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| Riferimento: | S48894 |
| Autore | Giovanni Giacomo DE ROSSI |
| Anno: | 1670 ca. |
| Zona: | Asia |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 465 x 585 mm |
| Riferimento: | S48894 |
| Autore | Giovanni Giacomo DE ROSSI |
| Anno: | 1670 ca. |
| Zona: | Asia |
| Luogo di Stampa: | Roma |
| Misure: | 465 x 585 mm |
Foglio di sinistra della rarissima mappa murale dell’Asia pubblicata a Roma da Giovanni Giacomo de Rossi con il titolo Totius Asiae Nova et Exacta Tabula ex Optimis Tum Geographorum Tum Aliorum Scriptis Collecta et ad Hodierna Regnorum Principatuum et Maiorum Partium Distinctionem Accomodata Per Gulielmu Blaeuw . . . M D C LXX.
Raffigura la parte occidentale del continente fino alle coste di Ceylon, ed include tutto il Medio Oriente e l’Africa orientale.
La mappa, per la prima volta pubblicata nel 1670, è conosciuta solo attraverso due esemplari istituzionali:
- un primo stato, con la data 1670, è conservato a Parigi, Bibliothèque nationale de France [GE C-7991 (1-2)].
- un secondo stato, che reca la data corretta in 1679, è conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana [Stampe.Geogr.I.376].
Questa affascinante mappa, finemente incisa, è una riduzione a due fogli della mappa murale dell'Africa di Willem Blaeu del 1608. Fa parte di una serie di quattro mappe continentali pubblicate da Giovanni Giacomo de Rossi. Il titolo riconosce Willem Blaeu come fonte per questa mappa e la mappa generalmente segue la mappa murale di Blaeu. L'idrografia è una copia fedele di quella di Blaeu. Ci sono aree sulla mappa in cui vengono presentate informazioni più recenti. Gli elementi cartografici sulla mappa sono tratti dalla mappa di Cornelis Danckerts del 1647, utilizzandone persino il cartiglio decorativo di Danckerts, sebbene senza testo, che copia le figure al contrario. A differenza della mappa di Danckerts, la versione derivata da De Rossi riconosce la mappa murale di Blaeu come modello per la geografia.
Giovanni Giacomo de Rossi (1627-1691) apparteneva a una famiglia di tipografi ed editori, fondata dal padre Giuseppe. Lavorando dall'"Insegna di Parigi alla Pace" a Roma, De Rossi realizzò diverse mappe e atlanti separati in un arco di tempo considerevole. Oltre a questa mappa e a una riproduzione della grande mappa murale di Blaeu del 1666, De Rossi pubblicò un atlante nel 1677, il Mercurio Geografico, derivato dalle mappe di Guillaume Sanson.
Secondo Schilder (1996: 202), le due lastre di rame per questa mappa furono incise ben prima del 1670 da Daniel Vidman, forse già nel 1653. Vidman fu incaricato dal fratello di De Rossi, Giovanni Domenico, di incidere versioni ridotte delle mappe murali dei continenti di Blaeu del 1608, che furono infine prodotte entro il 1670.
Nell’indice delle stampe di Lorenzo Filippo de Rossi (1735) l’opera è indicata a p. 9 come “Nuova, ed esatta tavola dell’Asia colle sue sposizioni del Blau intagliata a bulino in due fogli imperiali”. La stampa, appartenente al gruppo “Altre carte geografiche le quali si vendono separate”, veniva venduta al prezzo di 40 Baiocchi.
Acquaforte, in ottimo stato di conservazione
Bibliografia
Cfr. Burden (1996): pp. 517-518, n. 408; Consagra (1993): pp. 335-336; Grelle Iusco (1996): p. 156, n. 7; Schilder (1996): pp. 199-208, n. 3.
Giovanni Giacomo DE ROSSI (Roma 1627 - 1691)
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Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.
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Giovanni Giacomo DE ROSSI (Roma 1627 - 1691)
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Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.
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