Gradisca

Riferimento: S40839
Autore Giacomo FRANCO
Anno: 1616 ca.
Zona: Gradisca d'Isonzo
Misure: 265 x 200 mm
Non Disponibile

Riferimento: S40839
Autore Giacomo FRANCO
Anno: 1616 ca.
Zona: Gradisca d'Isonzo
Misure: 265 x 200 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte e bulino, circa 1616, firmata in lastra in alto a destra con l’imprint Franco Forma.

Si tratta di una carta d’occasione, nata per documentare la guerra di Gradisca. L’evento ebbe una notevole eco; fogli volanti si diffusero in tutta Europa sia come resoconti sia con rappresentazioni grafiche. Diverse sono le interpretazioni del soggetto che si ebbero a Venezia. 

La presente incisione - pubblicata da Giacomo Franco - non ci risulta pubblicata su nessun repertorio noto.

La guerra di Gradisca (1615-1617), così chiamata perché caratterizzata dall'assedio alla fortezza di Gradisca, è anche conosciuta come guerra degli Uscocchi (fonti veneziane) o guerra del Friuli (fonti veneziane e arciducali, queste ultime la chiamano anche guerra di Gradisca). Il conflitto vide schierati nelle opposte fazioni la Repubblica di Venezia ed il ramo austriaco della famiglia Asburgo. 

Si trattò di un conflitto locale, che trovò però tratti internazionali nella partecipazione di mercenari stranieri, in particolare gli olandesi guidati da Giovanni di Nassau, e nel debutto di Alberto di Wallenstein, celebre condottiero della Guerra dei trent'anni, sotto le insegne asburgiche. Fu inoltre l'ultimo conflitto sul territorio italico cui presero parte attiva milizie veneziane, se si eccettua la partecipazione secondaria alla poco più tarda guerra di successione di Mantova e del Monferrato.

Rarissima.

Giacomo FRANCO (Venezia o Urbino 1550 - Venezia 1620)

Figlio naturale del pittore e incisore Battista Franco, esercitò, operando sempre a Venezia, il mestiere di incisore, calcografo, editore benché nel suo testamento, rogato il 16 giugno 1620 egli si definisca "desegnador". Il suo nome non ricorre mai negli atti dell'arte dei "libreri, stampatori e ligadori", mentre si trova negli elenchi della corporazione dei pittori, alle date 1606 e 1619, termini che indicano probabilmente l'anno di iscrizione all'arte, e quello di cessazione dell'attività. L'attività del Franco si esplicò, in un primo tempo, nel campo dell'incisione di tavole, a bulino o acquaforte, seguendo forse le orme paterne: Battista Franco aveva infatti realizzato, soprattutto nel soggiorno giovanile a Roma, stampe di traduzione dagli affreschi della cappella Sistina e dalle stanze di Raffaello. Il 16 Nov 1591 ottenne un privilegio per un "Libro delli Habiti alla Venetiana"; un secondo privilegio, il 20 luglio, 1596, per la scrittura di un libro di modelli di cucitura (mostre da cucir), con 16 xilografie e 8 incisioni (Nuova inventione de diverse mostre, Venezia 1596). Infine, un altro privilegio, 15 novembre 1597, per il volume di Giuseppe Rosaccio "Il viaggio da Venezia a Costantinopoli". Come editore,pubblicò, tra le altre, opere di Enea Vico; P. Bertelli; O. Fialetti e Jacopo Palma il Giovane. Si specilalizzò in stampe sui costumi e la vita veneziana (Habiti d'huomeni et donne venetiane con la processione della Ser.ma Signoria ed altri particolari…;La città di Venezia con l'origine e governo di quella e gli Habiti delle donne venetiane). Nel 1611 uscì l'ultima opera stampata per i tipi del F., il De excellentia et nobilitate delineationis libri duo. Il trattato comprende studi anatomici ad acquaforte e a bulino incisi da Jacopo Palma il Giovane, o derivati da suoi disegni e, nel secondo libro, studi di cammei, rilievi, decorazione "all'antica", incisi dal padre del Franco e probabilmente ritoccati dal figlio. Nel suo testamento lasciava i suoi risparmi a F. Bertelli stampatore, e a Tiziano pittore, da identificarsi con Tizianello, figlio di Marco Vecellio; mentre uno stampatore di nome Pietro avrebbe dovuto entrare in possesso di tutti gli altri suoi beni, comprese le stampe.

Giacomo FRANCO (Venezia o Urbino 1550 - Venezia 1620)

Figlio naturale del pittore e incisore Battista Franco, esercitò, operando sempre a Venezia, il mestiere di incisore, calcografo, editore benché nel suo testamento, rogato il 16 giugno 1620 egli si definisca "desegnador". Il suo nome non ricorre mai negli atti dell'arte dei "libreri, stampatori e ligadori", mentre si trova negli elenchi della corporazione dei pittori, alle date 1606 e 1619, termini che indicano probabilmente l'anno di iscrizione all'arte, e quello di cessazione dell'attività. L'attività del Franco si esplicò, in un primo tempo, nel campo dell'incisione di tavole, a bulino o acquaforte, seguendo forse le orme paterne: Battista Franco aveva infatti realizzato, soprattutto nel soggiorno giovanile a Roma, stampe di traduzione dagli affreschi della cappella Sistina e dalle stanze di Raffaello. Il 16 Nov 1591 ottenne un privilegio per un "Libro delli Habiti alla Venetiana"; un secondo privilegio, il 20 luglio, 1596, per la scrittura di un libro di modelli di cucitura (mostre da cucir), con 16 xilografie e 8 incisioni (Nuova inventione de diverse mostre, Venezia 1596). Infine, un altro privilegio, 15 novembre 1597, per il volume di Giuseppe Rosaccio "Il viaggio da Venezia a Costantinopoli". Come editore,pubblicò, tra le altre, opere di Enea Vico; P. Bertelli; O. Fialetti e Jacopo Palma il Giovane. Si specilalizzò in stampe sui costumi e la vita veneziana (Habiti d'huomeni et donne venetiane con la processione della Ser.ma Signoria ed altri particolari…;La città di Venezia con l'origine e governo di quella e gli Habiti delle donne venetiane). Nel 1611 uscì l'ultima opera stampata per i tipi del F., il De excellentia et nobilitate delineationis libri duo. Il trattato comprende studi anatomici ad acquaforte e a bulino incisi da Jacopo Palma il Giovane, o derivati da suoi disegni e, nel secondo libro, studi di cammei, rilievi, decorazione "all'antica", incisi dal padre del Franco e probabilmente ritoccati dal figlio. Nel suo testamento lasciava i suoi risparmi a F. Bertelli stampatore, e a Tiziano pittore, da identificarsi con Tizianello, figlio di Marco Vecellio; mentre uno stampatore di nome Pietro avrebbe dovuto entrare in possesso di tutti gli altri suoi beni, comprese le stampe.