Recens Rursus Post Omnes Omnium Description Urb. Romae Topographia…

Riferimento: S390520
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1557
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 475 x 355 mm
Non Disponibile

Riferimento: S390520
Autore Antonio LAFRERI
Anno: 1557
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 475 x 355 mm
Non Disponibile

Descrizione

Rara pianta prospettica della città, orientata con il nord a destra, incisa da Nicolas Beatrizet per l’editore Lafreri. Esemplare nel primo stato di tre, avanti l'imprint di Pietro de Nobili.

L’opera è conosciuta tra gli studiosi come la “pianta della guerra di Napoli” per il risalto dato alle nuove fortificazioni volute da papa Paolo IV per difendere la città dalla minaccia delle truppe spagnole, che avevano varcato il confine meridionale dello Stato Pontificio. La nuova cinta muraria fu realizzata, tra il 1556 ed il 1557, sotto la direzione di Camillo Orsini.

La tavola è contenuta sia in alcuni esemplari dello Speculum Romanae Magnificentiae del Lafreri, che in raccolte cartografiche composite del XVI secolo. Può essere identificata con l’opera descritta nel catalogo della tipografia Lafreri (n. 123) e in quello di Stefano Duchetti del 1581 (n. 97) come “Roma con li forti”. È quindi inserita nel catalogo di Paolo Graziani (inv. 1583, n. 77) ed in quello di Pietro de Nobili (inv. 1585, n. 8), come “La Citta de Roma con la fortezza”.

Un esemplare della tiratura de Nobili fu presentato nel catalogo dell’asta Reiss & Sohn del 26 aprile 2002. Una terza stesura della tavola reca l’indirizzo editoriale di Angiola Marcucci; nella cornice è presente una raschiatura del rame in corrispondenza della firma di Pietro de Nobili.

Nel cartiglio in basso a destra si legge: RECENS RURSUS POST OMNES OMNIUM DESCRIPTION. URB. ROMAE TOPOGRAPHIA. CUM VALLIS. FOSSIS AGGERIBUS CAETERISQ[UAE] QUAE AD NOSTIUM IMPEDIEND. IRRUPTION. PER UNIVERSUM URB. AMBITUM INTRA EXTRAQ[UE] MOEN PUBLIC. IMPEN. FIERI CURAVIT PAUL IIII. PONT. MAX. DUM BELLO PARTHENOP. PREMERETUR. FORMIS ANTON. LAFRERII SEQUAN. DILIGENTISS. EXPRESS. AN. M.D.LVII CON GRA[TIA] ET PRIVILEGIO. Nell’angolo in basso a sinistra, incise sopra una piccola pietra, troviamo le iniziali .NB. che identificano in Nicolas Beatrizet (Beatricetto) l’incisore della lastra.

Opera priva di orientazione e scala grafica.

Incisione al bulino; magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana "losanga con stella a sei punte in un cerchio" (Woodward nn. 289-296), rifilata la rame, in perfetto stato di conservazione.


Bibliografia
Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2386-2387, tav. 1228, I/III; Alberti (2010): n. 83; Borroni Salvadori (1980): n. 217; Cartografia Rara (1986): n. 111; Castellani (1876): n. 85; Christie’s (1998): n. 1035; Destombes (1970): n. 104; De Vries (1981): p. 191, nn. 8-9; Ganado (1994): II, n. 73; Grammatico (1996): n. 63; Hatfield House (1992): n. 80; Lafreri (2014): n. 85; Ruge (1904-16): IV, n. 85.80 & n. 89.90; Sotheby’s (1998): n. 203; Wieder (1915): n. 140; Alberti (2009): p. 101, n. 11; Arrigoni-Bertarelli (1931): n. 113; Bartsch (1813): vol. XV, n. 107 (TIB 29, p. 375); Bianchi (2003): n. 119; Frutaz (1962): n. CXIII e tav. 224; Hülsen (1915): V, pp. 49-50, n. 25; Hülsen (1921): p. 142, n. 3; Marigliani (2005): p. 123; Marigliani (2007): n. 40; Marigliani (2016): n. XI.3; Pagani (2008): pp. 15, 19, 374; Robert-Dumesnil (1865): vol. IX, n. 111; Rocchi (1902): cfr. p. 56 e tav. IX; Rubach (2016): n. 257; Scaccia Scarafoni (1939): p. 84, n. 148; Tooley (1939): n. 472; Witcombe (2008): p. 207, n. 3.95.

Bibliografia

Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2386-2387, tav. 1228, I/III.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.

Bibliografia

Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2386-2387, tav. 1228, I/III.

Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)

Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.