Notomie di Tiziano

Riferimento: S28315
Autore Domenico Maria BONAVERI
Anno: 1670 ca.
Misure: 205 x 355 mm
375,00 €

Riferimento: S28315
Autore Domenico Maria BONAVERI
Anno: 1670 ca.
Misure: 205 x 355 mm
375,00 €

Descrizione

Bulino, 1670 circa, monogrammato in lastra in basso.

Da un soggetto di Tiziano.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini sottili, leggere abrasioni nel margine superiore ma in buono stato di conservazione.

 

La stampa fa parte dell’opera Notomie di Tiziano dedicate all'Ill.mo Sig. Francesco Ghislieri, edita a Bologna tra il 1670 ed il 1680. Il frontespizio contiene il ritratto di Tiziano tra le foglie di alloro, il leone di San Marco e un drappo contenente la dedica. Seguono 17 incisioni anatomiche, 3 dello scheletro e 14 dei muscoli. Quattordici delle tavole sono tratte dal De humani corporis fabrica del Vesalio e le altre dalle Tabulae anatomicae VI, pure del Vesalio. Queste ultime, in realtà, non furono disegnate da Tiziano, bensì da Jan van Calcar; per il primo gruppo, invece, la paternità è dubbia e controversa.

 

Rara.

Bibliografia

M.A. Chiari, Incisioni da Tiziano, 77; Muraro-Rosand, 1980, 307-316; Choulant, 196; Le Blanc, I, 449.

Domenico Maria BONAVERI (Bologna 1653 - 1731)

I Bonaveri furono una famiglia di artisti attivi a Bologna tra la fine del sec. XVII e gli inizi del XVIII, figli della sorella di D. M. Canuti, Giulia, "che pure dipingeva figure" (Crespi, p. 117). Domenico, probabilmente avviato dallo zio all'arte dell'intaglio, trasse ripetutamente le sue incisioni dalle opere di Ludovico Carracci, di Annibale Carracci, di Francesco Albani, del Canuti stesso, di Lorenzo Pasinelli, di Marcantonio Chiarini. Nel 1670 ilpubblicò a Bologna, dedicandole al senatore F. Ghisilieri, le Notomie di Titiano (intitolate talora anche Liber anatomicus) con 17 tavole, oltre il frontespizio, tutte siglate da lui, che a ognuna appose anche la sigla T.I.D. ("Titianus invenit et delineavit"). 14 delle tavole sono tratte dal De humani corporis fabrica del Vesalio (1 ed., Basilea 1543) e le altre dalle Tabulae anatomicae VI pure del Vesalio (Venezia 1538): queste ultime però non furono in realtà disegnate da Tiziano, bensì da Jan van Calcar, mentre per il primo gruppo la paternità è dubbia e controversa. Nel 1697 dedicava al marchese F. M. Monti Bendini una serie di quindici incisioni, da disegni di G. B. Vanni, degli affreschi del Correggio nella cupola del duomo di Parma pubblicati dall'editore Longhi di Bologna. L. A. David nel 1704, scrivendo al Muratori, deplorava che il B., di cui elogiava l'abilità incisoria, avesse usato le "pessime cartacce" del Vanni (Campori). A Domenico si deve inoltre l'incisione su rame di tre scene teatrali disegnate da D. Mauro.

Bibliografia

M.A. Chiari, Incisioni da Tiziano, 77; Muraro-Rosand, 1980, 307-316; Choulant, 196; Le Blanc, I, 449.

Domenico Maria BONAVERI (Bologna 1653 - 1731)

I Bonaveri furono una famiglia di artisti attivi a Bologna tra la fine del sec. XVII e gli inizi del XVIII, figli della sorella di D. M. Canuti, Giulia, "che pure dipingeva figure" (Crespi, p. 117). Domenico, probabilmente avviato dallo zio all'arte dell'intaglio, trasse ripetutamente le sue incisioni dalle opere di Ludovico Carracci, di Annibale Carracci, di Francesco Albani, del Canuti stesso, di Lorenzo Pasinelli, di Marcantonio Chiarini. Nel 1670 ilpubblicò a Bologna, dedicandole al senatore F. Ghisilieri, le Notomie di Titiano (intitolate talora anche Liber anatomicus) con 17 tavole, oltre il frontespizio, tutte siglate da lui, che a ognuna appose anche la sigla T.I.D. ("Titianus invenit et delineavit"). 14 delle tavole sono tratte dal De humani corporis fabrica del Vesalio (1 ed., Basilea 1543) e le altre dalle Tabulae anatomicae VI pure del Vesalio (Venezia 1538): queste ultime però non furono in realtà disegnate da Tiziano, bensì da Jan van Calcar, mentre per il primo gruppo la paternità è dubbia e controversa. Nel 1697 dedicava al marchese F. M. Monti Bendini una serie di quindici incisioni, da disegni di G. B. Vanni, degli affreschi del Correggio nella cupola del duomo di Parma pubblicati dall'editore Longhi di Bologna. L. A. David nel 1704, scrivendo al Muratori, deplorava che il B., di cui elogiava l'abilità incisoria, avesse usato le "pessime cartacce" del Vanni (Campori). A Domenico si deve inoltre l'incisione su rame di tre scene teatrali disegnate da D. Mauro.