Italia Gallica, sive Gallia Cisalpina, Ex Conatibus Geographicis Abrah. Ortelij

Riferimento: S46091
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1590 ca.
Zona: Italia settentrionale
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 407 x 347 mm
750,00 €

Riferimento: S46091
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1590 ca.
Zona: Italia settentrionale
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 407 x 347 mm
750,00 €

Descrizione

Carta della Gallia Cisalpina [antica regione della penisola italica a settentrione della linea Ariminum-Pisae (Rimini-Pisa), di cui il fiume Rubicone segnava il confine con il resto l'Italia], tratta dal Parergon Theatri Orbis Terrarum, il primo atlante storico del mondo antico.

Secondo stato della carta, con alcune aggiunte, realizzato dopo il 1601. Vengono tracciate alcune strade cosolari romane e tra Lucca e Pisa compare la strada Aurelia via Antonino, nel lago di Garda il toponimo Vobernum.

Esemplare tratto dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612.

Nel cartiglio in alto a destra, oltre al titolo, è riportato il privilegio decennale e la dedica: ITALIA GALLICA, SIVE | GALLIA CISALPINA. | "Ex conatibus Geographicis | Abrah. Ortelij. | Cum priuilegio decennali, Imp. Belgicæ, et Brabantiæ. | Venerando Dño D. Francisco Superantio | Veneto, pietate ac sanguine nobili, auctor | lubens merito donabat, dedicabatque

Francesco Soranzo (1557-1607) era un nobile veneziano che dal 1598 al 1600 servì come ambasciatore ordinario presso il re di Spagna Filippo II Nel 1597, in una lettera al nipote, Ortelius descrisse l'amico Soranzo: "A Venezia, dubito di avere, tra i tanti amici che ci sono, qualcuno più grande di Francisus Superantius (il suo nome venancario è 'de la Soranzo'), perché molto spesso ho ricevuto favori da lui." [Hessels, Epistulae Ortelianae (1887), 303]

In alto, al centro, un cartiglio con 6 righe di toponimi di incerta localizzazione; in basso a destra un cartiglio con due colonne di nomi popoli di dubbia provenienza.

Nel cartiglio al centro del margine destro l'iscrizione in latino "Electrides insulas ante Padum, a | priscis descriptas. fabulosas facit Strabo" (Strabone considera immaginarie le isole Elettridi davanti a Padova, descritte dagli antichi) dimostra la profonda conoscenza e anche il rispetto di Ortelius per le fonti consultate. Riguardo, quindi, alla presunta esistenza e localizzazione delle isole Elettridi, Ortelius si limita a ricordare la posizione di Strabone che considerava queste isole - il cui nome significa "isole dell'ambra" e che erano una sorta di "Eldorado" occidentale, sul quale favoleggiavano i navigatori greci - immaginarie.

La mappa è realizzata da Ortelius basandosi su fonti classiche quali Livio Ausonio, Tacito, Catone, Plinio, Polibio e Cassiodoro.

Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.

Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.

“Carta dell'Italia Settentrionale ovvero Gallia Cisalpina che dopo la battaglia di Clastidium del 222 a. C. venne annessa da parte di Roma. Seguendo la divisione data da Augusto, questa comprende le regioni: ottava, compresa tra Rimini, il Po' e l'Appennino; nona, in cui si trovano i laghi e fiumi che dà essi prendono vita o solo alimento: il Lario con il fiume Adda, l'Eupili con il Lambro, il Sebino con l'Oglio, il Benaco con il Mincio, tutti fiumi che confluiscono nel Po'; decima, bagnata dal mare Adriatico e comprende la Venezia, in questo caso si intende l'antico nome dell'intera regione triveneta, compresa l'Istria (Venezia non esisteva ai tempi di Plinio e nascerà solo quattro secoli più tardi); infine l'undicesima, che dal fiume Po' prende il nome di Transpadana ed è tutta situata nell'entroterra. Il Po' sgorga dal Monviso; era chiamato Eridano dai Greci e fu reso celebre dalla punizione di Fetonte, il quale come racconta Ovidio (Metamorphoses II. 47 sgg), quando perse il controllo dei cavalli del Sole che aveva voluto guidare, ivi precipitò. "Questa parte dell'Italia per adietro fu chiamata Gallia: impero che gli antichi scrittori dall'Oceano infin al fiume Rubicone verso Levante la distesero. Dividendola dunque l'Alpi per lo mezo, quella nominarono di la & questa di qua dell'Alpi: & questa, che noi hora nella seguente tavola rappresentiamo è la sottoposta all'Alpi, overo di qua dall'Alpi..." (p. xxj). Interessante notare come lungo la costa ligure ed ancora nell'interno siano indicate con singola riga le strade romane di cui tra Luna e Pisa troviamo l'indicazione "Aurelia Via Antonino", particolare questo che il Van den Broecke segnala ritrovarsi nelle edizioni comprese tra il 1595 ed il 1606. Si segnala in corrispondenza della foce del fiume Po' un piccolo cartiglio in cui troviamo l'indicazione Electrides insulas ante Padum, à priscis descriptas, fabulosas facit Strabo, Plinio, parlando delle isole del territorio istriano (III. 151-152) segnala la presenza delle Elettridi, isole che prendono il nome dal fatto che si produsse l'ambra, che per l'appunto si dice elettro in greco, ed allo stesso tempo puntualizza "Questa è una prova evidente della superficialità dei Greci: non si è infatti mai saputo con certezza quali fra le molte isole della zona essi abbiano designato con questo nome" (III. 152) Nell'angolo in basso a destra, in decorativo cartiglio, sono elencate Incognitae Positionis Populi, mentre affianco al cartiglio in cui è iscritto il titolo sono elencati Incerti Situs Loca. Questa carta è particolarmente importante per dimostrare che Ortelio, pur basandosi su carte moderne, anche questa è sicuramente una derivazione delle carte gastaldine, aveva una buona conoscenza della geografia antica, tratta dalle letture dei testi classici, tanto che: «A mo' d'esempio nella carta Italia Gallica sive Gallia Cisalpina del Parergon sono indicate le foci antiche del Po e son distinte con tratteggio le Atrianorum paludes quae et Septem Maria e altre zone paludose nell'antichità; Ravenna figura sul mare» (Almagià 1915). Nel cartiglio in alto a sinistra si legge la dedica a Francesco Superanzio (Soranzo) patrizio veneto: Venerando Dno D. Francisco Superantio Veneto, pietate ac sanguine nobili, auctor lubens merito donabat, dedicabatque. Si tratta con molta probabilità di Francesco Soranzo che fu anche ambasciatore in Spagna per la Repubblica di San Marco dal 1597 al 1602. (Trebbi 2018) Il territorio è compreso tra i gradi 42°30’ e il 46°45’ N e i 28° e il 35°15’ E. (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 76-77, n. 15).

 

Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani, n. 21p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 206 II/II; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 7010H:31.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.