat (1503), Jules II tourna sa pensée vers l'achèvement du palais du Vatican, qui se trouvait composé de constructions irrégulières et capricieuses, séparées les unes des autres par des cours de dimensions inégales, et trahissant l'absence d'unité dans les plans successifs d'après lesquels on y avait travaillé depuis un demi-siècle.

Outre cette divergence d'idées dans les architectes ou dans leurs patrons, il y avait la grande difficultédu terrain, difficulté qui avait été plutôt aggravée que diminuée par les essais infructueux qu'on avait faits pour la vaincre. Afin de résoudre le problème d'une manière satisfaisante pour l'artiste et pour son patron, il fallait prendre une détermination vigoureuse, et faire main-basse sur un grand nombre de constructions antérieures. Vasari parle avec une admiration mêlée d'effroi du dessin grandiose qu'imaginale terribie génie de ce prodigieuxartiste pour restaurer et rectifier le palais pontifical.

Comme Jules II voulait qu'on tirât parti du Belvédère, bâti par Innocent VIII, on y fit aboutir deux longs portiques parallèles, entre lesquels se déployait un grand théâtre de forme carrée, qui avait pour principale décoration une niche colossale, entre deux pavillons symétriques, disposésde manière à frapper tout d'abord les regards de ceux qui montaient de l'étage inférieur par un double escalier, regardé comme un chef-d'oeuvre en son genre; ceux qui descendaient à cet étage inférieur, avaient devant les yeux une cour de mille pieds de longueur, la plus belle, sans contredit, qu'il y eût alors dans le monde, et qui malheureusement fut partagée en deux dans le siècle suivant W.

Il serait impossible d'entrer dans le détail de toutes les constructions et de toutes les rectifications que fit Bramante dans le palais pontifical. Plusieurs de ses dessins furent tellement admirés, qu'on disait n'avoir rien vu de mieux, depuis le temps des anciens Romains. Malheureusement son impétueux patron était d'accord avec lui, non-seulement pour la grandeur des plans à exécuter, mais aussi pour la promptitude de l'exécution. Le pape, dit Vasari, voulait que les murs sortissent de terre et telle était, selon l'historien,la furia de l'un et de l'autre, qu'on portait le ciment pendant la nuit, pour le mettre en oeuvre le lendemain, sans que l'architecte s'assurât de sa bonne ou de sa mauvaise qualité, ce qui fut cause de plusieurs catastrophes qui, pour être arrivées après sa mort, ne nuisirent pas à sa popularité, mais laissèrent une ombre sur sa gloire .Cette rapidité d'exécution qui dévorait, pour ainsi dire, le temps et les matériaux, permit à Bramante de faire plus en dix ans qu'aucun autre, placé dans des circonstances ordinaires, n'aurait pu faire en trente” [Fin dai primi giorni del suo pontificato (1503), Giulio II rivolse i suoi pensieri al completamento del palazzo vaticano, che si componeva di edifici irregolari e capricciosi, separati l'uno dall'altro da cortili di dimensioni diseguali, e che tradivano la mancanza di unità dei progetti successivi secondo i quali si era lavorato per mezzo secolo.

A questa divergenza di idee da parte degli architetti o dei loro capi, si aggiungeva la grande difficoltà del terreno, difficoltà che era stata esacerbata anziché diminuita dai tentativi infruttuosi di superarla. Per risolvere il problema in modo da soddisfare sia l'artista che il suo committente, era necessario prendere una decisione energica e sbarazzarsi di un gran numero di costruzioni precedenti. Vasari parla con ammirazione mista a timore del grandioso disegno immaginato dal genio di questo prodigioso artista per restaurare e correggere il palazzo papale.

Poiché Giulio II voleva sfruttare al meglio il Belvedere, costruito da Innocenzo VIII, gli vennero affiancati due lunghi portici paralleli, tra i quali si trovava un grande teatro quadrato, la cui decorazione principale era una colossale nicchia tra due padiglioni simmetrici, disposti in modo tale da attirare prima di tutto l'attenzione di chi saliva dal piano inferiore attraverso una doppia scalinata, considerata un capolavoro nel suo genere; Chi scendeva al piano inferiore aveva davanti agli occhi un cortile lungo un centinaio di metri, senza dubbio il più bello del mondo a quell'epoca, che purtroppo fu diviso in due nel secolo successivo.

Sarebbe impossibile descrivere in dettaglio tutte le costruzioni e le modifiche apportate da Bramante al palazzo papale. Molti dei suoi progetti furono talmente ammirati che si disse che non si era mai visto niente di meglio dai tempi degli antichi romani. Purtroppo, il suo impetuoso mecenate era d'accordo con lui, non solo sulle dimensioni dei progetti da realizzare, ma anche sulla velocità di esecuzione.

Il Papa, dice il Vasari, voleva che le mura emergessero dal terreno e, secondo lo storico, la furia di entrambi era tale che il cemento veniva steso durante la notte, per essere usato il giorno dopo, senza che l'architetto controllasse se fosse di buona o cattiva qualità, il che fu la causa di diversi disastri che, avvenuti dopo la sua morte, non danneggiarono la sua popolarità, ma lasciarono un'ombra sulla sua gloria. Questa rapidità di esecuzione, che divorava per così dire tempo e materiali, permise a Bramante di fare in dieci anni più di quanto qualsiasi altro uomo in condizioni normali avrebbe potuto fare in trenta] (Rome dans sa Grandeur, Rome Moderne, c. II, pp. 26-27).

Felix BENOIST (1818 - 1896)

Felix Benoist (Saumur, 1818- Nantes, 1896). Da Saumur (Maine- et- Loire), dove era nato il 15 aprile 1818, si trasferì ben preso ad Angers, paese natale della madre. Qui divenne apprendista del pittore di storia e ritrattista Jean- Michel Mercier (Versailles, 1786-Paris,1874) che dal 1831 al 1850 fu conservatore del Museo d’ Angers. La produzione di Félix ha inizio nel 1831 con una tavola che riproduce il castello di La Fléche, edita da Charpentier, ma il suo vero esordio avvenne con l’album pubblicato nel 1843 in cui si rivela come abile disegnatore di Angers pittoresca. Prima del 1850 si trasferì a Nantes, dove risiedette per tutto il resto della sua vita. Lavorò prevalentemente per l’editore Charpentier durante l’arco di quarant’anni. Alternò l’attività di disegnatore dal vero con quella di litografo. Si dedicò ai luoghi di sua elezione intorno a Nantes e la parte ovest della Francia. È del 1850 Nantes et la Loire inférieure disegnata e litografata prevalentemente da Félix con altri collaboratori. Seguì La Normandia illustrata e Monumenti Luoghi e costumi editi nel 1854 in collaborazione con François Hippolyte Lalaisse (Nancy, 1812- Paris,1884). Tra il 1861 e il 1864 vedeva la luce l’edizione Nizza e Savoia con un corredo di 92 cromolitografie. Quindi era la volta di La Bretagna contemporanea in 160 tavole la maggior parte delle quali riconducibili a Benoist e a cui lavorò tra il 1861 e il 1866. In un continuo crescendo, si rese contemporaneamente protagonista di Paris dans sa splendeur edito in 100 tavole, incisioni a cui lavorò tra il 1857 e il 1861. L’opera che lo ha reso celebre fuori dai confini nazionali è senza dubbio la pubblicazione di Rome dans sa grandeur in 100 tavole a cui si dedicò tra il 1864 e il 1869. Per quest’ultima raccolta egli ha fornito la maggior parte dei disegni, tutte le piccole incisioni, oltre che i fregi, molto ben elaborati, ed inseriti nel testo dei tre volumi. Nei primi anni della sua attività si firmava Benoist d’Angers; più tardi Benoist de Nantes, per distinguersi da Philippe Benoist, come lui disegnatore e litografo di paesaggi e di architetture. Félix è stato descritto Plus naif rispetto a Philippe, ma questo non gli rende merito, infatti il confronto tra i due è molto ostico quando le rispettive opere non sono firmate o le firme sono incomplete.

Felix BENOIST (1818 - 1896)

Felix Benoist (Saumur, 1818- Nantes, 1896). Da Saumur (Maine- et- Loire), dove era nato il 15 aprile 1818, si trasferì ben preso ad Angers, paese natale della madre. Qui divenne apprendista del pittore di storia e ritrattista Jean- Michel Mercier (Versailles, 1786-Paris,1874) che dal 1831 al 1850 fu conservatore del Museo d’ Angers. La produzione di Félix ha inizio nel 1831 con una tavola che riproduce il castello di La Fléche, edita da Charpentier, ma il suo vero esordio avvenne con l’album pubblicato nel 1843 in cui si rivela come abile disegnatore di Angers pittoresca. Prima del 1850 si trasferì a Nantes, dove risiedette per tutto il resto della sua vita. Lavorò prevalentemente per l’editore Charpentier durante l’arco di quarant’anni. Alternò l’attività di disegnatore dal vero con quella di litografo. Si dedicò ai luoghi di sua elezione intorno a Nantes e la parte ovest della Francia. È del 1850 Nantes et la Loire inférieure disegnata e litografata prevalentemente da Félix con altri collaboratori. Seguì La Normandia illustrata e Monumenti Luoghi e costumi editi nel 1854 in collaborazione con François Hippolyte Lalaisse (Nancy, 1812- Paris,1884). Tra il 1861 e il 1864 vedeva la luce l’edizione Nizza e Savoia con un corredo di 92 cromolitografie. Quindi era la volta di La Bretagna contemporanea in 160 tavole la maggior parte delle quali riconducibili a Benoist e a cui lavorò tra il 1861 e il 1866. In un continuo crescendo, si rese contemporaneamente protagonista di Paris dans sa splendeur edito in 100 tavole, incisioni a cui lavorò tra il 1857 e il 1861. L’opera che lo ha reso celebre fuori dai confini nazionali è senza dubbio la pubblicazione di Rome dans sa grandeur in 100 tavole a cui si dedicò tra il 1864 e il 1869. Per quest’ultima raccolta egli ha fornito la maggior parte dei disegni, tutte le piccole incisioni, oltre che i fregi, molto ben elaborati, ed inseriti nel testo dei tre volumi. Nei primi anni della sua attività si firmava Benoist d’Angers; più tardi Benoist de Nantes, per distinguersi da Philippe Benoist, come lui disegnatore e litografo di paesaggi e di architetture. Félix è stato descritto Plus naif rispetto a Philippe, ma questo non gli rende merito, infatti il confronto tra i due è molto ostico quando le rispettive opere non sono firmate o le firme sono incomplete.