Daciarum, Moesiarumque, Vetus Descriptio

Riferimento: S46097
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1595 ca.
Zona: Romania, Bulgaria
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 468 x 365 mm
700,00 €

Riferimento: S46097
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1595 ca.
Zona: Romania, Bulgaria
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 468 x 365 mm
700,00 €

Descrizione

Bella e decorativa carta storica centrata sulle antiche provincie dell’Impero Romano della Dacia e della Mesia. La Dacia (lat. Dacia) comprendeva grossomodo i territori dell'attuale Romania e parte dell'Ungheria; la Mesia (lat. Moesia) si divideva in più zone (Superior, Inferior; Prima e Secunda) e di estendeva a sud del basso corso del Danubio, corrispondenti alle attuali Serbia e Bulgaria, oltre a parti della Macedonia del Nord settentrionale o della Dobrugia rumena.

Carta tratta dal Parergon, il primo atlante storico mai pubblicato.  Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612.

Titolo: Daciarum, Moesiarumque, Vetus Descriptio. Sopra il cartiglio con il titolo: Cum Privi:|legijs decen:|nalib. Imp. Reg. et | Cancellariæ Brabanticæ. Il titolo è seguito da un elenco di luoghi di incerta localizzazione e dai dati editoriali: Ex conatibus Abra:|hami Ortelij. 1595. Nel cartiglio in basso a destra: Præfuit his Græcine locis modo Flaccus, et illo | Ripa ferox Istri sub duce tuta fuit. | Hic tenuit Mysas gentes in pace fideli:| Hic arcu fisos terruit ense Getas. | Ovid. 4 de Ponto, Eleg. 9. Nel cartiglio in alto a destra la dedica: NOBILISS. DNO IOANNI GEORGIO | A WERDENSTEIN ECCLESIAR. | AVGVSTANAE, ET EYCHSTETEN:|SIS CANONICO, SERENISSIMI | DVCIS BAVARIÆ CONSILIARIO, | SVPREMOQ. BIBLIOTHECARIO | ABRAH. ORTELIVS | AMORIS MNEMOSYNON HOC DD.

Il dedicatario, Johann Georg von Werdenstain (lat. Joannes Georgius a Werdestein) (1542 – 1608), canonico di Augusta e di Eichstätt, possedeva una biblioteca molto consistente, composta da decine di migliaia di libri. Circa 9.000 volumi della sua biblioteca, tra cui molti articoli musicali, furono acquistati nel 1592 per 6.000 fiorini da Guglielmo V, duca di Baviera, per la Biblioteca ducale di Monaco, oggi Biblioteca statale bavarese.

La carta è disegnata da Ortelius sulla base di diverse fronti classiche, tra cui Orazio, Plinio e Strabone. Bertius acquistò un certo numero di esemplari di questa mappa e la incluse nel suo storico atlante Theatrum Geographiæ Veteris del 1618.

Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.

Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.

“Il territorio della Dacia è compreso tra i monti Carpazi, a nord, ed il fiume Danubio, a sud ed occidente, mentre il limite orientale è rappresentato dal Mar Nero. Il fiume Danubio, che prende il nome di Istro, divide la Dacia dalla Mesia che a sua volta troviamo divisa in Superior ed Inferior, quest'ultima verso il Ponto Eusino. Plinio nella Naturalis Historia dice che il Danubio dal punto in cui comincia a bagnare l'Illirico viene chiamato Istro, presentando una massa d'acqua di molto ingrandita rispetto al tratto precedente dopo aver ricevuto il contributo di sessanta affluenti, di cui la metà sono navigabili, finisce la sua corsa nel Mar Nero per sei vasti canali. “C'è anzitutto la bocca di Peuce, quindi, appunto l'isola omonima, dove il canale più vicino, detto Sacro, viene assorbito in una palude...Dallo stesso bacino, e sopra Istropoli, nasce un lago chiamato Almiri. Il secondo canale è noto come bocca di Naraco, il terzo si chiama Bella Bocca, nei pressi dell'isola Sarmatica, il quarto è la Bocca Finta, poi viene l'isola detta Guado delle Zanzare, quindi la Bocca del Nord e la Bocca Calva. E ciascuna bocca è cosi ampia che il mare resta sconfitto...e vi si discerne un gusto d'acqua dolce” (IV. 79). Tra le scritte latine riportate nella carta si leggono tratte da numerosi autori, quella relativa al Bosforo è di mano di Ovidio: Bosporus Thracius. Hic locus est gemini ianua vasta maris. Ovidius. Il fiume Tyras (attuale Dnester) segna il confine tra la Dacia e la Sarmatia (odierna Russia). Al centro della carta spicca la città di Ulpia Traiana col. Aug. olim Zarmizogethusa (odiernamente nella zona ancora chiamata Sarmizegetusa si trovano le rovine di quella che fu la più importante città della Dacia, fondata sul castrum di Traiano). Concorrevano alla sua difesa la città di Apulum, detta nella carta Alba Iulia que est Apulum, e quella di Berzobis (che si troca nella lista delle città della Mesia I non localizzabili). Presso Ulpia Traiana, alla confluenza del Rhabon con un suo affluente si legge la seguente scritta Sargetia flumen in quo Decebalus rex thesauros suos occultaverat. Nell'angolo in basso a sinistra, in decorativo cartiglio sormontato dal privilegio di stampa decennale, si trova iscritto il titolo ed un elenco delle città della Mesia I e II che presentano una posizione incerta. Nell'angolo in alto a destra troviamo la dedicatoria a Johann Georg von Werdenstein (1542-1608), canonico di Augusta ed Eichstätt, possedeva una biblioteca composta da decine di migliaia di libri. Werdenstein proveniva da una famiglia aristocratica e divenne canonico della cattedrale di Augusta nel 1563 e di Eichstatt nel 1567. Circa 9.000 volumi della sua biblioteca furono acquistati nel 1592 da Guglielmo V, duca di Baviera, per la Biblioteca Ducale di Monaco, oggi Biblioteca di Stato Bavarese. In basso a destra l'autore ha scritto quattro versi tratti dal quarto libro delle Elegie, le Epistole dal Ponto Eusino di Ovidio: Præfuit his Gręcine locis modo Flaccus, et illo/ Ripa ferax Istri sub duce tuta fuit./ Hic tenuit Mylas gentes in pace fideli:/ Hic arcu fisos terruit ense Getas. Le sue coordinate sono: Lat. da 42°10' a 50°40' N e Long. da 41° a 57°10' E. (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 86-87, n. 20).

Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani, n. 30p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 212; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 7710H:31.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.