PONTOS EUKSEINOS. PONTUS EUXINUS. Æquor Iasonis pulsatum remige primum

Riferimento: S46098
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1590 ca.
Zona: Mar Nero
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 500 x 355 mm
750,00 €

Riferimento: S46098
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1590 ca.
Zona: Mar Nero
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 500 x 355 mm
750,00 €

Descrizione

Bella e decorativa carta storica centrata sul Mar Nero. Pontus Euxinus è l’antico nome del Mar Nero; secondo una tradizione, il nome Euxinus (gr. «ospitale») avrebbe sostituito il primitivo nome di Αξεινος «inospitale», dopo il passaggio degli Argonauti. Sembra probabile che il nome Αξεινος sia un adattamento e un rifacimento per etimologia popolare del precedente nome scitico confrontabile con l’aggettivo avestico akhshaēna «oscuro, nero».

Carta tratta dal Parergon, il primo atlante storico mai pubblicato. 

Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612. Esemplare di secondo stato di tre, con l’aggiunta del nome del fiume Charus flu, presente nella carta a partire dall’edizione del 1601.

Titolo (con lettering greco): PONTOS | EUKSEINOS. | PONTVS | EVXINVS. | Æquor Iasonis pulsa:|tum remige primum. | "Cum | Priuilegio Imp. Reg. et Belgico,|Ad decennium.|1590.

Nel cartiglio in alto a sinistra: "Ex conatibus geographi:|cis Abrahami Ortelij".

Realizzata da Ortelio sulla base di informazioni moderne tratte dall'atlante dell'Europa sud-orientale di Mercatore, apparso nel 1589 (Meurer p. 199) e di conoscenze antiche tratte da Plinio, Ovidio, Strabone, Apollonio, Procopio e Appiano. Bertius acquistò un certo numero di esemplari di questa mappa e la incluse nel suo storico atlante Theatrum Geographiæ Veteris del 1618.

Nel testo al verso Ortelius ricorda, citando le fonti antiche, i precedenti nomi del Ponto Eusino: “Il mare che qui intendiamo descrivere, reso famoso dagli autori antichi per la favolosa storia del Vello d’Oro, ha avuto diversi nomi: Pontus, poi Pontus Axenus, cioè inospitale, poi Ponto Euxinus, cioè ospitale, come riportano Plinio, Ovidio ecc., altri lo chiamano Ponticum mare. Lucrezio lo chiama Ponti mare dal nome del paese adiacente. Per lo stesso motivo è chiamato da Valerio Flacco, Ovidio e Marziano Sarmaticum e Scythicum mare”.

Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.

Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.

Il mare, che habbiamo tolto à descriuere, vien nobilitato da gli antichi scrittori della favola del Vello dell'oro, & sotto varij nomi si rammemora appo gli autori; PONTO per eccellentia, & prima PONTO AUXENO, quasi a volesse dir, che non riceve li forestieri & inhospite: & dapoi EUXINO appellato, secondo Plinio, & Ovidio, & altri, quasi per contrario senso hospitale, & che accoglie li stranieri” (p. xxvij). Plinio descrive il Mar Nero come un arco che abbia la corda sulla costa dell'Asia Minore, immaginata come rettilinea, e sia formato, secondo il profilo della costa nord, da due "corni" congiunti in una rientranza centrale. Questo punto di saldatura coincide con il Chersoneso Taurico (Crimea) e con l'imbocco del Lago Meotide (mar d'Azov) e si chiama Bosforo Cimmerio (stretto di Kerč) (IV. 76). L'immagine di un arco scitico riflette una dottrina greca molto antica, ed era già stata divulgata dalle Historiae di Sallustio. Il lago Meotide raccoglie le correnti del Tanai discese dai Ripaeis montibus; la designazione di questi ultimi è piuttosto vaga ed i tentativi di identificazione lasciano pensare all'Europa centrosettentrionale, agli Urali, e alle montagne del Caspio.

Dal punto di vista cartografico Ortelio utilizza le nozioni delle moderne informazioni reperite nell'Atlante di Mercatore dell'Europa sud-orientale che fece la sua comparsa nel 1589, ed è completata con le notizie storiche tratte da Plinio, Ovidio, Strabone, Apollonio e Appiano. Il Ponto Eusino per gli antichi, e non solo, può essere considerato come la culla di numerosi miti che hanno influenzato l'immaginario di scrittori e poeti. Come dice lo stesso Ortelio: Qui fabulis, poetarumque sigmentis ad hunc Pontum attinentibus delectantur. Medeam Senecae, & Iphigeniam Euripidis adeant: aliosque Argonautarum navigationum, aureique velleris veteres scriptores. Questi miti, ne hanno sempre fatto un luogo misterioso, oltre che distante. Dall'Europa più conosciuta ed accessibile lo separava il Bosporus Thracicus (Stretto del Bosforo), al di là del quale si allargava questo mare chiamato "accessibile" dai greci, e che su una delle sue ripe era notevolmente abitato e in seguito ampiamente colonizzato dai Romani, sull'altra immetteva in aree relativamente poco conosciute, circondate dal Caucaso, e tutte e due le aree s'incontravano sul Bosporus Cimmerius (lo stretto di Kerc) che conduceva alla Palude Meotide, MAEOTIS PALUS: Quam SAcythie gentes circundant undique ripis, Et matrem Ponti perhibent Meotidis undam. Nell'area di NE è disegnata la foce del fiume Tanais (attuale Don) e la seguente scritta: Tanais, commune emporium Europeorum et Asiaticorum. Sulla costa europea del Ponto si vedono tra le altre li centri di Tomos: Ovidij poetae exilio e più a nord, presso la penisola di Crimea (Taurica, Quae et Scythica Chersonesus) quello di Ordessus (attuale Odessa). Le sue coordinate sono: Lat. da 42°27' a 53°40' Ne Long. da 52° 15' a 75°40' E. (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 88-89, n. 21).

Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani, n. 17p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 213 II/III; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 0350H:31; Zacharakis #1623.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.