Il martirio dei diecimila

Riferimento: S45451
Autore Albrecht DURER
Anno: 1496 ca.
Misure: 285 x 390 mm
6.500,00 €

Riferimento: S45451
Autore Albrecht DURER
Anno: 1496 ca.
Misure: 285 x 390 mm
6.500,00 €

Descrizione

Il martirio di diecimila cristiani, sullo sfondo soldati che inseguono prigionieri sul ciglio di una rupe, al centro la tortura di un gruppo di prigionieri legati a un albero, circondati da parti del corpo smembrate, in primo piano a destra, un vescovo viene infilzato nell'occhio destro, a sinistra un gruppo di persone che assiste al martirio.

Xilografia, 1496 circa, firmata con il monogramma AD in basso al centro.

Buona impressione della sesta variante di sette descritta da Meder (f /g), stampata su carta vergata con filigrana "Piccolo Stemma con Croce" (Meder 151), completa della linea marginale, in ottimo stato di conservazione.

Il Martirio dei diecimila è una delle prime grandi xilografie prodotte dal Maestro di Norimberga, relativa ad una decade di intenso impegno nell’intaglio (1496/1505) che lo portò tra l’altro ad incidere le tavole dell’Apocalisse, stilisticamente molto simili a questa.

Il tema è molto affascinante:

“Non è dato sapere se l'idea di una xilografia di questo raccapricciante soggetto sia stata di Dürer o se gli sia stata suggerita dal duca di Sassonia Frederick the Wise (Federico il Saggio), che soggiornò a Norimberga dal 14 al 18 aprile del 1496. In ogni caso, il duca rimase talmente affascinato dal soggetto che commissionò a Dürer di dipingerlo su un pannello (ora trasferito su tela) di 99 x 87 cm per la nuova Schlosskirche di Wittenberg nel 1508.

La storia del martirio di diecimila cristiani compari per la prima volta nella letteratura del XII secolo, soprattutto in Germania e in Svizzera. È raccontata da Voragine nel supplemento alla Legenda Aurea e nel 1472 è stata inclusa nell'edizione di Günther Zainer del Passional oder der Heiligen Leben.

Un dipinto di questo soggetto era a disposizione di Dürer anche a Norimberga, nella Augustinerkirche, realizzato dal Maestro della Pala di Sant'Agostino. Tuttavia, la figura prominente del vescovo a cui viene cavato l’occhio in primo piano nella xilografia, è assente dal dipinto. Compare, invece, in una tela del primo Quattrocento con lo stesso soggetto, proveniente dalla bassa valle del Reno e oggi conservata a Colonia.

Per la composizione di questo foglio a più figure, Dürer sembra essersi ispirato al "rogo delle reliquie di Giovanni Battista" di Geertgen tot Sint Jans, che si trovava ad Haarlem al tempo. L'opera, che si trova ora a Vienna, avvalora l'ipotesi che Dürer abbia visitato i Paesi Bassi durante i suoi viaggi come apprendista.

L'influenza di Mantegna si nota nel gruppo di tre martiri che vengono frustati al centro. La figura centrale è simile a quella di Cristo nella Flagellazione di Martina Schongauer (B.12). Il torso decapitato a terra ha una certa somiglianza con i disegni di un antico marmo della Casa Sassi a Roma, che Dirck Volckertsz Coornhert ritenne abbastanza importante da incidere nel 1553. Rupprich cita questo busto come prova che Dürer visitò Roma durante il suo viaggio italiano del 1494-95.

Il gruppo a sinistra è stato identificato come l'imperatore romano Adriano (117-138 d.C.) con diversi potenti orientali, il più importante dei quali sarebbe Sapor II di Persia. Il vescovo torturato a destra è stato identificato come Sant’Acacio.

Secondo una leggenda, l'imperatore Adriano aveva stipulato un contratto con il principe pagano Acacio per aiutarlo durante una spedizione militare in Asia Minore con un esercito di 9000 uomini. Durante la marcia verso la battaglia, diversi angeli apparvero alle truppe incoraggiandole a essere coraggiose nonostante la superiorità numerica del nemico e assicurando loro la vittoria. Dopo il successo, gli angeli riapparvero e ordinarono agli uomini di recarsi sul monte Ararat dove abbracciarono il cristianesimo. Alla notizia della loro conversione, l'infuriato Adriano ordinò di ucciderli tutti. Durante il martirio, altri mille uomini si unirono a loro in segno di ammirazione. In conformità con questa storia, il dipinto della predella a Norimberga mostra Acacio con un berretto ducale e non con la mitra vescovile. Anzelewski cita diverse possibilità per l'identità di Sant'Acacio. Tra queste, la più plausibile indica il vescovo Acacio di Metilene, attivo nel V secolo in Cappadocia e le cui attività potrebbero essere state fuse con quelle del leggendario principe dai domenicani in Armenia intorno al 1300. La barba lo contraddistingue come vescovo di rito orientale. Proprio la questione del portare la barba era stata uno degli ultimi punti di contesa al momento della divisione della Chiesa nell'anno 1054.

Secondo una seconda leggenda, un simile martirio di massa avvenne durante il regno dell'imperatore Diocleziano (254-313), che fece torturare una moltitudine di cristiani insieme al vescovo Anthimos a Nicomedia (Ismid).

Un’ulteriore leggenda narra che il martirio di diecimila cristiani avvenne durante il regno del re sassanide Sapor II di Persia (343). A quel tempo i Persiani consideravano tutti i cristiani in combutta con i Romani e ne ordinarono l'eliminazione più per motivi politici che religiosi.

La xilografia di Dürer sembra essere un amalgama di queste leggende.

Tuttavia, il disegno preparatorio per il dipinto del 1508 non include il supplizio di Sant'Acacio. Nel dipinto, invece, è stato reintrodotto in una posizione meno prominente. Inoltre, nel dipinto è stato eliminato l'imperatore, in modo che la scena possa essere identificata più correttamente con l'evento del 343 d.C. sotto Sapor II” (cfr. W. Strauss, Wooodcuts and woodblocks of Albrecht Dürer, pp. 137-140).

Bibliografia

Meder 1932, Dürer Katalog, n. 238, f/g; Bartsch, Le Peintre graveur, VII.140.117; Dodgson 1903, 1911, Catalogue of Early German and Flemish Woodcuts in the BM, I.269.3; Schoch 2001-04, Albrecht Dürer, das druckgraphische Werk, II.104; W. Strauss, Wooodcuts and woodblocks of Albrecht Dürer, pp. 137-140, n. 35.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.