Cristo porta la Croce

Riferimento: S42692
Autore Albrecht DURER
Anno: 1498 ca.
Misure: 280 x 390 mm
Non Disponibile

Riferimento: S42692
Autore Albrecht DURER
Anno: 1498 ca.
Misure: 280 x 390 mm
Non Disponibile

Descrizione

Xilografia, circa 1498-99, firmata con il monogramma AD in basso al centro.

Tavola della serie La Grande Passione di Cristo, una suite composta da titolo e undici tavole, composta dal Maestro tra il 1496 circa e il 1511, anno in cui fu pubblicata la raccolta completa accompagnata da un testo latino.

Sette di queste dodici xilografie furono disegnate prima del 1500, le restanti quattro nel 1510. Le prime sette tavole mostrano una profonda innovazione stilistica rispetto alla contemporanea produzione grafica in Germania alla fine del quindicesimo secolo; questo nuovo modo di disegnare e modellare, con il quale il Durer interpreta i drammatici eventi finali della vita di Cristo, ha rivoluzionato lo sviluppo della xilografia nel sedicesimo secolo. Tornando dal suo secondo viaggio in Italia (1507), influenzato dagli artisti italiani di quel periodo, il Durer sviluppò ulteriormente e significativamente il suo modo di disegnare. Egli cominciò a concepire le forme come contrasti di luce ed ombre, e sostituì all’esagerato vigore delle linee la delicatezza del segno. Le ultime quattro tavole della Grande Passione risultano quindi stilisticamente molto differenti da quelle disegnate prima del 1500. L’armonia nelle composizioni che riuscì ad esprimere in queste, è frutto di molti anni di studio della teoria rinascimentale di prospettiva e proporzione.

Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata con filigrana “scudo di Augsburg con lettere M” (Meder n. 178), rifilata alla linea marginale, in ottimo stato di conservazione.

“In this, the most dramatic of the sheets of The Large Passion, Duerer seems to have had both of Schongauer's renderings of this subject in mind. A great many of the details in this composition are akin to Schongauer's smaller engraving. The great diagonal line, also found in Darer's later works, e.g. the engraving "St. Anthony", had been used by Schongauer in his famous large version of the "Bearing of the Cross". Some details are also reminiscent of the Housebook Master's rendering of this subject (Lehrs 13), especially Christ's hand, St. John, next to the Virgin, and the legs of the henchman on the right.' However, instead of seeming to be crushed by the weight of the Cross, as in the earlier versions, Duerer's Christ appears only to stop for breath, while turning to St. Veronica who is about to offer him her veil. The vertical format underscores this snapshot-like quality when compared with the narrative and processional setting of Schongauer's huge oblong sheet. Duerer compensates in masterful fashion for the spatial limitations of the format by having the crowd emerge from the city gate, the rearmost part of the procession merely indicated by the profusion of weapons. Even the last recognizable figure of the crowd displays the artist's ingenuity: the ladder-bearing henchman's head protrudes between the ladder's rungs. Derivations of lesser details have been pointed out by earlier commentators: the two conversing equestrians are found in mirror image in Schongauer's large print,' the one in profile being based on a portrait of Sultan Mohammed II.3 Panofsky4 suggested that Christ's stance is based on Duerer's drawing "The Death of Orpheus", although this remains open to question. Panofsky's other comment is well worth repeating, namely that "unconsciously" Duerer here reestablishes the Early Christian identification of Christ with Orpheus. A dog as staffage also appears in Schongauer's sheet, but here we find Durer's familiar type known from earlier prints” (cf. W. L. Strauss, The Woodcuts and woodblock of Albrecht Duerer, p. 212).

Bibliografia

Bartsch n. 10; Meder n. 119, c/c, Strauss n. 59; Hollstein n. 119.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.