Gotlandia

Riferimento: S38509
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1570 ca.
Zona: Gotland
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 195 x 255 mm
2.800,00 €

Riferimento: S38509
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1570 ca.
Zona: Gotland
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 195 x 255 mm
2.800,00 €

Descrizione

Rarissima carta dell’isola di Gotland, nel Mar Baltico, appartiene per tipologia e formato al gruppo di carte dedicate alle isole pubblicate a Roma dal Lafreri.

Al centro dell’isola, con caratteri grandi, è inciso il titolo: GOTLANDIA. In alto a sinistra troviamo un cartiglio, senza nessuna iscrizione. Carta priva di scala grafica. Orientazione nei quattro lati al centro con la lettera iniziale dei quattro venti T[ramontana], O[Ostro], L[evante], P[onente], il nord è in alto. Graduazione ai margini di 15' in 15' solo nella latitudine, da 55° 39’ a 56° 12’.

Carta anonima dell’isola di Gotland, priva di data ed indicazioni editoriali, che spesso è confusa dalla letteratura con quella firmata da Ferrando Bertelli (Bifolco-Ronca, n. 249). Si tratta di una fedele replica della carta veneziana, e nelle raccolte cinquecentesche si trova quasi sempre stampata in coppia con l’anonima carta della Selandia. Per affinità stilistiche con tutta una serie di carte anonime delle isole, viene attribuita alla tipografia di Antonio Lafreri e datata intorno al 1570. Il foglio con le mappe delle due isole appare anche nel catalogo del Lafreri, descritto come “Gotlandia et Zelandia Isole”. La lastra venne ereditata da Claudio Duchetti e quindi da Giacomo Gherardi. Possiamo identificare questa matrice con quella inserita nel catalogo della vedova di Giacomo Gherardi, Quintilia Lucidi (17-19 ottobre 1598, n. 167) dove è descritta come “isola gholandia”. Venne poi acquistata da Giovanni Orlandi (atto del 25 giugno 1602) e quindi da H. van Schoel. Sono dunque possibili, sebbene non note, tirature successive della carta.

Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva con filigrana "Agnello pasquale" (Woodward 47-49), con margini originali aggiunti, bella coloritura antica, in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 737, tav. 250; Wieder (1915): p.8, n. 38; Alberti (2009): p. 199, n. 115; Pagani (2012): p. 84; Rubach (2016): n. 213; Tooley (1939): n. 267.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.